venerdì 21 maggio 2021

[Rat-Man] Nel nome del padre, del figlio e di Matana... Amen!: la recensione

Leo Ortolani torna in edicola con il terzo numero di Matana, lo speciale mensile di Rat-Man ambientato nel selvaggio West, alla riscoperta di un mito tutto americano in versione comica e parodistica. L'albo in questione si intitola "Nel nome del padre, del figlio e di Matana... Amen" che segue quindi a "Arriva Matana... preparati a morire!" e "Spara più forte... Matana non ti sente!".

Nell'ultimo fumetto abbiamo conosciuto l'antagonista della storia "El Muerto", mentre i nostri eroi (Matana, Djanga, Speranza e Isaia) sono giunti in un villaggio per far visita Don Alejandro, un personaggio alquanto "silenzioso" e a capo di un esercito pronto a difendere il proprio territorio. Quest'ultimo e i nostri eroi hanno un solo obiettivo in comune: catturare e se necessario uccidere El Muerto

In questo numero, la storia tende a rallentare parecchio anche se il finale annuncia fuoco e fiamme in vista della prossima mensilità. Ancora una volta Ortolani ci offre la sua tipica comicità atta a sbeffeggiare i vecchi spaghetti western tenendo sempre in primo piano tematiche come il razzismo, la vendetta e le tipiche atmosfere western dell'epoca d'oro. 

Il fumetto si apre in maniera spassosa, mostrando al lettore una valida alternativa (anche se del tutto demenziale) di come sopravvivere in quel mondo: o sei un pistolero o sei qualcosa di molto diverso da una persona. I messicani vengono disegnati e visti tutti allo stesso modo, finendo così per confondere Matana e il concetto di razzismo: che cos'è il razzismo? Per qualcuno bisogna chiedere al nero Isaia (Bracco). 

Speranza continua a essere il mattatore di una vicenda che ancora deve far luce sul suo passato. Continua ad alternare momenti di epica ironia con istanti seriosi e tensivi. In questa circostanza tende a chiudere e a riaprirsi come una timida ostrica intenta a difendere la propria perla: anche lui ha qualcosa da tenere per sé, almeno per ora.

Memorabili i dialoghi con Don Alejandro, il quale si mostrerà al lettore come un personaggio importante e "apparentemente inutile". La bravura di Ortolani consiste nel dare originalità e forza anche a profili improbabili che dettano regole pur non facendo nulla. Perdono forse un po' di presenza Isaia e Djanga (Cinzia), mentre Matana (Rat-Man) mantiene il ruolo di primo attore e padrone della scena (ben condivisa).

Alla fine dell'albo è presente anche un articolo di approfondimento e curiosità scritto dall'autore. Qui viene spiegato il percorso fatto per disegnare Matana e tutto il suo mondo, in particolare la cura nel tratteggiare i cavalli, le pistole e i cappelli. Si scopre inoltre che in principio il viso del Muerto era ispirato a un noto attore del cinema (leggete il testo per capire chi), ma poi ha preferito cambiare strada e attribuire al cattivo di turno dei tratti da rettile. Fondamentali sono stati anche le influenze degli attori Lee Van Cleef e Clint Eastwood (quest'ultimo evidentissimo in Speranza). 

Non mancano i dovuti riferimenti alle pellicole del genere, tra l'altro già menzionate in passato. Per Ortolani non solo è importante "Per qualche dollaro in più" ma in particolare "Il Buono, il Brutto e Il Cattivo" va visto e rivisto per apprezzare Matana in maniera smodata. In qualche modo rivediamo Ortolani cercare di dare una versione visiva delle colonne sonore di Ennio Morricone ed Enrique Bacalov

Matana torna in edicola il prossimo mese con il quarto albo intitolato "Quando parla Matana... i morti tacciono". 

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