Fumetti - Rat-Man: L'anello dei Ratti di Leo Ortolani. La recensione completa della parodia de "Lo Hobbit", il cui titolo trae ispirazione dalla serie tv "Gli anelli del potere".
L'anello dei Ratti di Leo Ortolani: l'opera completa
Il 2 ottobre è uscito in tutte le edicole e fumetterie il sesto e ultimo numero de "L'anello dei ratti", l'ultima fatica a fumetti di Leo Ortolani. Si tratta di una parodia della trilogia cinematografica de "Lo Hobbit" e fa da sequel a "Il Signore dei Ratti" del 2004 (che a sua volta era un rifacimento dell'altra trilogia di Peter Jackson, cioè il Signore degli Anelli). Ebbene, avendo ora più tempo e tutti i numeri a disposizione posso procedere con la recensione della nuova avventura di Lobo e dei suoi amici.
Devo ammettere che è stata (quasi come sempre) una lettura piacevole, veloce e divertente. "L'anello dei Ratti" rivela ancora una volta un Leo Ortolani lucido, anzi lucidissimo nella stesura della storia, nella realizzazione dei disegni ma soprattutto nei dialoghi e nelle battute. In questo suo ultimo lavoro, il padre di Rat-Man appare più ispirato del solito per una storia che pensava di pubblicare da tempo ma che, a detta sua, non aveva il "coraggio" di iniziare. Ortolani infatti è un grande amante de "Il Signore degli Anelli" ma non tanto de "Lo Hobbit", i cui buchi di sceneggiatura e scene ridondanti prima lo portarono a pensare all'ennesimo progetto a fumetti, poi lo indussero a bloccarsi.
L'uscita della serie tv "Gli anelli del potere" ha poi risvegliato (in qualche modo) l'interesse del maestro ed ecco che il 2025 è stato contraddistinto dalle uscite dei sei spillati de "L'anello dei Ratti", opera che segue la prima avventura parodiata di un giovane Bilbo Baggins egregiamente interpretato da Rat-Man nei panni di Bolo.
Ebbene sì, il nostro Bolo de "Il Signore dei Ratti" torna in azione in un'epoca che precede appunto i fatti narrati nel primo capitolo. Il periodo storico vede il protagonista sprovvisto di nome, così come tutti i suoi simili nella Contea dei Ratti, dove la gente è abituata a chiamarsi "Ehi tu!" e non sembra avere particolari ambizioni di vita. Rivediamo anche lo stregone Sedobren che in effetti è costretto a prendere delle gocce per combattere la pazzia (o la demenza senile), mentre l'erede del Regno dei Nani di Sotto la montagna, Thorin Scudodiquercia, viene rimpiazzato da Tòrin Lingotto (famoso per l'utilizzo di una porta come scudo), il quale tutto sembra tranne che una nano "per via delle sue insolite dimensioni (è addirittura più alto di Bolo). Il giovane protagonista, incurante del destino glorioso che lo attende, segue controvoglia i suoi nuovi amici per un'avventura inaspettata alla riconquista di un Regno il cui tesoro è custodito dal perfido drago Sfarnim il Possente.
"L'anello dei ratti" su alcuni aspetti chiarisce qualche punto in sospeso lasciato da "Il signore dei ratti", mentre su altri particolari Ortolani ha preferito "passare avanti" e creare la storia in base alle sue preferenze, non curandosi GIUSTAMENTE dei buchi di sceneggiatura dei film di Jackson. Prima di tutto, in questo secondo capitolo della saga l'anello diventa protagonista: viene trovato da Bolo e utilizzato sfruttando pienamente i suoi poteri. Il prezioso oggetto un tempo apparteneva a Mangiapesci, il nostro tanto amato e atteso Gollum, il quale è costretto a cedere alla superiorità intellettuale (si fa per dire) di Bolo alla fine della gara di indovinelli più esilarante di sempre.
La presenza di Mangiapesci chiarisce quindi la figura di Sofferenzo, il divertente servo di Bulbo de "Il signore dei Ratti" che, pur somigliando tanto a Gollum, probabilmente non aveva niente a che fare con quest'ultimo. Dico PROBABILMENTE perché Ortolani ha cercato di scrivere una storia senza cercare di perdersi nelle incongruenze del fumetto del 2004. Lo stesso fumettista ha riportato nelle conclusioni del sesto numero "L'anello dei ratti è un altro, così come Mangiapesci è un altro personaggio rispetto a Sofferenzo quindi fine delle elucubrazioni mentali, volte a far tornare tutto per forza". Lo scopo di Ortolani è stato dunque quello di creare un racconto a fumetti sì collegato a quello precedente ma libero da qualsiasi catena di trama e sceneggiatura: in sintesi, "L'anello dei Ratti" è un'opera che deve camminare da sola, evitando di diventare schiava del passato. Ognuno crea le sue storie come meglio crede e Leo ha preferito agire sulla stessa lunghezza d'onda.
Non è un caso che "L'anello dei ratti" sia venuto davvero bene, così bene da portarmi a pensare che questa sia già tra le migliori creazioni dell'autore da quando ha terminato la serie regolare di Rat-Man. L'ultimo prodotto nato dalla mente geniale di Ortolani è venuto bene proprio perché libero da obblighi di sceneggiatura e narrazione. Tuttavia, nel contempo non manca nulla in merito ai riferimenti dei film di Jackson, infatti, Tòrin deve affrontare il vecchio nemico Valko (Valker che interpreta Bolg) e oltre alla minaccia degli Orchi deve pure tener conto dell'avidità degli Elfi del Bosco della cittadella di Genderfluid, creature transessuali probabilmente introdotte per far sentire in qualche modo la presenza di Cinzia/Annabello de "Il Signore dei Ratti" (sappiamo quanto il suo creatore sia legato al personaggio).
La componente comica de "L'anello dei ratti" è straordinaria e potente. Ortolani crea sketch e situazioni imprevedibili che, spesso, si collegano tra loro anche a distanza di qualche pagina, creando dei colpi di scena da far ribaltare il lettore dalla sedia (o dal letto o perché no dalla tazza del water). C'è qualcosa del vecchio Ortolani ma anche qualcosa di nuovo e tra le scene più esilaranti consiglio di annotare quella di Falkon de "La Storia Infinita" (per capirlo è meglio che andiate a leggerla perché c'è da scompisciarsi dalle risate).
Lo scopo de "L'anello dei Ratti" è raccontare le origini di Bolo, questo improbabile eroe senza nome e senza ambizioni che disprezza così tanto l'avventura a tal punto da innamorarsene. Arriva fino in fondo con coraggio, abbattendo i luoghi comuni della Contea, fino a darsi un nome e a raccontare per primo le sue gesta. Ecco spiegate le origini del protagonista e il suo rapporto con l'anello visto ne "Il Signore dei Ratti".
Non credo che "L'anello dei Ratti" sia politicamente scorretto come altre opere, tuttavia l'autore non ha mancato qualche frecciatina (e qualche battuta "spietata") agli avvenimenti del mondo reale: l'esternazione sugli orchi che mangiano i bambini sembra quasi un riferimento a Gaza e Israele, specie se la parola utilizzata è "Genocidio" (potrei anche sbagliarmi, eh!).
"L'anello dei Ratti" è anche una critica sincera verso la trilogia de "Lo Hobbit" di Peter Jackson. Chi ha letto le strisce della rubrica Cinemah, oppure il primo volume de "Il Buio in sala", sa bene che Ortolani ha sempre puntato il dito sulla debolezza della sceneggiatura e sul fatto che il regista abbia snaturato parecchio il soggetto originale di Tolkien (il romanzo "Lo Hobbit" è decisamente molto più breve di LOTR), aggiungendo scene e situazioni anche abbastanza inutili e inverosimili. Tra le critiche più evidenti spicca quella concernente la figura del drago Smaug che Ortolani ridisegna attraverso il più "adatto" Sfarnim: nei film di Jackson Smaug appare come una Viverna perché dotato delle zampe posteriori e delle ali che fungono anche da zampe anteriori, mentre i draghi (in quanto tali) hanno quattro zampe e le ali. Inoltre, draghi e Viverne differiscono anche nell'aspetto nonostante si somiglino molto. Su quest'ultimo punto sarebbe necessario sentire il parere di un appassionato dei romanzi di Tolkien, anche se la memoria mi porterebbe a ricordare che Tolkien avesse creato Smaug con quattro zampe. Ho letto "Lo Hobbit" molti anni fa e dovrei tornare sull'argomento!
In conclusione, non mi vergogno di ammettere che "L'anello dei ratti" mi abbia preso molto di più del suo predecessore e forse questo dipende proprio dalla libertà di produzione che in questo caso Ortolani ha sfruttato per realizzare un fumetto alla Ortolani. Bello, avvincente, divertente, dissacrante e pieno di spunti di riflessione. Approvato!!!
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