martedì 28 dicembre 2021

Diabolik, il film dei Manetti Bros: la recensione


Dopo mille peripezie sono riuscito finalmente ad andare al cinema e guardare il film di Diabolik, diretto dai Manetti Bros e uscito nelle sale cinematografiche il 16 dicembre. La recensione rischia di essere piuttosto lunga dato che la pellicola merita un'analisi molto particolare. Ammirando le scene ho potuto constatare due cose: primo, i registi non hanno dormito per diverse notti a furia di curare i particolari; secondo, questo Diabolik potrebbe non essere capito da tutti e quello che si vede potrebbe essere stato fatto di proposito. Vi anticipo quindi che a me è piaciuto e non poco.

Si tratta senza dubbio dell'evento cinematografico italiano più atteso dell'anno e per la realizzazione del lungometraggio c'è stato amore a prima vista tra gli stessi Manetti e l'attuale direttore di Astorina (la casa editrice del fumetto), Mario Gomboli. Proprio quest'ultimo ha messo mano alla sceneggiatura insieme a Michelangelo La Neve, mentre la produzione porta il marchio di Mompracem e Rai Cinema. Lo scopo è stato quello di basare buonissima parte del film sul terzo volume storico dell'opera cartacea e cioè "L'Arresto di Diabolik". 

La copertina dell'albo "L'arresto di Diabolik"


Nel cast vediamo un trio di attori molto bravi, a cui è stato affidato l'ingrato compito di interpretare i tre protagonisti principali (impresa non semplice): Luca Marinelli è il re del terrore, Miriam Leone è Eva Kant, mentre Valerio Mastandrea è l'ispettore Ginko. Molti pregi ma anche qualche difetto (forse accettabile) sono visibili lungo lo scorrere delle immagini, le cui ambientazioni ripercorrono città come Milano, Bologna (inseguimento in auto e Hotel), Courmayeur, Trieste (ambientazione marittima) e Mezzano (in provincia di Ravenna). Diabolik è un film che potrebbe essere visto su certi aspetti come una lama a doppio taglio, specie per chi il fumetto non l'ha letto o peggio ancora non l'ha capito. Naturalmente, non bisogna piegarsi dinanzi ai criticoni naturali, alcuni dei quai hanno massacrato l'adattamento cinematografico ancora prima che uscisse nelle sale. Diamo adesso uno sguardo al film andando passo dopo passo.

La trama

Come abbiamo anticipato, la trama è basata sul terzo volume storico di casa Astorina, cioè "L'arresto di Diabolik", pubblicato per la prima volta l'1 marzo 1963. Qualcuno aveva detto che la trama fosse lenta e invece l'ho notata molto scorrevole, coinvolgente e anche rapida. Due ore passano senza nemmeno accorgersene anche perché c'è da ammettere che il film è sicuramente fatto molto bene anche da un punto di vista tecnico e scenico. Fino alla fine della prima parte sembrano non esserci buchi e c'è una grandissima fedeltà verso la versione cartacea. 

Qualcosina può far storcere il naso nella seconda parte, nelle scene del colpo a Ghenf. Eva è stata immediatamente integrata e sembra già conoscere alcune delle armi del compagno: per i meno esperti ricordiamo che Eva Kant era molto diversa da come la conosciamo oggi, infatti, era una donna molto sensibile e non condivideva il modus operandi di Diabolik. Ma del resto, i Manetti Bros dovevano fare un film di due ore completo e penso ci siano riusciti, anche perché Miriam Leone è stata forse la cosa più bella in assoluto di tutto il film (ci arriveremo dopo). 

Ok, parliamone

Le ambientazioni

Ci sono le città del nostro cuore, quelle che da anni rappresentano il fulcro delle azioni del re del terrore. Clerville e Ghenf compaiono in tutto il loro splendore nelle meravigliose città e negli strepitosi paesaggi italiani perché, sia chiaro, per quanto ci siano influenze statunitensi, i Manetti volevano un film italiano perché Diabolik è un fumetto italiano. Naturalmente sappiamo che l'opera originale è collocata in posti geografici immaginari che tendono però a mischiare varie culture e mentalità: i nomi sono mescolati tra italiani e stranieri, i palazzi e le case rimandano agli stati europei più belli. Insomma i registi hanno cercato di far valere le ragioni di casa Astorina e anche le loro. 


La presenza del cinema anni '60

Qualcuno avrà storto il naso per la seconda parte del film. Eppure, chi si definisce esperto di cinema dovrebbe sapere che Diabolik è nato negli anni '60 come fumetto e in quel periodo tutti andavano matti per i film di spionaggio, i noir, i polizieschi, i gialli e soprattutto per James Bond. Ebbene, nel capitolo dedicato a Ghenf si notano tutte queste caratteristiche anche nella recitazione, dove spesso gli attori erano costretti a usare pose molto "pietrose" per mettere in risalto il profilo del protagonista e i dettagli della scena. Diverse inquadrature sono caratterizzate da continui zoom che vanno avanti e indietro oppure da tagli fumettistici, immagini in movimento che si incastrano sullo schermo anche tutte insieme per poi scalare e concedere spazio ad altro. Tutto questo è fortificato anche dalle musichette di fondo che rendono perfettamente l'idea. 

In parole povere i Manetti hanno voluto ricordare il periodo storico delle origini del nostro antieroe preferito, ponendo l'accento sulla cultura cinematografica e popolare degli anni '60 ma nel contempo estraniando l'opera da tutto il resto (vedi il fumetto). 


Colonna sonora

La colonna sonora del film è curata da Pivio e Aldo De Scalzi (storici collaboratori dei Manetti Bros.), mentre Manuel Agnelli interpreta due canzoni originali: La profondità degli abissi e Pam pum pam. La cosa più bella è che all'interno siano state inserite due canzoni che parlano, rispettivamente, di Clerville e Ghenf. Perché decantare l'America o la Francia, Parigi o Mosca se nel mondo di Diabolik questi posti non esistono (oppure esistono sotto altri nomi)? Questa è stata un'altra mossa intelligente degli autori che non hanno lasciato nulla al caso. 

I particolari: la cravatta di Ginko e la Jaguar

Nel fumetto Ginko indossava nella fattispecie una cravatta rossonera perché in casa Astoria/Astorina si tifava specialmente Milan. Valerio Mastandrea, nei panni di Ginko, indossa proprio la stessa cravatta del vero ispettore. 

Un'altra curiosità riguarda la Jaguar di Diabolik: ne "L'arresto di Diabolik" la vettura era ancora quella bianca che poi andrà perduta nell'albo successivo "Atroce Vendetta". In seguito le Giusanni decisero di passare a una versione nera dell'auto, proprio come il costume della loro creatura. Nel film, il re del terrore guida già la sua adorata Jaguar scura. 

Mastandrea in realtà odia il fumo!

Il cast e la recitazione

Questa è la parte più difficile ma nulla lasciato al caso. Guardando l'inizio del film, pensavo che la recitazione fosse a tratti pompata, forzata, ridicola. Non mi piaceva l'idea di ascoltare vocali aperte o accenti che rimandano a una determinata regione italiana. Poi mi sono ricordato del fumetto e tutto quello che mi è apparso storto in realtà ha avuto un senso (fino a un certo punto). Come già anticipato, Clerville non ha una collocazione geografica e al suo interno vivono persone con svariati nomi e cognomi, anche per quanto riguarda il colore della pelle. Quindi se nel fumetto Clerville è un agglomerato di varie culture allora nel film vale lo stesso principio mescolando italiani con cadenze linguistiche particolare. Basti pensare ad esempio alla "c" moscia di Valerio Mastandrea o all'accento milanese di alcuni pompieri comparsi nella seconda metà del film. Tutto ha senso, anche se resto dell'opinione che alcune comparse erano da prendere a schiaffi.

Un'altro aspetto fedele al fumetto è il fatto che i registi sono stati bravi a non staccarsi mai dagli anni '60 e a far in modo che le donne abbiano tutte una silhouette a dir poco perfetta (una caratteristica che le sorelle Giussani non facevano mancare mai perché loro amavano l'essere donna). Tornando poi alla recitazione, i personaggi partono tutti i maniera timida ma poi crescono a dismisura con il passare dei minuti. Miriam Leone nei panni di Eva Kant è forse la cosa meglio riuscita in assoluto in questo prodotto di Diabolik: bella, brava, sensuale e soprattutto entra molto nello stile recitativo degli anni '60. Eh sì perché sembra che i registi abbiano chiesto ai loro attori di comportarsi come facevano le star dell'epoca e di atteggiarsi come quei borghesi e quelle civette che tutti invidiavano e nel contempo detestavano. È un caso forse? Chi lo sa.


Miriam Leone ad ogni modo emette una carica sensuale e sessuale devastante. Fisicamente ed esteticamente forse era l'unica che poteva vestire i panni della regina del terrore. Inoltre, la sua Eva è più "cattiva" e "carismatica" della prima Kant vista nei fumetti dal momento del suo esordio (sappiamo come le Giussani fecero evolvere il personaggio). Ogni sguardo dell'attrice è un colpo al cuore, ogni sorriso è una gioia per l'anima, ogni bacio a Marinelli è uno pugno allo stomaco. 

A Marinelli spetta invece il compito difficile di interpretare il protagonista. Fisicamente la mole c'è e lo sguardo tutto sommato è impressionate. L'attore riesce anche a mantenere la freddezza tipica di Diabolik, forse anche troppo ed è sempre costretto a usare una voce profonda quando invece lui ne possiede una molto squillante. Tuttavia, esiste una parodia del fumetto intitolata "Diabolik al rovescio -  L'Uomo che non sapeva ridere" (Tito Faraci e Silvia Ziche) che mette in risalto proprio il fatto che il genio del crimine non è molto propenso a sorridere o ridere e lo scopo dei Manetti era proprio quello di tenere in piedi questo particolare. La recitazione di Marinelli è tutto sommato convincente e rido a crepapelle quando qualche critico dice che "è stato troppo freddo": se critichi un attore che interpreta un personaggio freddo (appunto) e manipolatore allora o non hai mai letto la versione originale o non l'hai mai capita. Non nego che Marinelli non mi abbia particolarmente colpito ma lui in quel momento era Diabolik e allora andiamo avanti.


Passiamo ora a Valerio Mastandrea. Il suo Ginko è un buon personaggio che esordisce timidamente nel film e poi cresce fermandosi sul meglio. Ginko è una persona solitamente composta e quando si arrabbia a farsi valere: ecco, questa sua trasposizione filmica lo rende un po' troppo calmo e paziente ma resta comunque immutata la sua intelligenza, per non parlare della sua sagacia. Va bene anche sentire ogni tanto la sua "c" romana (basti ricollegarsi al discorso fatto prima). Eppure, tra il suo Ginko e il Diabolik di Marinelli c'è una differenza di età esagerata secondo me. Se ricordo bene, nel fumetto i due nemici non dovrebbero differire molto nell'età e Ginko mostra di essere anche molto più dinamico. Luca Marinelli ha 37 anni, mentre il nostro Valerione (bravissimo a doppiare l'Armadillo di Zerocalcare) ne ha quasi 50: questo tende un po' a ridurre il fatto che ognuno sia la controparte dell'altro e viceversa. Mastandrea non ha fatto una cattiva prova ma qualche limite l'ha mostrato e non saprei dire se la responsabilità è sua o è della direzione.


Alessandro Roja è il viceministro degli Interni Giorgio Caron. La parte del vile ricattatore gli viene bene eppure, sembra non essersi mai distaccato dal ruolo di Dandi nella serie tv di "Romanzo Criminale". Se vogliamo analizzarlo in termini di antipatia allora la sua interpretazione è stata buona (perché Caron è un personaggio squallido) ma nel complesso non mi ha convinto del tutto.

Serena Rossi è invece Elisabeth, la prima fidanzata di Walter Dorian che in realtà è Diabolik. Molto probabilmente le rivedremo nei sequel annunciati mesi fa dalla produzione. Spero che a questo punto ci sia la trasposizione di "Atroce Vendetta". 

Cosa non va nel film

Nel film non vanno quattro cose. La prima è la parte già menzionata sul Ginko interpretato da un comunque bravo Valerio Mastandrea. La seconda è il faccia a faccia finale tra i due nemici che poteva essere fatto con una maggior tensione e un dialogo più ricco: restando su questa scena inviterei lo spettatore a non criticare la posa "ridicola" dei due attori perché penso che anche quella sia stata una cosa voluta come omaggio all'arte recitativa degli anni '60. Basti infatti vedere Mastandrea impugnare la pistola e recitare come se davanti a sé avesse un amico d'infanzia. 

Il terzo punto è il costume di Diabolik: maschera di gomma, maglioncino a collo alto, pantaloni un po' da militare e stivali. Nella versione originale, il personaggio indossa una tuta/calzamaglia ma forse i registi hanno puntato su una soluzione diversa perché, si sa, ogni gli (anti)eroi in calzamaglia non piacciono più. 

Il quarto punto è la data d'uscita che combacia con il periodo di distribuzione in Italia di Spider-Man No Way Home. Questa cosa ha convinto molte sale cinematografiche addirittura a non acquisire i diritti per la proiezione di Diabolik (un esempio è la mia città) in favore di Tessiragnatele

Cosa va nel film

Innanzitutto c'è tutto quello che riguarda il mondo di Diabolik: nascondigli, maschere, tecnologie, armi, abitudini. Le ambientazioni hanno cercato di riprodurre fedelmente le atmosfere della versione cartacea e non era facile visto che in alcuni casi i Manetti hanno voluto spararsi qualche ripresa in perfetto american style, nonostante il loro immenso desiderio di italianità. Poi, non smetterò mai di dirlo ma Miriam Leone... beh... Miriam Leone mi ha appena fatto dimenticare come concludere l'articolo ma comunque, leggendo il tutto, avrete capito che sono rimasto contento e favorevole al film. Non è un capolavoro perché qualche nota stonata c'è ma mi aspettavo anche di peggio, anzi m'è piaciuto!

Voto finale: 7

7 commenti:

  1. Bella rece completa, una vera e propria analisi.
    A me è piaciuto anche... più di te, per così dire, e concordiamo su una cosa: le critiche di chi non conosce né il cinema né l'opera.
    Dire che Marinelli è freddo... ahaha, è proprio ciò che deve essere.
    Sì, ovviamente non potevano fare che Eva ci mette dieci film per diventare quella che è, ma l'hanno gestita bene la sua crescita e ci sta pure la parentesi di lui che vuole tenerla fuori...

    Moz-

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    1. Aspettavo proprio il tuo commento. Per quanto riguarda la crescita di Eva, secondo me potevano aspettare il prossimo film e farla trovare allo spettatore già bella calda. Ma questa è una cosa che al momento non badiamo!

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    2. Il fatto è che Eva parte subitissimo da protagonista assoluta e determinata: è lei che salva Diabolik, semina Gustavo, corrompe i secondini, recupera soldi e maschere ecc...
      Poi per qualche tempo i fumetti si sono assestati su una Eva maggiormente subordinata (ma solo perché Diabolik era un assoluto protagonista) anche se poco a poco si è costruito un altro legame, esploso nell'albo Un amore nuovo.
      Impossibile raccontare tutto questo in uno o due o tre film, quindi penso sia stata una scelta giusta.

      Moz-

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    3. Ripeto, non ho detto che ci volevano altri film ma penso che dal secondo ce la potevano far trovare già bella pronta. Hanno anticipato la mossa? No problem però a volte cose simili possono stonare sul piano critico. Ovviamente non è questo che tenderà a rovinare un film che fondamentalmente m'è piaciuto parecchio!

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  2. Elizabeth invece è solo disegnata così scema? In teoria leggo che aspirasse al ruolo di "Eva Kant"

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    1. No assolutamente.
      Lei è proprio ignara di tutto, è la classica brava ragazza che si beve le bugie (non fino in fondo). Ma non ha mai potuto (né voluto) ambire al ruolo di Eva.
      Poi succede però una cosa che la trasformerà...

      Moz-

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    2. Elizabeth era innamorata di Walter Dorian e non di Diabolik. Non sapeva chi fosse realmente quindi non poteva aspirare a nulla (anche se mi affido al tuo virgolettato che lascia intendere un velo coerente di ironia, inoltre se ricordo bene sei un lettore di Diabolik come noi).

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