lunedì 4 gennaio 2021

The Irishman: corsi e ricorsi storici nell'ultimo gangster movie di Martin Scorsese


Oggi voglio parlare dell'ultimo film, distribuito nel 2019, del mio regista preferito in assoluto: Martin Scorsese e il suo "The Irishman". Come in molti sapranno, si tratta di una pellicola molto lunga, l'ennesima storia dettagliata di un gruppo malavitoso che mescola i gangster delle famiglie italoamericane con gruppi di altre etnie e nazioni, senza dimenticare il coinvolgimento secolare che la criminalità ha avuto nei sindacati nazionali

In tre ore e mezza, il cineasta ci mostra dei fatti mai visti prima che fino a pochi mesi fa erano riportati solo nel libro "L'irlandese - Ho ucciso Jimmy Hoffa" scritto da Charles Brandt e che tratta i racconti di Frank Sheeran, ex sindacalista e mafioso statunitense che ha confessato di essere il responsabile della morte e della scomparsa di Jimmy Hoffa. Quello di Hoffa infatti è stato per anni uno dei casi più misteriosi d'America, dato che per anni non si è mai capito che fine avesse realmente fatto dopo la sua scomparsa nel 1975 (è stato poi dichiarato morto nell'82). 

"The Irishman" è l'ennesimo film documentario nato dal premio Oscar Scorsese, il quale ha creato un prodotto basato come sempre su continui flashback e sui racconti del protagonista Sheeran, interpretato da Robert De Niro. La trama si muove seguendo la falsariga dei precedenti gangster movie del regista, come Main Streets ma soprattutto Goodfellas e Casinò, anche se non manca una lieve ventata d'aria fresca dietro le rappresentazioni tecniche della pellicola.


Oltre a De Niro, al cast hanno partecipato altri due mostri sacri del cinema di Hollywood, nonché premi Oscar come lo stesso Robert: Al Pacino (nei panni di Hoffa) e Joe Pesci (nella parte del mafioso Russell Bufalino). Ed è proprio dei Bufalino che Scorsese parlerà nel suo "The Irishman" mostrando quanto questa famiglia sia stata potente in Pennsylvania tra gli anni '50 e gli anni '90. Da quello che il lettore e lo spettatore possono evincere, si tratta quindi di una storia vera, con fatti realmente accaduti che hanno scritto alcune tra le più nere pagine di cronaca negli Stati Uniti



Il film

Partiamo dal presupposto che "The Irishman" non è stato un film facile da realizzare. A causa della sceneggiatura molto lunga, diverse major americane si erano tirate indietro per il progetto visti anche gli elevati costi. Solo Netflix accettò di aiutare Scorsese e una volta trovato l'accordo le riprese hanno avuto inizio nell'estate 2017 a New York per poi terminare quasi un anno dopo. 



Dopo una vasta campagna pubblicitaria che ha catalogato la nuova opera di Scorsese tra i maggiori eventi cinematografici del 2019, il primo dicembre del medesimo anno Netflix passa alla distribuzione del titolo in tutte le sale, poi l'ha reso disponibile sulla sua piattaforma 26 giorni dopo. Sempre nel medesimo periodo, la pellicola arriva in Italia attirando la curiosità degli estimatori del genere, degli attori protagonisti e di Scorsese


Accoglienza e critica

L'impatto di "The Irishman" è stato subito evidente all'occhio dello spettatore cinematografico e nella prima settimana di proiezioni su Netflix ha fatto registrare oltre 26 milioni di utente. Proprio sulla piattaforma è stato in cima ai programmi più visti totalizzando 64 milioni di visualizzazioni: attualmente "The Irishman" è il sesto film più visto della storia di Netflix

Ottimi riscontri sono emersi anche dai cinema, presi letteralmente d'assalto per guardrea il trio vincente di Scorsese: mai si erano visti De Niro, Pesci e Al Pacino insieme in un film. 



La critica ha anche accolto molto positivamente l'ultimo lavoro del cineasta italoamericano, tralasciando forse qualche ramanzina sulla trama troppo lunga e alcune scelte discutibili sul trucco e gli effetti speciali (a breve vederemo cosa intendiamo). "The Irishman" ha comunque convinto la stragrande maggioranza dei critici e ha ricevuto nel 2020 ben 10 candidature all'Oscar, senza però ottenere una sola statuetta. Sugli scudi non solo Scorsese ma soprattutto il cast. 


La trama in breve

Riporteremo solo alcuni punti della trama, essendo questo un film molto lungo e che non tutti hanno ancora visto nonostante sia già famoso. 

I fatti si alternano tra passato e presente e sono esposti da un Frank Sheeran ormai vecchio, solo e costretto alla sedia a rotelle per via degli acciacchi e delle malattie. Negli anni 50, l'americano di origini irlandesi (ecco spiegato il titolo) lavorava come camionista impegnato a trasportare carne venduta al gangster di Filadelfia Felix "Skinny Razor" DiTullio. Dopo la scomparsa di un carico, Frank viene accusato dall'azienda per cui lavora di furto ma non confessa i nomi delle persone coinvolte nell'operazione. Dopo aver vinto la causa grazie al suo avvocato Bill Bufalino, il protagonista viene presentato a Russell Bufalino, il boss dell'omonima famiglia mafiosa



I due diventano amici e Sheeran viene assoldato come come membro del gruppo malavitoso, specializzandosi nell'arte di "ridipingere le case": in sintesi, è colui che commetterà vari omicidi su richiesta del suo superiore. Durante la storia, Frank conosce il capo del sindacato International Brotherhood of Teamsters Jimmy Hoffa, diventando suo protettore e consigliere a tal punto da diventare sindacalista e diventare suo uomo fidato. 

Col passare della storia però emergono tutte le difficoltà che nella realtà portarono Hoffa a farsi prendere in odio dalla mafia, fino a essere considerato un personaggio scomodo. Alla fine, si decide di farlo fuori e Russell Bufalino chiederà a Sheeran di eliminare l'amico. Gli anni passano e tutti i membri della banda invecchiano: finiscono poi in carcere in seguito alle indagini scaturite dalla misteriosa sparizione di Hoffa, il cui corpo non è stato ancora trovato e non è chiaro se sia vivo o morto secondo gli inquirenti.



Una volta morti i suoi vecchi compagni, Sheeran si troverà costretto a confessare tutta la sua storia dall'Fbi, passando i suoi ultimi giorni da solo, a malapena sostenuto dalla presenze delle figlie. Tutta la trama si svolge con continui salti nel tempo.


Analisi del film

"The Irishman" è un po' la somma totale del gangster movie targato Martin Scorsese. In questa pellicola il regista ci mostra una storia di mafia in America, presentandola come una sorta di epopea moderna del gangsterismo nel nuovo mondo. 

In un certo senso, questo prodotto è una sorta di "C'era Una Volta In America" 2.0, ma attenzione perché c'è una netta distinzione tra Scorsese e Sergio Leone. Qui infatti rivediamo l'italianità dei personaggi mafiosi, i quali vivono non solo nel malaffare ma anche seguendo le tradizioni e le abitudini del loro paese di origini. In questi "riti", Sheeran si lascia coinvolgere senza problemi, apprezzando la bella vita che fa e diventando un uomo rispettato e temuto. 



Ciò che accomuna Scorsese e Leone è il fatto che si racconta quello che per i criminali è stato il sogno americano, secondo il loro punto di vita. Eppure, Scorsese è un'altra cosa e lo notiamo dal fatto che emergono molti aspetti del suo cinema come la violenza cruenta e improvvisa di alcune scene che abbiamo potuto notare in capolavori come Mean Streets, Taxi Driver, Goodfellas, Casinò e The Departed. Gli omicidi vengono anche annunciati ma avvengono con uno stile unico e irripetibile, quasi elegante ma virile.

Con "The Irishman", Scorsese ha voluto realizzare quello che forse può considerarsi come il suo ultimo regalo agli appassionati del genere, facendo luce anche sul grande schermo sui fatti legati alla fine di Jimmy Hoffa, mettendo insieme un cast dei suoi sogni. Robert De Niro, Joe Pesci, Al Pacino e Harvey Keitel (nel ruolo di Angelo Bruno) è la manifestazione del desiderio più nascosto di ogni regista, cioè mettere insieme il "mito" della mafia in America e farlo raccontare dai maggiori divi di Hollywood, quelli più amati di sempre.

Del resto, molti membri del cast di "The Irishman" sono specializzati nell'interpretare questi ruoli intrisi di cattiveria, drammaticità e lati oscuri. Al Pacino fa la sua solita bella figura nell'interpretare il difficile personaggio di Jimmy Hoffa, il cui profilo era stato già impersonato da Jack Nicholson nel lungometraggio "Hoffa: Santo o Mafioso?" per la regia di Danny DeVito. 



Joe Pesci dimostra di essere un vero mancato boss della mafia con un'interpretazione calma ma coinvolgente, molto simile a quella al Frankie Monaldi visto in "C'era una volta in America". Questa volta, l'attore premio oscar, personifica un individuo molto diverso dagli spietati e psicolabili personaggi di Tommy De Vito (Goodfellas!) e Nicky Santoro (Casinò). Il boss Russell Bufalino infatti viene descritto dalle biografie come una specie di gangster gentiluomo, molto elegante, pacato, silenzioso ma bravo a farsi rispettare: con lui era possibile trattare ma guai a non seguire i suoi ordini. 



Non è stato in gioco da ragazzi invece per Robert De Niro, costretto a interpretare Sheeran in tre fasi della sua vita: da giovane padre di famiglia ad anziano prima e decrepito poi. Forse, una delle poche pecche di "The Irishman" è stato quello di aver voluto truccare a tutti i costi l'attore per farlo ringiovanire, nel tentativo di togliergli una trentina d'anni dalla pelle. Meno difficile invece è stato ringiovanire (o invecchiare) tutti gli altri interpreti.



Da questo punto di vista, Martin Scorsese e lo stesso De Niro avevano deciso di lavorare su dei particolari effetti speciali e rigirare intere sequenze di Goodfellas. Il regista e l'effettista Pablo Helman, sottoposero le sequenze a vari test informatici ed entrambi rimasero positivamente colpiti dal risultato, tanto da dare il via libera al progetto, partito due anni dopo.

Per quanto "The Irishman" abbia reso perfettamente l'idea del saggio originale di Brandt, è innegabile l'influenza del vecchio cinema di Scorsese, specialmente in riferimento ad altri due suoi gangster movie, uno su tutti "Quei Bravi Ragazzi". Anche questa pellicola infatti si pone come un documentario che parla di una "famiglia mafiosa che vive in America, lavorando per il potere e usando il denaro come proprio portafortuna, un talismano, un simbolo di forza verso il quale rifuggono compiendo azioni che vanno al di là del buon senso e della morale". 



In effetti, non ci sono molte differenze dal gangster americano di origini irlandesi e siciliane Henry Hill, il quale aveva a suo volta parlato delle abitudini della famiglia mafiosa a cui apparteneva: "si vede il modo in cui operano i gangster, i luoghi che frequentano, le mogli e le amanti, ma soprattutto il lavoro che devono svolgere per tirare avanti e farsi strada nel mondo della criminalità". C'è però una differenza tra Henry Hill di Goodfellas e Frank Sheeran: il primo non ha mai avuto realmente dei sensi di colpa per i reati commessi (del resto non era un vero e proprio assassino), mentre il secondo sì perché era l'uomo dal grilletto facile di Bufalino. Proprio su questi aspetti ha lavorato Scorsese riuscendo quindi a diversificare una prodotto non solo per seguire la trama originale ma anche per non rendere "The Irishman" uno scopiazzamento di Goodfellas, anche se i rimandi sono piuttosto evidenti. 

Non a caso anche qui vediamo una delle tecniche preferite dal cineasta e cioè mettere in condizione il personaggio narrante di fissare in alcuni momenti la telecamere: sono evidenti ancora una volta le scuole di Ernie Kovacs, una vecchia leggende di Hollywood che esponeva i suoi monologhi bloccandosi improvvisamente e guardando l'obiettivo. Non manca anche qualche nostalgico riferimento al maestro Roger Corman, nonostante il racconto sia più lento rispetto alle solite opere di Scorsese



Alla fine è sempre la macchina da presa a porre lo spettatore davanti a fatti realmente accaduti, citando anche la vita quotidiana e le abitudini personali dei protagonisti, oltre a tutto ciò che riguarda il mondo della criminalità e della corruzione all'interno dei sindacati. Tecnicamente infatti non si può recriminare nulla al vecchio volpone nato a New York da genitori siciliani e questo lo notiamo non solo dalla solita maestria nelle scene clou ma anche nei dialoghi: sensazionale è la parte in cui De Niro e Pesci parlano realmente in italiano raccontandosi tante cose. 

Per quanto riguarda la violenza, nonostante sia meno devastante rispetto al passato, resta comunque onnipresente anche in questo prodotto. Pur se ragionata e annunciata, la violenza in "The Irishman" a tratti ci ricorda quella irrazionale e spregevole vista nel già citato Goodfellas!: quando Frank si reca dal proprietario di un negozio per picchiarlo dopo aver maltrattato sua figlia, ci viene quasi in mente la scena in cui Henry attraversò la strada per malmenare il ragazzo che aveva tentato di abusare di Karen. C'è molto metacinema, per dirla alla Tarantino, dentro questo lungo manifesto del gangsterismo americano più recente. 



Se "Quei bravi ragazzi" è stato considerato come la summa del cinema scorsesiano, "The Irishman" forse è una sorta di metodo per rinfrescare la mente ai cultori del genere. Per quanto sia un film potente, forse una delle sue pecche e delle sue debolezze (poche per fortuna) potrebbe stare nel fatto che a tratti il film appare come un rimpasto del passato, pur presentando una storia a tratti diversa ma con linee guida simili ai lavori precedenti. Un'altra parentesi da aprire è legata alla lunghezza del film: troppo lungo per raccontare la storia di Jimmy Hoffa perché in sostanza "The Irishman" è una chiarimento degli ultimi giorni del sindacalista statunitense, reso però più pompato per mettere in risalto le identità di chi stava dietro di lui e ha deciso, un giorno, di metterlo fuori gioco.

Eppure, c'è da dire che l'aspetto nostalgico del regista non è stato del tutto negativo, pur avendo realizzato una pellicola dalla storia lenta (cosa che tra l'altro non è proprio tipica di Scorsese) e forse a tratti noiosa. Il suo scopo non è stato solo quello di raccontare l'ennesima storia di mafia ma di scoprire tutto ciò che c'è intorno a un sistema contorto, malato, corrotto fino al midollo in cui prevale il gioco dei ruoli e della carte coperte fino a quando la posta in gioco diventa troppo alta. 

Pur non affascinandomi come in passato "The Irishman" è sicuramente un ottimo prodotto, certo non tra i primi cinque di Scorsese ma l'idea finale del progetto risulta ben chiara: parlare di persone nuove e di una criminalità diversa dato che i Bufalino gestivano un potere in Pennsylvania che non era tipico dei piccoli gruppi soggetti allo grandezza della cinque famiglie di New York.

Questo è appunto un altro aspetto importante di "The Irishman" perché Scorsese ha registrato sulle macchine da presa anche il cambiamento dei un'era: dalla grandezza del sistema delle cinque famiglie alla loro decadenza, rendendo tutti gli altri più indipendenti e con maggiori poteri. Del resto, se dietro un personaggio di caratura nazionale come Hoffa c'erano tanti criminali e Bufalino aveva molta più voce in capitolo degli altri (in alcune circostanze ovviamente), un motivo ci sarà. Infatti, quando non ci sarà più nulla da fare per Hoffa, alla fine deciderà di lavarsene le mani. 

Voto al film: 7/10

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8 commenti:

  1. Non si può mettere in discussione un regista come Scorsese, ma il film è troppo lungo, non aggiunge niente di nuovo e mi rattrista la visione di De Niro (invecchiato), il mio attore preferito insieme a Al Pacino.

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  2. Purtroppo devo darti ragione. Per quanto dal punto di vista scenico e tecnico sia il solito grande film, esso si presenta troppo lungo, con troppi rimandi al vecchio cinema di Scorsese e con parti in alcuni casi forzate. Il trio di attori è stata formidabile, ma De Niro appare in evidente difficoltà in alcune circostanze

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  3. Accidenti che recensione. Davvero particolareggiata, sei riuscito a sottolineare ed evidenziare tutti i suoi aspetti. Non ho mai visto il film e mi spaventa la lunghezza, ma chissà forse dovrei dargli una possibilità Del resto ho amato C'era una volta in America che non era certo un film breve!

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    1. Sono molto contento ti sia piaciuta la recensione. Armati di pazienza e guardalo questo film perché alla fine chiarisce la fine di Jommy Hoffa. Se ti interessa, qui trovi anche la recensione di C'era Una volta in America

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  4. Filmone in lista, e ora che ho tempo, anche a brevissimo termine.. il bello della pensione... ;)

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  5. Visto. E mi dispiace, inferiore, a mio avviso a Quei bravi ragazzi, Casinò e anche The departed. Prolisso e insistito.
    Gli infiniti giri in auto mi hanno ricordato C'era una volta a.. Hollywood. Non basta un Al Pacino mattatore, che mette decisamente in sordina l'indeciso De Niro e il mellifluo Pesci. Ammetto che mi aspettavo di più (come mi aspettavo molto di meno dal sorprendente Motherless Brooklyn, di, e con, Edward Norton)

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    1. Infatti ho messo in risalto il fatto che su molti aspetti recuperi cose viste già in Goodfellas! Il 7 è per la tecnica e per il fatto che il film è tutto sommato buono, dato che propone una storia di mafia nuova. Ma questo non implica che "The Irishman" sia tra i migliori film di Scorsese: assolutamente no perché la lista è ancora lunga

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