Un albo molto fantascientifico, a tratti un po' strano e che sicuramente non metterà tutti d'accordo. Così si potrebbe riassumere il numero 423 di Dylan Dog, intitolato "Nella Stanza del Guerriero" e che vede l'indagatore dell'incubo alle prese con una specie di lotta tra presente e passato sia nello spazio sia nel tempo. Come il lettore potrà notare, questa storia è ispirata alle teorie del fisico e filosofo statunitense David Bohm in merito agli ordini che caratterizzano l'universo.
Soggetto e sceneggiatura di Carlo Ambrosini, disegni di Gabriele Ornigotti, copertina di Gianluca Cestaro e Raul Cestaro. Proprio in copertina vediamo Dylan impugnare una spada insanguinata mentre si trova circondato da un mucchi di legionari romani morti. Il tutto è caratterizzato da un'atmosfera tetra, tra neve, alberi e corvi famelici.
La trama in breve (no spoiler)
Un vichingo, un gruppo di legionari e strane creature continuano a sbucare dall'armadio di due studenti di nome Albert Garrett e Leida Johansson, fino a quando uno dei due non rischia di finire male. Come se non bastasse, un caso di omicidio farà incrociare la strada di Dyd con quella di due nostre vecchie conoscenze: Rania Rakim e Tyron Carpenter di Scotland Yard. I nostri eroi ben presto scopriranno l'esistenza di una porta che collega due dimensioni tra passato e presente ma la cosa più complicata sarà comprendere il collegamento tra le parti in causa e i motivi di quelle apparizioni.
Si tratta di uno degli albi più fantascientifici di Dylan Dog. Di horror non c'è molto ma soprattutto sembra di leggere qualcos'altro, un fumetto che non sembra essere quello ideato nel 1986 da Tiziano Sclavi. È vero che negli ultimi tempi non siamo stati abituati a storie da "incubo" ma il sapore de "Nella Stanza del Guerriero" sa di diverso e lontano. Sicuramente la storia è da incubo per quello che passano le vittime, eppure c'è qualcosa di diverso, qualcosa che sembra azzerare come non mai quanto visto fino ad ora.
L'albo prende ispirazione dalle teorie di David Bohm. L'universo sarebbe contraddistinto da un ordine implicito che non siamo in grado di percepire e da un ordine esplicito che percepiamo come il risultato dell'interpretazione che il nostro cervello dà alle onde di interferenza che compongono lo stesso universo.
A metà del volume viene infatti menzionato il paragone dell'ordine implicito con un ologramma: la sua struttura complessiva è identificabile in quella di ogni singola parte, quindi il principio di località potrebbe essere falso. A questo punto, dato che lo studioso considerava l'universo come un sistema dinamico in continuo movimento, preferì denominalo Olomovimento (dato che l'ologramma tra l'altro è un'immagine ferma, statica).
David Bohm |
Tornando all'albo, sembra di rivedere i vecchi classici del genere, specie quelli degli anni '70 e '80 dove c'è sempre una finestra che collega il nostro mondo a qualcosa legato al passato o all'ignoto. C'è un certo surrealismo dietro il testo e i disegni degli autori, specie quando tutto quello che rappresenta il passaggio del passato nel futuro tende a smaterializzarsi e sparire come polvere. Lo stesso Dylan non crede ai suoi occhi, specialmente quando appaiono davanti a sé non solo esseri spaventosi ma anche figure bizzarre di cui non si riesce a cogliere il senso (vi do un indizio dicendovi di andare a pagina 61, 62 e 97).
Sembra che ci sia una forzatura nel mettere insieme situazioni drammatiche con circostanze bizzarre che a tratti dovrebbero far sorridere ma in realtà potrebbero lasciare perplessi molti appassionati del personaggio. I disegni non sono neanche male se andiamo a inserirli nelle tematiche di una trama non contorta ma semplicemente curiosa, strana e forse non proprio esaltante. Difficilmente critico l'operato dei responsabili di Dyd ma dopo il deludente 422 (Il Momento Blu) ci si aspettava di più visto che questo 2021, come annata, non è poi da buttare via visto che sono uscite un po' di storie belle o buone.
La sensazione è che troppa scienza a filosofia siano state buttate dentro una trama che non sembra così tanto scientifica e filosofica. Senza ombra di dubbio ci sono tutti gli elementi per una storia fuori dall'ordinario e di questo ne do atto agli autori, tuttavia "Nella Stanza del Guerriero" dà la sensazione di non lasciare nulla alla fine della lettura. Con le ultime due uscite ci siamo allontanati di parecchio da racconti come "Giochi Innocenti" (414), Il Detenuto (416), L'Ora del Giudizio (417), Qwertyngton (418 bis). Persino la trilogia dedicata alle canzoni di Vasco Rossi (Sally, Albachiara e Jenny) e la Variabile (421) hanno lasciato qualcosa di più significativo (sia nel ben sia nel male) ai fan del personaggio. Non dico che il 423 sia da bocciare ma sono convinto che entrerà nella lista degli "albi dimenticati".
Dylan Dog torna il 30 dicembre con il numero 424, "Candiweb", che chiuderà il 2021 dell'indagatore dell'incubo edito da Bonelli Editore.
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- Dylan Dog (& Vasco Rossi) 419 - Albachiara: recensione del secondo albo dedicato al Blasco
- Dylan Dog 418 bis - Qwertyngton: la recensione
- Dylan Dog (& Vasco Rossi) 418 - Sally: la recensione del primo albo dedicato al Blasco
- Dylan Dog 417 - L'Ora del Giudizio: la conclusione de "Il Detenuto". La recensione
- Dylan Dog 416 - Il Detenuto: un incubo senza fine. La recensione
- Dylan Dog 415 - Vendetta in Maschera: una storia di ragazzi "sperduti". Recensione
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