Il mito di Mercury è cresciuto sempre di più negli anni e per tanto tempo si è cercato di riportare la sua vita non solo sui libri biografici ma anche sul grande schermo, al cinema. Tanti sono stati progetti sui quali si è discusso e numerosi personaggi, tra attori e registi, sono stati coinvolti e poi scartati o allontanati vista la difficoltà di un progetto molto ampio e complicato.
Non a caso, la vita di Mercury è stata caratterizzata da una lunga carriera musicale, per non parlare anche delle varie attenzioni concentrate soprattutto negli anni 80 sulla sua sessualità, i suoi eccessi e le varie storie che ne hanno caratterizzato il percorso. Da Johnny Depp a Sacha Cohen, fino a giungere a Rami Malek, nel 2018 è stato realizzato e distribuito in tutti i cinema del mondo "Bohemian Rhapsody", il primo vero prodotto audiovisivo che narra in particolare la storia di Farrokh Bulsara (il vero nome di Mercury) e dei Queen.
Il progetto e la realizzazione
Dietro alla realizzazione di "Bohemian Rhapsody", titolo tratto dalla più famosa canzone dei Queen, ci sono state varie vicissitudini e lunghi anni di disordini e problematiche. Stando alle fonti, fu proprio il chitarrista Bryan May ad annunciare nel 2010 la nascita di un film sulla band britannica. In principio fu scelto Sacha Baron Cohen (Borat) per vestire i panni di Mercury, mentre Bryan Singer fu chiamato per la regia.
Qualcosa però andò storto e l'attore abbandonò consensualmente il progetto per divergenze artistiche ma anche per qualche piccolo scontro con May, Taylor e Deacon. A Cohen non piaceva soprattutto il fatto di intraprendere gli aspetti più estremi della vita di Mercury, per non parlare del fatto che inizialmente la pellicola prevedeva la morte del frontman a metà dell'opera, mentre nel resto si sarebbe parlato degli anni successivi alla tragedia e a come la band andò avanti senza il suo punto di riferimento canoro.
Dulcis in fundo, nel 2017 il regista Singer fu licenziato e sostituito da Dexter Fletcher che ultimò il film e si occupò del post produzione. Infatti, il nome di Fletcher risulta come "non accreditato", quindi la direzione resta legata al nome di Singer. Non va dimenticato che due anni prima, la sceneggiatura subì sostanziali modifiche e si decise di affrontare la vita di Mercury, con e senza i Queen, dall'inizio fino alla fine. Come attore per il ruolo del protagonista principale si optò poi per Rami Malek (Io Robot).
La trama in breve
Sostanzialmente, "Bohemian Rhapsody" ripercorrere sinteticamente la storia dei Queen in un arco due ore. Si comincia con Bulsara, studente di design e scaricatore di bagagli presso l'Aeroporto di Londra-Hetahrow, il quale una sera conosce Bryan May e Roger Taylor alla fine di un'esibizione della loro band (Smile). Dopo essersi fatto conoscere ed essersi messo in mostra, Freddie forma il gruppo dei Queen, dopo ovviamente l'arrivo del bassista John Deacon.
Si parte dunque con la carriera discografica che porterà alla realizzazione dei grandi classici della musica targata Queen: Killer Queen, Somebody To Love fino ad arrivare al Bohemian Rhapsody. I concerti, il successo, il matrimonio tra Mercury e Mary Austin, l'omosessualità del cantante, gli eccessi e la vita sfrenata, la carriera da solista, la rinascita dopo lo scioglimento della band, l'Hiv e il concerto Live Aid (con il quale si conclude il film). Infine, i titoli di coda spiegano quando, dove e come morì Mercury, vittima dell'Aids e accompagnato fino alla fine dall'affetto dei suoi cari.
Recensione: lati positivi ma anche tanti errori
"Bohemian Rhapsody" ha ottenuto un buon successo ai botteghini e in molti l'hanno classificato come "capolavoro" o "grande film". Tuttavia, gli spettatori più informati e la critica cinefila sanno bene che la pellicola ha tanti pregi ma anche un bel po' di incongruenze.
Il film è sicuramente fatto bene ed è molto coinvolgente. Lo spettatore si ritrova immediatamente a vivere l'epoca tra gli anni '70 e gli anni '80, per poi essere catapultato immediatamente nei fatti del celebre quartetto, in particolare nella figura di Freddie Mercury. In molti sono d'accordo che dal punto di vista sonoro, scenico e tecnico sia stato realizzato nel miglior modo possibile, per non parlare delle interpretazioni dei quattro protagonisti: Gwilym Lee è la copia sputata di Bryan May, così come Ben Hardy è stato a dir poco sensazionale nella parte di un carismatico batterista Roger Taylor, applausi anche per Joseph Mazzello che ha incarnato alla perfezione John Deacon.
A colpire ovviamente è stata la performance recitativa di Rami Malek: nonostante sia molto più magro e più basso di Mercury, ha saputo affrontare in maniera magistrale la sua parte grazie anche al trucco (gli hanno dovuto applicare un impianto particolare ai denti per creare gli incisivi simili a quelli dell'originale) e al fatto che ha imparato a memorie tutte le movenze del cantante.
In alcune parti avrebbe cantato lui stesso alcuni spezzoni, riuscendo ad avvicinarsi anche in minima parte dalla voce del vero Mercury. Nonostante siano comunque differenti esteticamente e fisicamente, i responsabili al trucco sono riusciti ad ottenere un risultato straordinario.
Quello che si evince è innanzitutto la sostanziale differenza tra Mercury e gli altri membri del gruppo. Il lungometraggio mette in risalto la visione della vita di Mercury, totalmente distante da quella di May, Taylor e Deacon che si sono fatti una famiglia, cercando di stare attenti al lato oscuro del successo. Mercury invece viene descritto come un personaggio dedito ai piaceri sessuali, all'alcol e alla droga, con visioni a tratti spietate e megalomani, spesso in netto contrasto con le idee degli altri.
Il leader dei Queen vive continuamente tra la vita vissuta con l'ex moglie e la vita da omosessuale, lasciandosi coinvolgere e influenzare dalla figura di Paul Prenter, da sempre innamorato di lui ma incapace di conquistare il suo amore. Alla fine, Mercury recupera la consapevolezza di sé, riunisce la band, scopre di essere malato di Aids ma questo non lo ferma dinanzi al grande evento del Live Aid.
Epiche le scene che ripercorrono lo sviluppo di Bohemian Rhapsody, We Will Rock You. Menzione d'onore per la parte finale.
Per i giudici degli Oscar non ci sono stati dubbi: il film ha vinto quattro statuette per il miglior montaggio, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e il miglior attore Rami Malek. Questo però non salva questo lavoro da diversi errori.
Innanzitutto, c'è molta confusione e imprecisione cronologica nella pubblicazione di singoli e album. Alcuni dischi infatti sarebbero stati anteposti rispetto ad altri, creando una certa confusione sulla ricostruzione della discografia ufficiale. Ad esempio, We Will Rock You è stata presentata ufficialmente nel 1977, quando Mercury aveva ancora i capelli lunghi ed era senza baffi. Nel film però si vede un Mercury in versione anni '80.
Oltre a questo, errato sarebbe anche l'ingresso di Deacon nella band: il bassista e Mercury non entrarono contemporaneamente nei Queen, infatti il primo vi fece ufficialmente parte un anno dopo.
Ray Foster è il primo produttore dei Queen e rimanda alla figura di Roy Featherstone della Emi. Tra loro ci sono delle similitudini, ma il secondo è sempre stato un sostenitore dei Queen nonostante fosse non proprio favorevole alla produzione della celebre "Bohemian Rhapsody". Inoltre, i Queen non si sono mai sciolti ma sono stati sempre uniti, anche quando Freddie Mercury intraprese la breve carriera da solista, di cui andò particolarmente fiero, a differenza dei rimpianti riportati nel film. Il Live Aid, infatti, non è una reunion dato che il gruppo si era già esibito in precedenza in un altro concerto.
Le censure e i divieti
Ci sono state anche non poche censure e vari divieti in diverse parti del mondo. Negli Stati Uniti, Bohemian Rhapsody è stato vietato ai minori di 13 anni. In Malesia, invece, oltre al fatto che la pellicola è stata sconsigliata ai ragazzi al di sotto dei 18 anni, sono state eliminati 24 minuti legati alla realizzazione di I Want To Break Free, considerata troppo spinta così come la sessualità del protagonista. In Cina sono state poi tagliate tutte le scene in cui ci sono baci tra gli uomini.
Certo, purtroppo o per fortuna è una novellizzazione, quindi ovviamente hanno forzato la mano su alcune cose, ci sta.
RispondiEliminaMi è comunque piaciuto molto, anche se a tratti si vede che si tratta di un qualcosa di edulcorato.
Moz-