Fumetti e Cronaca: L'Essenziale presenta "Strati" di Zerocalcare. Ecco la storia dedicata a Ugo Russo, il 15enne morto a Napoli l'1 marzo 2020 in seguito a un tentativo di rapina andato male.
Strati di Zerocalcare racconta la storia di Ugo Russo su "Essenziale"
Zerocalcare torna in edicola sul settimanale L'Essenziale con una nuova storia a fumetti: si tratta di "Strati" e racconta la vicenda di cronaca legata a Ugo Russo, il 15enne ucciso l'1 marzo 2020 in via Orsini a Napoli per un tentativo di rapina finito nel peggior dei modi. Michele Rech si è recato nei Quartieri Spagnoli del capoluogo campano affinché potesse ascoltare il grido di aiuto della famiglia, cioè ottenere verità e giustizia per il compianto Ugo. Andiamo con ordine.
Ugo Russo si trovava su scooter con un amico la notte in cui avvenne la tragedia. Il loro obiettivo era quello di mettere a segno una rapina ai danni di un uomo in auto insieme a una donna. Ugo, armato di una pistola giocattolo, aveva puntato il Rolex della potenziale vittima, senza sapere però che quest'ultima fosse un carabiniere 23enne fuori servizio e per giunta armato. Alla fine, il militare in ferie sparò tre colpi che colpirono Ugo alla spalla, al braccio e alla testa.
Di storie come quella di Ugo Russo ce ne sono tante e sicuramente non bisogna mai dimenticare che episodi simili possono dividere l'opinione pubblica. Zerocalcare fa la divisione tra i malinformati e gli incarogniti, cioè coloro che sono soliti uscirsene con la frase "se l'è cercata". È giusto che un ragazzo di 15 anni, al di là della sua probabile vicinanza a qualche gruppo criminale, muoia in questo modo? Per quanto si possa aver torto in merito, la risposta è certamente no, anche perché il caso di Ugo si infittisce ancora di più per via delle stranezze emerse durante le indagini da parte degli inquirenti.
Dopo la terribile notte di quel primo giorno di marzo, furono fornite due versioni in merito al decesso del giovane. Infatti, s'è cercato di capire come mai il suo corpo fosse notevolmente distante dal punto in cui ha subito i colpi d'arma da fuoco, specialmente per il fatto che uno di quei proiettili l'ha preso alla testa. La scientifica escluse la folle idea che Ugo avesse potuto percorrere qualche metro a piedi e con una pallottola nel cervello, tipo come succede alle galline quando le decapiti. La seconda versione invece spiega che il giovane carabiniere abbia potuto continuare a sparare dopo aver esploso i primi colpi. Fatto sta è che gli inquirenti ebbero la sensazione che qualcuno avesse provato a insabbiare alcuni particolari legati alla dinamica dell'accaduto.
In sintesi: autopsia durata mesi, esame probatorio rimandato tante volte, carabinieri indagati con l'accusa di aver depistato indagini e prove. Come se non bastasse, lo stesso carabiniere che ha ucciso Ugo dichiarò di non aver esploso tre colpi, ma tutti! Questo quindi tiene in piedi l'ipotesi che il giovane militare abbia potuto infierire sulla vittima per motivi ancora da stabilire. Fatto sta è che prestando servizio in Emilia Romagna, non avrebbe dovuto avere con sé la pistola di servizio.
La storia di Ugo però non è semplice anche perché ci furono due conseguenze importanti dopo la sua morte: il pronto soccorso dell'ospedale Pellegrini di Napoli fu devastato alla fine di un raid da amici e parenti della vittima (fonti i quotidiani); in seguito qualcuno sparò con una pistola dinanzi alla caserma dei carabinieri dove si trovava il compagno di sventura di Ugo Russo. Inoltre, a complicare la posizione del giovane c'è stata anche la storia della famiglia, considerata come ambiente malsano e che abbia inciso negativamente sull'educazione di Ugo. Eppure, suo padre Enzo ha più volte confessato a Zerocalcare di aver sbagliato in passato ma di aver pagato tutti i suoi conti: quello che i Russo vogliano conoscere è la verità sui fatti accaduti, non cercano di santificare o martirizzare Ugo, vogliono solo comprendere come abbia fatto a morire in quel mondo e perché tante versioni non combaciano.
Ci ritroviamo sempre lì: c'è chi dice che l'è cercata e chi evidenzia il fatto che un ragazzo di 15 anni, pur se colpevole di tentata rapina, non può essere ucciso in quel mondo, specie se di mezzo c'è un membro delle forze dell'ordine. La storia di Ugo Russo è un capitolo di cronaca che mette nuovamente in risalto i vari strati della morale umana. La verità però è che ci sono posti nel mondo in cui i Governi sono assenti, assenti sia verso i cittadini sia verso le forze dell'ordine. In una città difficile (oltre che bella) come Napoli esistono circoli viziosi diventati inesorabilmente uniti da legami più che sanguinosi. Essere figli di quartieri difficili ed essere legati ad ambienti altrettanto complicati sono gli elementi che creano casi come quello di Ugo Russo, casi in cui la criminalità sfrutta la povertà e tiene fuori tanti giovani dalla Napoli della cultura, dalla Napoli del lavoro, dalla Napoli delle occasioni.
Dice bene alla fine del suo fumetto Zerocacalcare: bisognerebbe capire realmente chi siano i buoni e i cattivi di questa storia, perché senza tale concezione è impossibile raccontare qualcosa. Zerocalcare mette in campo la sua umiltà, ammettendo quanto sia stato difficile cercare solo di rimettere in luce un fatto di cronaca complesso e pieno di linee d'ombra. E intanto, mentre cerchiamo di capire chi siano le bestie e chi gli uomini, il processo sulla morte di Ugo Russo va avanti...
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Una vicenda sicuramente complessa, e ha avuto molto coraggio Zerocalcare a parlarne
RispondiEliminaChe storia... Ma una cosa: i militari, anche non in servizio, hanno la possibilità di portarsi dietro a casa l'arma di servizio o sbaglio? O forse possono solo averla in casa, ma non in giro?
RispondiEliminaSe sei fuori servizio, da quello che io so, la pistola non dovresti proprio portarla e cmq questo il carabinieri lo fa a Bologna, manco a Napoli
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