sabato 6 febbraio 2021

Demon Slayer, l'anime: la recensione della prima stagione a cura di Sara Todino



Demon Slayer è senza ombra di dubbio l'opera giapponese che ha fatto più parlare di sé nel 2020. Strepitoso è stato il suo successo commerciale, per non parlare dell'anime che ha tenuto inchiodati allo schermo milioni di spettatori. "Kimetsu no yaiba" è un manga nato dal genio di Koyoharu Gotoge e dal 2016 fino al 2020 è stato pubblicato in Giappone sulla rivista Weekly Shonen Jump di Shueisha. La storia è ormai conclusa e vanta in totale 23 tankobon.

In Italia, Demon Slayer ha fatto il suo esordio il 10 aprile 2019. Il manga ha venduto oltre 120 milioni di copie tra versioni cartacee e digitali, diventando di conseguenza uno dei titoli più venduti nella storia del fumetto nipponico. Tale successo ha portato alla creazione della prima stagione dell'omonimo anime che ha riscosso numerosi consensi da parte degli esperti. 

La trasposizione animata è stata diffusa dal 6 aprile al 28 ottobre 2019 su Tokyo MX, GTV, GYT, BS11 e altre reti del Sol Levante. Sono stati realizzati ben 26 episodi poi acquisiti e trasmessi anche nel nostro Paese nel 2020. Una mia collaboratrice, la giovane Sara Todino, ci espone in un suo articolo una breve recensione in cui parla dell'esperienza personale avuta durante la visione dell'anime di Demon Slayer.


Demon Slayer: la recensione dell'anime a cura di Sara Todino

Tempo fa, non ricordo come, mi ero imbattuta in un episodio centrale dell'anime "Demon Slayer". Ho visto un tizio che urlava a squarciagola, un altro con la faccia disperata e due puntini al posto degli occhi, un corvo gracchiante e fastidioso ed un altro individuo  con la testa di cinghiale che sullo sfondo andava volontariamente a sbattere contro un tronco.

"Bene, grazie, sarà per una prossima volta", ho pensato, ché a me generalmente piacciono gli anime seri, adulti, e quello, in quel momento, mi è parso davvero troppo infantile per i miei gusti. Tempo dopo, cioè qualche giorno fa, ho deciso di ridargli una chance, anche solo per capire come mai fosse così tanto blasonato da tutti, che è vero che spesso la gente la spara grossa e talvolta ha gusti discutibili, ma mica sempre, e comunque non bisogna mai disdegnare a priori qualcosa.


Ho iniziato a vederlo, dunque, e adesso che sono alla fine posso dire che sì, mi è piaciuto un sacco. Certo, alcune scene bambinesche ci sono, alcuni momenti e modi di fare un po' infantili e "stupidi", però non dimentichiamo che i protagonisti sono comunque dei ragazzini, e non sempre possono comportarsi e atteggiarsi da adulti; a volte sono necessari momenti più frivoli, semplici, naturali, ed anche giusti, per individui di quell'età.

Una storia forse non troppo originale, ma che mi ha in ogni caso tenuta incollata allo schermo, in quanto ho trovato davvero pochissimi tempi morti, ed anche gli scontri contro i demoni o le prove di iniziazione non sono mai durate all'eccesso (niente scontro eterno Katakuri-Luffy o Naruto-Madara, per intenderci).


I personaggi principali sono belli, poi,  ognuno a modo suo, nella sua diversità. Dalla dolcezza di Nezuko alla pavidità di Zenitsu, dall'onorevole senso di giustizia di Giyū alla ferrea determinazione di Inosuke, che tra l'altro è il mio preferito, lui che appare così forte, di corpo e di spirito, ed apparentemente non necessitante di niente e nessuno, ma che alla fine capisce che in fondo, da soli, non è che si va poi molto lontano.

E Tanjiro. Di lui ho apprezzato in particolare la sua dedizione nei confronti della sorella, quella sorella che è più importante della sua stessa vita, oltreché il senso di compassione che lo pervade costantemente ogniqualvolta si trova a sconfiggere un demone, non importa quanto esso cattivo sia. Nulla di nuovo, forse, ché caratteristiche del genere sono proprie di molti altri protagonisti di anime shonen, prima di tutto i già sopracitati Naruto e Luffy, ma lui in qualche modo, rispetto a loro, fino ad ora mi è piaciuto un po' di più. Forse perché la sua evoluzione è rapida, non eccessivamente lunga: in poche puntate diventa un ammazza demoni di tutto rispetto, senza continui fallimenti, e prove e riprove, senza necessità di far ricredere chi inizialmente rideva di lui.


Ma a parte Tanjiro stesso, gli altri veri e propri protagonisti sono per me senza dubbio i demoni, questi individui cattivi, perfidi ed apparentemente senza cuore, ma di cui alla fine si scopre molto di più di ciò che appare: molti di loro infatti sono stati prima di tutto esseri umani, e come tali hanno vissuto, hanno amato, hanno provato dolore, e sono queste le sensazioni che dominano in loro durante gli ultimi istanti di vita, quando il corpo si sbriciola, ma dagli occhi fanno in tempo ancora a cadere lacrime di redenzione, o di malinconia, o di entrambe le cose.

La storia del loro passato è rapida, essenziale: anche in questo caso nulla di logorroico e superfluo, giusto poche scene che però raccontano tanto, tutto, e che fanno nascere spontaneamente un sorriso dolce amaro, di compassione, la stessa provata da Tanjiro.



Ho notato poi anche alcune similitudini con "One Piece", come ad esempio la doppia personalità di Zenitsu, che mi ha richiamato alla memoria quella di Cavendish, e la storia di Rui, questo bambino solo che, deluso dalla sua vera famiglia di sangue, se ne crea una nuova fatta di individui sotto il suo comando, e che per certi versi è tremendamente simile a Doflamingo, solo più triste, e sofferente, e ancora legato al passato.

Bello, dunque, questo anime. Dolce, empatico, avventuroso, misterioso. Non vedo l'ora di vedere una seconda stagione, ché in fondo le urla impaurite di Zenitsu, la dolcezza del rapporto fraterno tra Tanjiro e Nezuko, e le botte di testa (in senso letterario e figurato) di Inosuke , un po' mi mancano già.

SARA TODINO

2 commenti:

  1. Ne parlano tutti tantissimo ma io non ho ancora avuto nessun approccio a questa serie!
    Spero di trovare il tempo di guardarla. ^^

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    1. anche io, per questo non ho avuto né tempo né modo di scrivere la recensione. Ho trovato una ragazza che mi ha aiutato

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