martedì 16 dicembre 2025

Cinema - "Avatar, La via dell'acqua" di James Cameron: la connessione di tutte le cose

Cinema - "Avatar, La via dell'acqua" di James Cameron: la connessione di tutte le cose. Il sequel del primo film della saga.

La via dell'acqua: il sequel di Avatar 

In occasione dell'uscita di "Avatar Fuoco e Cenere" oggi ne approfitto per parlare anche del secondo film della serie, cioè "Avatar La via dell'Acqua" che, a sua volta, segue il primo capitolo della saga "Avatar". Dopo lo straordinario successo del 2009, James Cameron ha atteso il 2022 per raccontarci le nuove avventure di Jake Sully sul pianeta Pandora: il protagonista ormai si è ben integrato nella sua nuova famiglia ma, a causa del ritorno degli esseri umani che minacciano di nuovo l'incolumità dei Na'vi Omaticaya, dovrà abbandonare la foresta per mettere a sicuro la sua famiglia. Esatto! Jake e Neytiri hanno avuto quattro figli, due maschi e due femmine che corrispondono ai nomi di Neteyam, Lo'ak, Kiri (adottata dopo essere nata inspiegabilmente dall'Avatar della dottoressa Grace Augustine) e Tuktirey (detta "Tuk"). In realtà, Jake e Neytiri hanno preso sotto la loro ala anche un ragazzino umano chiamato Spider, il quale è il figlio del colonnello Quaritich


Il problema è proprio quest'ultimo perché Quaritch e molti dei suoi uomini sono tornati in vita in versione Na'vi e adesso minacciano più che mai vendetta contro il traditore Jake. Visto il conseguente rapimento di Spider e temendo un tradimento del giovane, la famiglia Sully prende la difficile decisione di lasciare la foresta e di trasferirsi presso il clan della barriera corallina Metkayina, guidato dal saggio Tonowari e da sua moglie, la risoluta Ronal. Da qui, Jake e gli altri dovranno imparare "la via dell'acqua" e assimilare il modo di vivere di una tribù non proprio uguale alla loro. Tuttavia, per il bene proprio e di tutti i Omaticaya della foresta, questo è il prezzo da pagare: ma ne varrà la pena?

"Avatar - La via dell'acqua" è approdato nei cinema nel 2022, quindi esattamente quindici anni dopo il primo film. L'obiettivo è stato quello di portare avanti il franchise dopo il grandissimo successo del 2009. La produzione porta la firma immancabile della 20th Century Studios, mentre alla sceneggiatura c'è stato qualche cambio di rotta dato che James Cameron si è lasciato aiutare dagli abili scrittori Rick Jaffa e Amanda Silver. Al cast sono stati confermati Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver (anche se per poco) e Stephen Lang, mentre sono stati aggiunti Cliff Curtis, Edie Falco e Kate Winslet. "La via dell'acqua" è costato molto di più del primo capitolo, infatti il budget stimato di realizzazione si è aggirato tra i 350 e i 460 milioni di dollari, fattore che però non ha preoccupato i suoi realizzatori dato che il sequel alla fine si è piazzato al terzo posto della classifica dei film con i maggiori incassi della storia del cinema, vincendo diversi premi tra cui l'Oscar per i migliori effetti speciali, due Golden Globe e due Bafta.


In questo articolo però non voglio parlare subito della storia e della nascita de "La via dell'acqua" ma preferirei andare diritto alla recensione perché, pur apprezzando complessivamente l'opera, c'è qualcosa che mi ha lasciato alquanto titubante e perplesso. Non si mette in dubbio la pregevole fattura del lungometraggio di Cameron però ho come la sensazione che la sceneggiatura sia tanto la soluzione quanto il problema del film che, dopo la sua uscita, è stato sommerso di critiche positive ma ha anche lasciato non pochi esperti del settore perplessi. "Avatar - La via dell'Acqua" ha un trama avvincente, emotivamente più coinvolgente ed elaborata, anzi forse un po' "troppo" costruita se si tiene conto del fatto che in alcuni punti sembra un mezzo "remake" del primo film

Gli effetti speciali sono più spettacolari e la trama raggiunge livelli alti dal momento che lo spettatore scopre la storia di Payakan e dei Tulkun, probabilmente il vero punto di svolta de "La via dell'acqua". Tuttavia, ho avuto come la sensazione che Jake e famiglia abbiano dovuto rifare tutto da capo, in una maniera estrema ed esagerata, quasi a ripercorrere la strada della prima avventura: nuovo "viaggio", nuovo terra, nuovi indigeni, nuovo addestramento, un'altra caduta, un altro riscatto, un'altra battaglia e la paura di essere visti come "demoni", come Na'vi troppo diversi, specie quando i Tonowari scoprono che Neytiri è l'unica puro sangue. Questo va a riflettersi soprattutto sui figli della coppia e in particolare sul secondogenito Lo'ak che appare come il più complicato dei giovani. Lo'ak ha un carattere ribelle ed è colui che subisce di più l'atteggiamento severo del padre, per non parlare del fatto che all'improvviso tenda a mettersi sulle spalle una serie di responsabilità troppo grandi che, tuttavia, gli permetteranno di scoprire di essere molto più simile a Jake rispetto ai suoi fratelli e di condividere un destino non proprio differente dal genitore. 


Lo'ak è praticamente figlio del "primo" Jake in tutti i sensi dal momento in cui lotta per integrarsi nella sua nuova casa, mettendo in campo tutta la grinta che contraddistinse il padre in gioventù. Inoltre, aver conquistato la fiducia del Tulkun Payakan, corrisponde un po' all'impresa che vide Jake in "Avatar" domare Toruk/Leonopteryx, la più grande e temuta creatura volante presente su Pandora. L'unica cosa che rende i due personaggi diversi è il fatto che Lo'ak non sia nato guerriero ma che debba appunto apprendere l'arte del combattimento dai suoi genitori, limitandosi nel frattempo a svolgere missioni di perlustrazione insieme al fratello maggiore Neteyam.

A dire il vero, "La via dell'acqua" ha cominciato a preoccuparmi fin dalle battute iniziali, proprio osservando i comportamenti dei giovani Na'vi, i quali hanno praticamente assunto atteggiamenti e linguaggi tipici dell'americano medio per via del padre. Eppure, sembra tutto esagerato dato che lo stesso Jake è stato il primo a preoccuparsi della loro educazione, senza dimenticare l'immutato fascino di Neytiri che mantiene intatta anche la sua eleganza e cerca di trasmettere alla progenie la fermezza del suo popolo. I figli di Jake e Neytiri sono vivaci, camminano come rapper adolescenti e usano linguaggi tipici del gergo giovanile americano (senza naturalmente esagerare). A dirla tutta, sono rimasto anche perplesso dall'evoluzione di Quaritch e dei suoi uomini in versione Na'vi sia ai fini della storia sia per la loro maturazione Avatar avvenuto in maniera troppo indipendente: in "Avatar" Jake ha dovuto affrontare un duro addestramento per addomesticare un Ikran, mentre il colonnello ci è riuscito guidato da Spider che comunque resta un umano. Questo aspetto può anche starci se teniamo conto che Quaritch è la nemesi di Jake però mi è sembrata tutta una forzatura, soprattutto dal momento in cui per lunghi spezzoni del film i cattivi non compaiono e quando lo fanno non lasciano particolari segni, se non ovviamente all'inizio e verso la fine (quando scoppia la battaglia finale). 


Gli effetti speciali hanno avuto un ruolo fondamentale per la riuscita del film e sicuramente hanno annientato possibili momenti di noia per una sceneggiatura troppo lunga e dotata di parti tanto pompate, con scene esageratamente immerse nel regno subacqueo di Tonowari. Tuttavia, l'accentuazione dello spettacolo visivo sembra aver limitato lo sviluppo logico della trama orizzontale e di alcuni personaggi. Lo stesso Quaritch (poc'anzi citato) non si capisce se sia tornato più cattivo di prima o sia mosso da sentimenti capaci di mettere in dubbio il suo ruolo da "villain" in occasione di "Avatar Fuoco e Cenere". A lasciare ancor più dubbi sulla propria evoluzione narrativa è il dolce personaggio di Kiri, la figlia adottiva di Jake nata dall'Avatar morto di Grace Augustine. Questa fanciulla sembra possedere un'indole diversa dai suoi simili, anzi è possibile che abbia dei poteri soprannaturali o che la rendano molto vicina a Eywa (l'entità spirituale che connette tutta la vita su Pandora), eppure solo verso la fine rivela le sue capacità nell'interagire con le creature del mare di Tonowari, compiendo sì l'impresa di salvare parte della sua famiglia ma senza rilasciare quel senso di spettacolarità che lo spettatore si sarebbe magari aspettato dall'inizio del film. Lo stesso Jake, l'eroe intorno al quale ruota tutto Avatar, sembra uscire quasi ridimensionato dalla sua seconda avventura che lascia molto spazio alla seconda generazione di personaggi. Il problema però sta nel fatto che questo passaggio è avvenuto in maniera un po' troppo accelerata.

Per il resto, gli effetti visivi e il lato emotivo della storia hanno decisamente permesso a "La via dell'acqua" di risultare fruibile e godibile agli occhi dell'utenza in sala cinematografica. Il nuovo mondo offerto da Cameron è un piacere per gli occhi e spingono lo spettatore in un film a metà strada tra la fiaba e il racconto di formazione. I figli di Jake lasciano il segno per le loro caratteristiche che appaiono ben delineate e ciò permette di renderli diversi al punto da dare un ruolo specifico a ciascuno di loro. Le scene finali che riguardano la sorte del coraggioso Neteyam rappresentano una botta al cuore difficile da digerire ma lo scopo di Avatar consiste anche nel lasciare un messaggio di speranza per il domani. Detto ciò, vediamo com'è nato "Avatar - La via dell'Acqua".


James Cameron ha sempre affermato di voler realizzare una lunga serie di film dedicata ad Avatar. Già nel 2006 dichiarò che, in caso del successo del film, avrebbe tanto voluto realizzare un sequel e in effetti così è andata a finire: successo mondiale, record di incassi e prospettive future promettenti in termini di continuity narrativa. L'uscita de "La via dell'acqua" era stata inizialmente prevista per il 2014/2015 ma i tempi di produzione si allungarono, così il regista decise di agire con maggior calma e non forzare di troppo il nuovo progetto. Tuttavia, Cameron avrebbe voluto allargare di più l'universo di Pandora, con lo scopo di esplorare le altre lune di Polifemo ma alla fine optò sullo studio dell'oceano del pianeta, presentando una parte della foresta pluviale. Per un periodo nutrì addirittura il folle desiderio di girare alcune scene in fondo alla fossa delle Marianne attraverso un sommergibile per le acque profonde poi, nel 2011, preferì concentrarsi sulla costruzione dell'ecosistema oceanico di Pandora e degli altri mondi da includere nel secondo film. L'unica cosa certa per Cameron è che "La via dell'acqua" sarebbe stato basato principalmente sull'intrattenimento e non su una storia accattivante come nel primo capitolo.

Dopo aver confermato la realizzazione del sequel e una parte dei personaggi di "Avatar" del 2009, Cameron manifestò l'intenzione di girare la nuova opera a un frame rate più elevato rispetto agli standard del settore 24 frame al secondo, al fine di aggiungere un acuto senso della realtà. Nel 2013 fu raggiunto un accordo per confermare il sodalizio con la Nuova Zelanda in termini di riprese e il governo neozelandese infatti firmò l'accordo per ottenere una première mondiale del film a Wellington, a patto però che almeno 500 milioni di dollari neozelandesi (circa 410 milioni di dollari USA) fossero spesi nel Paese, per le riprese in live action e per gli effetti visivi. Oltre a questo, la Nuova Zelanda annunciò l'aumento del suo sconto fiscale di base per il cinema dal 15% al 20%, con il 25% disponibile per le produzioni internazionali in alcuni casi e il 40% per le produzioni neozelandesi (come stabilito dalla sezione 18 del New Zealand Film Commission Act del 1978).


Le basi per "Avatar La via dell'Acqua" cominciavano a solidificarsi e siccome Cameron ha sempre amato viaggiare a duecento allora, già nel 2012 annunciò che avrebbe realizzato anche un terzo film sul soggetto, convinto che Avatar 2 sarebbe uscito di lì a breve. Per sua sfortuna, anno dopo anno la produzione ha dovuto rimandare i piani del regista, fino al 2022. Nell'arco dei dieci anni passati a rimandare la conclusione e la distribuzione della nuova pellicola, Cameron è arrivato addirittura a ufficializzare l'intenzione di altri quattro sequel di Avatar. Per il resto, il fatto che "La via dell'acqua" sia uscito in netto ritardo rispetto ai programmi iniziali non è stato sinonimo di preoccupazione per il padre di Aliens perché anche gli altri sequel dei suoi maggiori capolavori uscirono a distanza di diversi anni dal primo capitolo (parliamo dello stesso Aliens e Terminator). 

La sceneggiatura avrebbe previsto fino dall'inizio una storia conclusa, quindi non con un finale aperto come successo in "Avatar" del 2009. Cameron aveva già pensato ai tre sequel e per le sceneggiature ingaggiò subito Josh Friedman per il primo, Rick Jaffa e Amanda Silver per il secondo e Shane Salerno per il terzo. Successivamente ci fu un cambio di rotta che portò Jaffa e Silver a scrivere il testo per "La via dell'acqua", mentre Friedman si sarebbe occupato di "Fuoco e Cenere", con Cameron pronto a mandare tutti e tre i sequel in produzione contemporanea. L'11 febbraio del 2017 fu diramato un comunicato attraverso il quale tutte le sceneggiature (inclusa quella del quarto sequel) erano state portate a termine. 


Le riprese in live-action di "Avatar La via dell'acqua" furono realizzate in Nuova Zelanda a partire dal 2019 poi, a causa della Pandemia di Covid-19 furono bloccate, costringendo gli addetti ai lavori a lasciare la produzione virtuale prima a Los Angeles poi a Manhattan Beach, in California. Gli effetti speciali, invece, proseguirono a Wellington. Nel maggio 2020 si fece ritorno in Nuova Zalanda grazie ai protocolli del governo in materia di salute e sicurezza. Tuttavia, una volta giunti a Wellington, per poter proseguire le riprese Cameron e altri 55 membri dello staff dovettero sottoporsi a quindici giorni di isolamento in un albergo, sotto la supervisione di alcuni funzionari neozelandesi. 

La cosa più incredibile è che Cameron aveva realmente avviato in contemporanea anche le riprese di Avatar 3 a partire dal 25 settembre 2017. Zoe Saldana, l'attrice che veste i panni di Neytiri, nel 2018 dichiarò di aver terminato le sue scene sia per "La via dell'acqua" sia per "Fuoco e Cenere". Questo spiega quindi come sia riuscito Cameron a lanciare il secondo sequel dal 17 dicembre 2026, mentre il primo era stato diffuso nel 2022, quindi 13 anni dopo Avatar


Gli effetti speciali sono stati trattati ancora una volta dalla Weta Digital. Le scene subacquee sono state realizzate in motion capture per una durata complessiva di un anno e mezzo: in effetti tale tecnologia non era mai stata utilizzate per le immersioni, quindi fu necessario sviluppare un nuovo sistema. Anche la Indistrial Light & Magic è stato di nuovo tirata in ballo per aggiungere nuovi effetti visivi e lavorare sulla parte CGI, girando così alcune scene a 48 fotogrammi al secondo così da offrire una migliore resa grafica delle azioni. Secondo alcune dichiarazioni di Cameron, Avatar 2 è stato sottoposta al taglio di alcune scene che avrebbero dovuto raccontare altre azioni violente e una battaglia spaziale tra Na'vi, umani e astronavi (e meno male, dato che il film dura inutilmente tre ore e quindici minuti!).

Intanto, leggendo le recensioni dell'anteprima di Avatar 3 sembra che Cameron a questo giro l'abbia combinata davvero grossa. Come? Ne parliamo nei prossimi giorni: domani vado al cinema con la mia compagna (cosa non si fa per amore?) sapendo che dopo questo dovrò sopravvivere ad altri sequel

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