lunedì 17 gennaio 2022

"Sono andato a letto presto": la più celebre battuta del film "C'era una volta in America"

"Sono andato a letto presto": la più celebre battuta del film "C'era una volta in America". La frase prende ispirazione da Marcel Proust e alla sua opera "Alla ricerca del tempo perduto". 

C'era una volta in America: il senso del tempo nella frase "sono andato a letto presto"

"Che hai fatto in tutti questi anni, Noodles?" - chiede Fat Moe. "Sono andato a letto presto" - risponde Noodles, interpretato magistralmente dal grande attore Robert De Niro. Ci troviamo forse dinanzi alla scena più famosa e più citata di "C'era una volta in America", film capolavoro del regista Sergio Leone.

La battuta tra l'altro è stata inserita in una delle prime battute della pellicola ed è un chiaro riferimento all'opera dello scrittore francese Marcel Proust. Infatti, andando a leggere l'incipit di "Dalla parte di Swann" (o "La Strada di Swann") è possibile notare una battuta molto simile, specialmente se andiamo a recuperare la traduzione di Bruno Schacherl del 1965:

Per molto tempo io sono andato a letto presto. A volte, appena spento il lume, gli occhi mi si chiudevano istantaneamente. Non avevo neppure il tempo di dirmi: «M'addormento». Una mezz'ora dopo, il pensiero che era tempo di trovar sonno, mi svegliava; sentivo di dover posare il libro che credevo d'avere ancora in mano, e soffiare sul lume. Non avevo cessato, dormendo, di riflettere su ciò che avevo letto, ma le mie riflessioni avevano preso un corso tutto particolare: mi sembrava d'essere io l'argomento del libro, una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco I e Carlo V.


In altre versioni, alcuni adattatori hanno preferito utilizzare il termine "coricare" ma fatto sta che il senso espresso in lingua originale da Proust resta sempre lo stesso, quindi poco importano le parole dato che in fin dei conti qui si parla di sinonimi. Il concetto è bene espresso e probabilmente Sergio Leone aveva cercato anche di mettere a nudo la filosofia dell'autore francese specie in quella parte del suo scritto. Il primo volume de "Alla Ricerca del Tempo Perduto" introduce il tema della ricerca interiore dell'autore e dell'attenzione per i particolari del proprio passato: questo fa scattare un'analisi anche sulla seconda sezione dedicata a Charles Swann e al suo amore per Odette de Crècy.


A pensarci bene, chi ha visto il film potrà sicuramente confermare una certosina somiglianza tra questa opera letteraria e la sceneggiatura del lungometraggio. Noodles passa gli anni di esilio nel capire cosa sia successo alla sua vita e ai suoi amici. Il suo ritorno sancisce un riflessione più attenta e definitiva sui vari accadimenti di "C'era una volta in America": l'incontro con Max e gli altri amici, l'amore per Deborah, il carcere, gli anni del Proibizionismo, la fine dei sogni, la mafia italoamericana, i sindacati corrotti, la stampa aggressiva, il potere del denaro, il tradimento, la fuga. 

In età senile Noodles proverà a cercare le risposte mai trovate nell'oppio quando era giovane, incastrando mente e memoria in un continuo andirivieni tra presente e passato. Insomma, rendiamoci conto che in una battuta apparentemente semplice si nasconde tutta l'essenza di uno dei film più belli della storia del cinema: andare a letto presto, per Noodles, vuol dire aver passato "tutti questi anni" chiuso in sé stesso, come se ogni sera (per oltre un trentennio) quel letto fosse stato l'unico rifugio disponibile per affrontare un lungo viaggio esistenziale che lo condurrà a fronteggiare con molta maturità (età a parte) i misteri del presente.


"Andare a letto presto" potrebbe anche significare la totale mancanza di sogni e ambizioni per Noodles negli anni dell'esilio, quando i gangster gli davano la caccia. Qualcuno o qualcosa gli ha rubato la vita, l'identità, la donna del cuore e gli ha negato tanti altri piaceri. "Andare a letto presto" sarebbe anche un modo di dire "niente, non ho fatto proprio niente se non piangere per il passato". Non è un caso che questo momento venga anticipato dal dialogo in cui Noodles e Fat Moe parlano di "scommesse": nella scena appena citata il protagonista dice all'amico che avrebbe perso qualora avesse provato, in passato, a puntare tutto su di lui. Si potrebbe parlare di un preludio alla potentissima frase "sono andato a letto presto". 

Per concludere, a questo punto sembra evidente che tale battuta possa nascondere tanti significati e fare più rumore di un intero monologo scritto per vincere il Premio Oscar: la capacità di sintesi ancora una volta vince sul flusso di parole, anche perché chi conosce Sergio Leone sa bene che lui era molto più fissato sulle immagini che sui testi. 

E voi cosa pensate di questa scena? Intanto vi lascio il video qui sotto:


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3 commenti:

  1. Bellissima analisi per un film che dopo decenni, per fortuna, non cessa di far riflettere e discutere.
    Personalmente, più vado avanti con gli anni più mi viene il magone ad assistere all'ordalia di Noodles, e la condizione del protagonista, quella di lasciarsi sommergere dai rimpianti del passato anziché provare a vivere e combattere, è angosciante.

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    1. Molto angosciante. Tra l'altro io ho anche il libro da cui è tratto e posso dirti che Sergio Leone ha dato poesia a una storia che in origine non ha molto di poetico!

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  2. Ho un ricordo abbastanza fresco, rivisto un annetto fa, ed ovviamente è tra le cose più "impressionanti", un mondo dentro una frase, fantastico ;)

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