lunedì 8 febbraio 2021

[Cinema] Taxi Driver: il capolavoro per eccellenza di Martin Scorsese. La recensione del film


[Cinema] Taxi Driver: il capolavoro per eccellenza di Martin Scorsese. La recensione del film uscito nelle sale nel 1975.

Era infatti l'8 febbraio 1975 quando Taxi Driver di Martin Scorsese fece il suo esordio al cinema, diventando in breve tempo uno dei film di culto della sua generazione, nonché una delle pellicole più famose della storia della settima arte. 

Ai suoi tempi si trattò di un lavoro voluto a tutti i costi da parte di Scorsese, il quale decise di abbracciare il progetto riportato nella sceneggiatura di Paul Schrader e di allagare ancora di più l'intesa con l'attore Robert De Niro (senza dimenticare una giovanissima Jodie Foster). "Taxi Driver" colpì infatti i suoi autori e il pubblico per le sue tematiche profonde, come ad esempio l'alienazione di un personaggio reduce dalla guerra del Vietnam e alla prese con una storia tutta psicologica, con elementi tipici del neo-noir e del giallo

La locandina di Taxi Driver


Le premesse erano più che promettenti dato che Schrader era reduce dal successo di Yakuza (sceneggiatura venduta a Sideny Pollack) e aveva studiato in maniera approfondita l'esistenzialismo europeo per poter creare il personaggio di Travis Bickle, tra l'altro ispirato a un fatto di storia vera: nel 1972, il criminale Arthur Bremer tentò di assassinare il candidato democratico alle Presidenziale Usa George Wallace. Le influenze presenti nella pellicola rimandano a "La Nausea" di Sartre a "Lo Straniero" di Camus

Dal canto suo, Martin Scorsese era reduce dall'ottimo successo con "Alice Non Abita più Qui" e cercava conferme da parte della critica e degli Awards che candidarono il film del 1975 a tre Premi Oscar (vincendo solo quello come migliore attrici protagonista Ellen Burstyn).

Schrader, Scorsese e De Niro


La realizzazione del film Taxi Driver

Tutto ebbe inizio quando Brian De Palma presentò Scorsese a Schrader: l'obiettivo del regista era mettere le mani su una sceneggiatura nella quale si era rivisto molto, nonostante lo scritto fosse molto personale. Anche De Niro fu particolarmente colpito dalla storia. Tutte e tre erano attratti da personaggi e situazioni inverosimili che all'occhio dello spettatore potevano apparire difficile da capire, quasi ripugnanti. 

Scorsese voleva un film che mettesse in risalto un antieroe, qualcuno che potesse non piacere a tutti. Proprio per tali ragioni soltanto la Columbia accettò di sostenere l'intero staff del regista versando la bellezza di un milione e 300 mila dollari. Le riprese ebbero inizio nella metà del 1975 a New York, dove fu piazzato un grande studio hollywoodiano vista la complessità di Taxi Driver, il cui copione non fu sottoposto ad alcuna modifica. New York è da sempre la città del cuore del cineasta italoamericano e quindi era necessario creare un habitat perfetto per la storia di un tassista, disegnando una mappa che potesse permettere allo spettatore di vivere di persona quelle esperienze. 

Una scena delle riprese


C'era anche grande attesa per la nuova interpretazione di De Niro, fresco reduce in quel periodo dalla vittoria del Premio Oscar come migliore attore non protagonista ne "Il Padrino - Parte II". Per immedesimarsi perfettamente nel personaggio di Travis e comprendere il punto di vista di Schrader, De Niro decise di lavorare per davvero come tassista o per lo meno si limitò a guidare un Taxi per due settimane andando avanti e indietro per New York

Il film tra l'altro è anche un omaggio a Victor Magnotta, un vecchio amico di Scorsese che ebbe un ruolo importante nella caratterizzazione di Travis da parte di De Niro. Magnotta infatti aveva combattuto in Vietnam, in uno degli squadroni peggiori della guerriglia. Più volte raccontò la sua esperienza bellica al regista e all'attore, specificando un particolare: a Saigon gli capitava spesso di incontrare degli individui con i capelli tagliati in stile mohawk, a indicare la loro appartenenza alle forze speciali, sempre pronte a uccidere. In una foto che gli fu mostrata dall'amico, Scorsese prese lo spunto per creare la capigliatura da moicano che Travis assumerà verso le battute finali di "Taxi Driver". 


Scorsese e De Niro erano disposti a tutto pur di realizzare il film. Erano infatti consapevoli che un milione e 300 mila dollari erano tanti per un film a basso raggio, ma per una trama come quella di Taxi Driver erano anche pochi. Se fosse stato necessario avrebbero deciso di girarlo anche in bianco e nero: per loro era una questione sentimentale e non commerciale. Come se non bastasse, il tempo stringeva: Scorsese aveva già avviato la fase pre-produzione di New York New York, mente De Niro aveva firmato per l'impegnativo Novecento di Bernardo Bertolucci. 

Per questo motivo, visti budget e tempistica, il buon Martin si prese la briga di disegnare lo storybord di tutto il film, inserendo addirittura i primi piani delle persone affinché tutto combaciasse alla perfezione. 

Una parte della storyboard della scena finale


La trama in breve

Travis Bickle (Robert De Niro) è un ex marine che ha combattuto in Vietnam. Lavora come tassista coprendo in maniera permanente il turno di notte, dato che soffre di insonnia perenne. Vive in un mondo tutto suo e ha delle abitudine non proprio belle, essendo tra l'altro un attivo frequentatore dei cinema porno. Non ha amici e non ha una donna: proprio quando cerca di corteggiare Betsyun'impiegata dello staff elettorale del senatore di New York Charles Palantine (candidato tra l'altro come Presidente Usa), anziché portarla nel tipico ristorante romantico la conduce con sé in un cinema porno, facendola scappare a gambe levate. 

Travis non apprezza questo atteggiamento, così come tutti gli altri comportamenti umani. Si lascia poi impietosire dalla storia di Iris (Jodie Foster) una ragazza che lavora come prostituta nonostante abbia solo 13 anni. Il protagonista la conosce a bordo del suo Taxi, mentre cerca di fuggire dal suo amante e protettore Sport (Harvey Keitel), convincendosi contemporaneamente che sia soltanto la droga a indurla a quell'insensato gesto da fuggitiva. 

Travis nel frattempo perde la testa e decide di uccidere Palantine perché reputato come il simbolo dell'ipocrisia della sua epoca. Il suo piano però viene sventato ed è costretto a scappare con le sue armi da fuoco. Più tardi si reca dove Iris lavora come prostituta e parte una vera e propria strage che vede Travis uccidere Sport, un mafioso e il locandiere. Il giorno dopo la stampa lo esalta come un eroe che ha salvato una minorenne dallo sfruttamento della prostituzione. Insomma, da psicopatica attentatore diventa un improbabile eroe. Il protagonista riprenderà la sua vita quotidiana e si lascerà alle spalle anche lo spiacevole episodio con Betsy

Ecco la piccola (ma grande) Jodie Foster


Il successo e la critica

Il successo di Taxi Driver nelle sale cinematografiche fu enorme. Fu così grande da ricevere anche quattro nomination agli Oscar e la Palma d'Oro al Festival di Cannes. Oggi considerato tra i primi 100 film migliori di sempre: secondo l'American Film Institute è il 52esimo miglior film Usa (in precedenza era il 44esimo). 

La critica elogiò l'operato di Scorsese, Schrader e De Niro per aver presentato una versione alternativa della storia di una persona reduce dal Vietnam e di tutti i traumi conseguenti alla guerra. Il tema dell'alienazione è dominante specialmente se funziona come una scatola, dentro alla quale ci si buttano dentro tutti i propri dolori, le proprie frustrazioni e i propri demoni perfettamente miscelati e poi ributtati nel cervello. 

Povero Travis


Colonna sonora

A Bernard Herrmann è stata affidata la colonna sonora di Taxi Driver. All'epoca questo compositore era famoso per le varie collaborazioni con il maestro Alfred Hitchcock (La donna che visse due volte, Psycho e Marnie) e purtroppo non fece in tempo a seguire l'uscita della pellicola nei cinema: morì poco prima dell'8 febbraio del 1976. 

Nelle sue interviste e biografie però Scorsese parla di un curioso aneddoto su Hermann, il quale inizialmente non voleva sapere proprio nulla di creare le musiche per un film intitolato "Taxi Driver". Non gli andava a genio una storia su un tassista e per chiudere i contatti con il regista arrivò a inventarsi tutte le scuse del mondo. Quando però lesse il copione, Herrmann cambiò immediatamente idea e si mosse per creare le sonorità giuste per il personaggio di Travis. Ad esempio, nella scena in cui si allena, il compositore evitò di inserire strumenti a fiato perché voleva creare un ritratto sonoro della dura vita del protagonista. 

Hermann aveva addirittura preparato dei controtipi, cioè con un pennarello tracciò i vari punti dove avrebbe inserito la musica. Tra l'altro, la cosa che colpì particolarmente la critica e gli spettatori fu il rapporto totalmente assente tra Travis e la musica: questi non ascolta canzoni e componimenti, vive in un mondo talmente isolato da non sentire il bisogno di dare ritmo alla propria esistenza. Scorsese volle mettere in evidenza questo apostrofo del suo antieroe. 

Bernard Herrmann



Analisi

Questo lungometraggio ci mostra il lato oscuro del suo protagonista. Ad esempio, l'auto di servizio di Travis come una specie di cavalcatura dell'apocalisse a partire dalla comparsa della yellow cab che ci mostra la fuoriuscita del vapore dalle fogne a rallentatore. È come se l'ombra della morte avvolgesse la metropoli di New York

Tali visioni sono fondamentali per descrivere l'isolamento del protagonista, vittima psicologica degli orrori del Vietnam. A pensarci bene notiamo una disfunzione a partire dal titolo del film che non presenta alcun articolo: questa è stato fatto di proposito per rendere Travis anonimo e privo di qualsiasi contatto con la realtà. Guarda caso egli ha problemi nel relazionarsi col prossimo e quando lo fa applica le sue abitudini. Non importa che Betsy sia tanto carina e interessante perché lui la porta in un cinema porno, uno dei luoghi che è solito frequentare. 

Ecco Betsy


Travis stecca di brutto anche il tentativo di convincere la piccola Iris a non prostituirsi. E così egli passa il tempo rinchiuso a casa sua, a giocare con le pistole e a inscenare monologhi davanti allo specchio, lasciando che l'odio per la società cresca sempre di più. La distruzione della tv è la chiusura definitiva della sua apertura verso il mondo. A un certo punto lo vediamo rannicchiato e schiacciato dall'altro dalla macchina da presa, come se Dio lo stesse osservando. 

Travis vive quindi una terrificante nevrosi che lo porta ad alimentare continuamente i suoi demoni e il suo processo di isolamento. Nella sua testa inserisce le informazioni e i sentimenti di amore e odio dei suoi clienti: finirà dunque per farli suoi ed esplodere in una violenza terrificante, su certi aspetti anche annunciata ma difficile da immaginare passo dopo passo. È per questo motivo che si veste da giustiziere solitario pronto a professare il verbo della morte. Sembra una specie di Batman dei poveri visto che riesce a mutare la sua voce, come se a parlare fosse il suo "passeggero oscuro" (per citare una frase alla Dexter Morgan). 



La scena della sparatoria poi è in un certo senso la rinascita di Travis, la sua redenzione, il suo tornare a una nuova vita. Le riprese da varie angolature, la pozza di sangue, le macchie rossastre sui muri, l'arrivo delle forze dell'ordine: quella è la manifestazione di tutto il male interiore del personaggio che finalmente vede i suoi fantasmi uscire fuori uno alla volta. Forse lo lasceranno in pace. Infatti, lui era la vittima della società e del mondo, adesso essi lo promuovono a eroe ed è proprio che parte la "terapia" interiore che lo condurrà a riabilitarsi. Addio quindi al folle Travis con la cresta ha mohwk (ecco l'omaggio a  a Victor Magnotta). 

Il colpo di genio di Scorsese però sta nel fatto di aver utilizzato diverse tipologie di inquadrature, prospettive e strumenti (come il carrello) per cercare di mettere sempre più in risalto i dolori del giovane Bickle. Il grandangolo sfruttato nella scena in cui avanza in mezzo alla folle serve per rendere sfocato tutto ciò che lo circonda, come se alla fine nulla dovesse esistere per farlo sentire parte del mondo. 

Anche la contraddizione del sesso rende Travis un individuo difficile. Ad esempio, desidera possedere Betsy, la lusinga e la venera ma poi la minimizza nel momento in cui scopre che è diversa da lui. Successivamente giudica la giovane Iris perché fa la prostituta ma nel contempo prova pietà per lei, vuole salvarla, forse vorrebbe essere per una notte sua cliente (nonostante sappia che sia sbagliato). Eppure lui vuole essere tutto: amante ed eroe. Quindi si salvi chi può!



Il finale

Martin Scorsese ha raccontato di essere andato in diverse occasioni al cinema per vedere i suoi film insieme ai comuni spettatori e notare le loro reazioni. La gente in sala si mostrò spaventata e sconvolta dinanzi al massacro finale messo in scena dal protagonista. Scorsese ammette di aver capito che quella violenza non era agibile a tutti anche perché dietro a quella carneficina avrebbe soltanto voluto far conoscere meglio la figura di Travis

Eppure, quella potenzia visiva è ancora tale oggi. Per evitare di incappare nelle rigide regole della censura, il regista alleggerì la colorazione del sangue, rendendolo con un rosso più grezzo e meno vivo. Questa parte conclusiva della sparatoria lasciò interdetti molti amanti della settima arte perché temevano che la cosa potesse aver avuto ripercussioni sulla povera Jodie Foster: come dichiarato da quest'ultima, le riprese furono eseguite tutelandola. 



Decennio dopo decennio si sono sviluppate diverse teorie sulla conclusione del film, secondo cui le scene finali dopo la sparatoria sono il risultato dell'immaginazione di Travis in fin di vita. Inoltre, non appena Betsy lascia il taxi a pochi fotogrammi dai crediti finali, si può sentire uno strano suono e subito dopo Travis che aggiusta nervosamente lo specchietto retrovisore. Scorsese ha commentato i momenti finali del film dicendo che il rapido sguardo quasi nevrotico del personaggio allo specchietto potrebbe rappresentare la possibilità che egli possa soffrire di nuovo di depressione e scatti d'ira in futuro. 

Scene improvvisate

Alcune scene di Taxi Driver sono state improvvisate. A dichiararlo fu lo stesso cineasta. Un esempio è stata la conversazione tra Travis e Betsy al caffè, dove furono dette cose mai dettate dal copione, per un totale di 14 minuti circa di improvvisazione. 



Ovviamente, il top del top è la mitica parte in cui De Niro parla davanti allo specchio dicendo a sé stesso: «Ma dici a me? Ma dici a me? … Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui». Sapete cosa c'era scritto sul copione in merito? "Robert, parla da solo allo specchio". Quindi fu tutto meravigliosamente inscenato lì per lì, in un momento in cui De Niro raggiunse uno dei momenti più epici della sua carriera. Scorsese fu entusiasta da quella breve esternazione dei pensieri dell'attore e decise di inserire quella ripresa nel film. 



È tutto. Concludo dicendo: buon compleanno Travis!

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13 commenti:

  1. Ricordo De Niro. Un grande, forse solo secondo dietro Al Pacino.

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  2. Film straordinario e che sceneggiatore (e x me anche regista) che è Paul Schrader. L'ho visto in tv un sacco di volte ma quando durante un rassegna mi è capitato di vederlo sul grande schermo mi sono veramente emozionato.

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  3. Ciao Pakos.
    Mi è piaciuto moltissimo questo tuo raccontare del film. Sei stato davvero bravissimo!
    Io ero molto piccola quando uscì e per vederlo passarono molti anni.
    Posso dirti che mi sconvolse e, nello stesso tempo, travolse.
    Mi piacque la grande interpretazione di De Niro ed il modo che hai sapientemente descritto di filmare le scene. Molto originale ai tempi, credo.
    Però ho cercato di rivederlo e non sono mai riuscita a farlo completamente, proprio perché mi scosse non poco.
    Comunque una pellicola di spessore che volli guardare proprio perché la consideravo super e non me ne sono mai pentita.
    Grazie dunque e ti abbraccio. Buon inizio settimana. 💋

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    1. ti ringrazio Pia, sei gentile come sempre. Cerca di rivederlo perché merita sempre, al di là di alcune scene che ad ogni modo hanno fatto storia.

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  4. Un film che ha fatto decisamente storia, tra citazioni ed omaggi anche moderni, davvero grandissimo ;)

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    1. senza rivali su certi punti di vista: il capolavoro del maestro Scorsese

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  5. Non sapevo che la scena dello specchio fosse pura improvvisazione. Gigantesco...e bravo anche Amendola, doppiatore fantastico!
    Il particolare dello specchietto..fantastico! Proprio così, Travis potrebbe ricadere nelle sue "crisi".

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    1. Al di là dello straordinario doppiaggio del solito Amendola, molti attori di oggi e del futuro potranno solo leccare le suole delle scarpe a mostri sacri come De Niro (e Al Pacino)

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  6. Bellissimo post, mi è piaciuta molto la tua disanima. Personalmente lo considero un ottimo film, che anche oggi non ha perso neanche un po' la propria carica esplosiva.

    P.S. Non sapevo che la conversazione tra Travis e Betsy al caffè fosse totalmente inventata.

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    1. eheheh hai visto? Per fortuna ho rispolverato i vecchi libri della tesi e ho recuperato questi particolari. Taxi Driver è una vera rivelazione a anche a distanza di 45 anni

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  7. Vale sempre la pena di rivederlo, soprattutto ora che ho letto la tua attenta e dettagliata descrizione e dietro le quinte del film. Complimenti, mi è piaciuto molto il tuo articolo. Ciao

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  8. Bella analisi del film, complimenti! Taxi Driver è difficile dimenticarlo, Travis rientra tra i giustizieri che popolavano il cinema di quegli anni ma allo stesso tempo è molto diverso dallo stereotipo che andava di moda. Un film che dà sicuramente tanto da pensare!

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