Samuel Stern 53: Il Cavallo Rosso. La recensione dell'ultima storia a fumetti edita dalla casa editrice Bugs Comics.
Continua l'Apocalisse di Samuel Stern: ecco il Cavallo Rosso
Eccoci con un nuovo appuntamento dedicato alle avventure di Samuel Stern, l'esorcista di Edimburgo nato dalla mente della casa editrice Bugs Comics. È in edicola il numero 53, intitolato "Il cavallo rosso" che, di conseguenza, riporta sulle pagine del Rosso il caro prete Duncan. Si tratta dell'ottavo albo dedicato alla saga dell'Apocalisse e completa la trattazione metaforica dei suoi quattro cavalieri. Il cavallo rosso nella Bibbia rappresenta la guerra e sarà padre Duncan a impersonarla per poi esorcizzarla. La sceneggiatura è di Massilimiliano Filadoro e Marco Savegnago, i disegni invece di Leonardo Marcello Grassi.
La trama in breve
Duncan, come ultimo cavaliere, spettatore dell’Apocalisse di Samuel, deve affrontare la sua prova affrontando la rabbia e l’odio che albergano nel suo cuore. Il nostro vecchio prete si vedrà obbligato a intraprendere un viaggio nei sotterranei di Roma e attraverso la sua anima. Se riuscirà a uscirne vincitore, diventerà una pedina fondamentale per l’Apocalisse del nostro Rosso, ormai alle porte. In questo numero vediamo ricomparire padre Cornelius.
Recensione
Per la prima volta, da quando leggo Samuel Stern, mi sento parecchio in difficoltà. Non dico che "Il cavallo rosso" non mi sia piaciuto, posso però ammettere di aver avuto qualche difficoltà nel leggerlo e nell'assimilarlo. Innanzitutto, il numero 53 pone l'accento su un difetto che sta diventando sempre più palese sulle pagine del Rosso: la filosofia e le varie idee del male e delle ombre abbondano albo dopo albo. Sicuramente, Samuel Stern si pone come un fumetto colto, prodotto da gente preparata e il problema forse è proprio quello, cioè il fatto di non voler rendere l'opera scontata. Questi particolari li ho notati già da un po' ma il caso de "Il cavallo rosso" m'è apparso come il più evidente.
Vediamo padre Duncan preoccupato dall'ondata di male che ha invaso il mondo e dalla situazione del suo amico Samuel Stern. Attraverso i propri timori e le proprie insicurezze avvia il suo cammino verso la propria Apocalisse (come successo a Cranna, Penny e Angus): il prete irlandese dovrà affrontare la sua guerra, quella che da un po' combatte interiormente per non smarrire il contatto con Dio e la realtà dei fatti, ma soprattutto per non perdere il senno della ragione e cedere alla violenza della battaglia in corso. Per buona parte del numero 53, lo vediamo spesso dannarsi e disperarsi per la sua condizione, temendo senza sosta di perdere la ragione, di impazzire, di essere ormai un essere lontano dalla materialità del mondo. Duncan appare dunque come il più provato dei quattro cavalieri di Samuel Stern, quello più in difficoltà, destinato a combattere contro ombre più potenti.
A un certo punto vediamo che nella trama vengono inseriti il marchese De Sade e Giordano Bruno che menziona la sua opera "De Umbris idearum", dove parla delle ombre in quanto entità dotate di forma e sostanza. Vengono dunque aggiunti altri punti di vista, altre spiegazioni che rendono il fumetto ridondante, forzato e continuamente ricco di citazioni. Bizzarra la situazione in cui il filosofo originario di Nola parla in dialetto napoletano con Duncan che è irlandese (un napoletano tra l'altro scritto male!). Inoltre, in questo volume spesso si ha difficoltà nel distinguere una fase narrativa da un'altra, continuando a inserire altri personaggi con ruoli non proprio chiari (a parte il caso dell'antagonista contro cui Duncan dovrà confrontarsi). Sui disegni di Grassi non ho nulla da dire perché sono decisamente adatti per il contesto de "Il cavallo rosso" e creano una buona tensione visiva tra un accadimento e l'altro. Il suo giocare molto con il nero e con le espressioni facciali è l'unica cosa passabile di questo capitolo della saga dell'Apocalisse (se non di tutto Samuel Stern). A non convincermi, purtroppo, è stata la sceneggiatura che non mi ha coinvolto nella lettura come successo fino ad ora. Solitamente riesco anche a sorvolare su potenziali difetti di una singola storia ma ne "Il cavallo rosso" forse c'è stata qualche esagerazione (e non poca leggerezza) nella stesura della trama.
Ovviamente, sono pareri personali e non essendo io un fumettista non mi permetterei di sentenziare su "Il cavallo rosso". Probabilmente mi ritroverò anche nella situazione di essere l'unico al mondo a non aver particolarmente apprezzato il numero di fine marzo, eppure, non ho riscontrato sensazioni e magie provate in precedenza. A dirla tutta sto avendo anche difficoltà nello scrivere questa recensione, dato che Samuel Stern è tra i miei fumetti preferiti da un paio di anni: proprio per questo forse è meglio dire cosa si pensa, poi gli amici della Bugs mi diranno la loro.
Samuel Stern tornerà in edicola il 30 aprile con il numero 54, "Il figlio dell'Abisso".
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