martedì 1 giugno 2021

Dylan Dog 417 - L'Ora del Giudizio: la conclusione de "Il Detenuto". La recensione

 
Abbiamo atteso un mese e adesso possiamo conoscere l'esito della storia numero 416, "Il Detenuto". Dylan Dog è infatti tornato in edicola con il seguito dell'albo precedente, cioè il 417 "L'Ora del Giudizio". In allegato al fumetto c'è la seconda moneta dell'indagatore dell'incubo per festeggiare gli 80 anni della Bonelli. 
 
La storia è un thriller psicologico a metà strada tra l'onirico, il soprannaturale e il tipico horror che vede l'inquilino di Craven Road alle prese con un processo: è accusato della morte di Ilary Robbins, la ragazza con la quale era uscito all'inizio de "Il Detenuto". Oldboy sembra essere evaso dall'incubo di quella terrificante prigionia capace di angosciare anche il lettore  con scene e disegni raccapriccianti, manifesti di estrema alienazione e tortura umana. Eppure, nonostante questo, non si capisce la differenza tra ciò che è reale e ciò che non lo è.
 

 
Dylan Dog scopre che parte della sua vita è cambiata drasticamente e molte cose in cui credeva diventano frammenti di memoria e ricordi che non gli appartengono. Dovrà prima di tutto indagare dentro di sé per poi immergersi nella mente di Ilary e scoprire cosa le sia realmente accaduto: perché è morta? è stata sottoposta alla sua stessa prigionia? Avrà incontrato anche lei quelle orribili creature che strappano la pelle alle loro vittime? Cosa ne è stato della Grande Madre e della Principessa Bambina
 
La violenza fisica e psicologica continuano ad avere il sopravvento, ma Dyd sembra riuscire finalmente a ottenere maggior consapevolezza dei propri mezzi, anche se non è facile gestire un incubo del genere quando bisogna fare più viaggi in mondi alternativi tutti incastonati nel cervello umano.
 

I disegni sono di Angelo Stano, il quale ha preso una via molto diversa rispetto ad Arturo Lauria: da tavole claustrofobiche e grottesche ispirate ai film horror degli anni '80 e '90, passiamo a pagine con tratti più puliti e che lasciano più spazio al bianco e non al nero. A fare la differenza sono sicuramente le espressioni dei personaggi, le apparizioni dei mostri, le manifestazioni soprannaturali, le sfumature e alcune scene di violenza. 
 
La sceneggiatura di Barbara Baraldi cerca quindi di rendere giustizia a quanto di buono visto ne "Il Detenuto" con la storia di Mauro Uzzeo. "L'Ora del Giudizio" ha concluso nel migliore modo possibile quella che diventa di diritto una delle poche storie davvero belle e salvabili di Dylan Dog negli ultimi tempi. Quest'anno di numeri sostanzialmente buoni ne sono usciti e questo lascia ben sperare per un possibile rilancio definitivo dell'opera. 
 
 
Tornando a "L'ora del giudizio", forse la il difetto di essere a tratti leggermente confusionario, specie nelle parti in cui il lettore nota da solo il salto tra una dimensione narrativa all'altra, tra un flashback e un sogno. Tuttavia, l'esito personale è più che soddisfacente e l'albo merita la promozione. 

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