Dylan Dog 430 - Abissi Boreali: la recensione. Ecco la nuova storia a fumetti, edita da Bonelli, uscita il 30 giugno in edicola e in fumetteria.
Ecco Dylan Dog "Abissi Boreali"
Una storia con uno straordinario potenziale che tuttavia poteva essere sfruttato molto (ma molto) meglio. È quanto ho maturato alla fine della lettura del numero 430 di Dylan Dog, intitolato "Abissi boreali". Soggetto, sceneggiatura e disegni sono dell'inconfondibile Carlo Ambrosini, già autore de "I padroni del nulla": proprio la paura del "nulla" torna ad essere la tematica principale di questa nuova avventura dell'indagatore dell'incubo che tuttavia si sviluppa, finisce e svanisce come una bolla d'aria.
E pensare che gli elementi di questo albo sembravano promettere molto bene ma alla fine è come se lo stesso autore tenda a perdere, a un certo punto, il controllo della situazione. Andiamo per gradi con la trama in breve (evitando spoiler) e una breve riflessione.
La trama in breve (no spoiler)
Dylan Dog si ritrova a indagare su un mistero che affonda le sue radici nell'ancestrale storia del dio Ghorm alle prese con il concetto del nulla. L'azione si svolge tra Londra e la Finlandia, con protagoniste quattro donne appartenenti alla stessa famiglia: una madre, le sue tre figlie e la nipote dovranno fare i conti con il loro passato.
Che cosa lega Floor, cantante di una band musicale, bella, carismatica e imperiosa come una Dea Nordica, al ritrovamento di un’antica tomba piena di iscrizioni runiche celata nelle profondità della steppa finlandese?
Recensione
Il nulla è la cosa di cui tutti hanno paura e da esso ogni cosa nasce per poi ritornarvi. Potenzialmente "Abissi boreali" avrebbe potuto avere tutte le carte in tavola per diventare una grande avventura ma alla fine tutto appare troppo dinamico, nevrotico e anche un po' confusionario. Il finale risulta poco prevedibile per il semplice fatto che non si concretizza come ci si aspetta e il presunto antagonista principale viene caratterizzato davvero poco.
Dylan viene sbattuto a sua insaputa tra due dimensioni che lo portano a ritrovarsi in due posti diversi, senza spiegazioni e senza capire cosa stia effettivamente succedendo. Lagertha è un'anziana madre delle tre sorelle Olsen (Floor, Anneke e Karin) le quali si distinguono completamente per carattere, stile di vita e carriera. Da qualche parte nel mondo c'è la nipote di Lagertha, Lempi, una ragazza autistica figlia di Anneke e dotata di poteri molto curiosi. Sembra che qualcosa di divino e soprannaturale si celi dietro alle origini di questa famiglia ma quando la trama sembra aver raggiunto il suo climax ecco che tutto si risolve dicendo un po' tutto e un po' nulla. È vero che dalle azioni dei personaggi vengono risolti alcuni problemi e interrogativi ma è altrettanto vero che il lettore rischi di restare un po' titubante e a bocca asciutta perché manca l'azione principale: quello di un finale come si deve.
Ed ecco che ci ritroviamo dinanzi al nulla e alla ciclicità degli eventi che tendono a ripetersi come se "nulla" (appunto) fosse successo. Probabilmente, lo scopo di Ambrosini potrebbe essere proprio quello di creare una storia metafisica capace di dividere la critica, come nel caso de "I padroni del nulla", albo che pure ha fatto storcere il naso a parecchi appassionati del fumetto. Lo stile dei disegni dell'autore è inconfondibile: egli è immediatamente riconoscibile a partire dalla prima tavola, con le solite pagine realizzate a colpi continui di tratteggi e distorsioni facciali. Ambrosini lascia la sua matita alle situazioni, infatti, in alcuni momenti volti e atmosfere sono resi bene e in maniera precisa, ma in altri casi è tutto molto veloce e perché no anche "distorsivo". Sicuramente i disegni rappresentano la parte più "decisiva" della produzione di Ambrosini. L'unica cosa che mi sento di dire è che non esistono disegnatori "brutti", bensì artisti che hanno un proprio stile e lo portano avanti pur mutando profondamente un volto come quello del nostro Dylan Dog.
Tuttavia, "Se i padroni del nulla" aveva qualcosa di affascinante (a me piacque), in "Abissi boreali" mi sembra di avvertire solo tensione e intravedere un fuoco di paglia per i fedelissimi lettori dell'inquilino di Craven Road. Il bello della storia sta tutto al centro ma la storia da "incubo" che ci si aspetta ogni mese sembra essere davvero lontana. Persino il riferimento all'antica cultura scandinava si manifesta timidamente, rischiando di sparire in un battito di ciglia.
Dylan Dog tornerà in edicola il 30 luglio con il numero 431 "Nulla è per sempre". Attenzione però al 430 bis "La strage silenziosa" previsto per il 15 luglio.
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