In occasione
dell’uscita del suo nuovo singolo Maionese, estratto dall’album
Bugie Timide pubblicato nel 2017, il rapper emergente Amalinze si
racconta in questo speciale articolo che apre la rubrica “Talenti”
su “La Puteca di Pakos”, grazie alla quale darò modo a tanti
artisti emergenti, inespressi o in erba di potersi presentare al
pubblico in una veste del tutto nuova.
Amalinze,
all’anagrafe Francesco Nacchia, è figlio di una terra difficile ma
ricca di storia come Pagani, comune del territorio dell’Agro
Nocerino Sarnese situato agli estremi della provincia di Salerno, al
confine con le zone vesuviane.
La sua storia è di particolare
interesse per via della sua doppia vita che lo vede docente a
contratto in lingua Inglese presso l’Università degli di Napoli
L’Orientale da un lato, rapper attivo e intellettualmente preparato
dall’altro. Nato il 10 novembre 1989, a soli 28 anni Amalinze conta
già diversi lavori ufficiali dopo aver mosso i primi passi nel mondo
della musica rap da adolescente e formandosi grazie allo studio
assiduo di cantanti come Tupac Shakur, Eminem e gli Articolo 31 in
maniera tale da entrare sia nell’ottica americana sia in quella
italiana e costruire un suo stile personale.
Dal 2015 a oggi, ha
prodotto ben tre dischi: Liminale nel 2015, Freestyle’s Month nel
2016 e il recente Bugie Timide.
Come Nasce
Amalinze? Qual è stato il tuo percorso musicale e
quali le influenze?
Il nome d’arte è un un riferimento letterario al romanzo di Chinua Achebe, Things fall apart. Il personaggio compare una sola volta nel
testo ma dal mio punto di vista ha un importanza rilevante nel
concorrere alla caratterizzazione del protagonista.
Amalinze è il
più grande combattente delle varie tribù presenti nel romanzo. È
stato imbattuto per 7 anni ed è soprannominato The Cat perché la
sua schiena non ha mai toccato il suolo. La fama di Okonwko, il
protagonista, deriva dalla sua vittoria contro Amalinze a soli 18
anni, il che lo rende inevitabilmente una figura leggendaria: diventi
leggenda se batti la leggenda, questo mi ha ispirato.
Amalinze nasce dalla mia necessità di esprimere le mie esperienze, di mettermi a nudo davanti a chi mi ascolta, di descrivere la realtà locale. La mia identità ed il mio territorio sono al contempo il punto di partenza e di arrivo di Amalinze.
Ho iniziato a
scrivere testi a 16 anni, ma ho impiegato più o meno 5-6 anni per
farmi coraggio e pubblicare qualcosa su Internet: il primo pezzo del
2011 si intitolava 21 anni e passa, poi cancellato,
rielaborato e ripubblicato nel 2015 come Riflessioni. Tutto
questo, deriva dal fatto che sono sempre stato molto insicuro
rispetto alle mie potenzialità.
Nel pezzo Per quanta voglia,
contenuto nel mio ultimo EP Bugie Timide dico: “mesi spesi a
chiedermi ‘ma sono bravo? O mi sto solo impressionando?’”, che
esprime pienamente il mio blocco interiore. Un giorno mi sono detto:
“adesso o mai più”, così dal nulla ho pubblicato un video e dopo
pochi mesi il mio primo disco “Liminale”.
Da lì in poi ho
iniziato a ottenere consensi, sia in contesti più ampi (arrivando
tra i finalisti e classificandomi dodicesimo ai Global Rap Superstar
Italy 2015, tra i cui giudici figurava anche Guè Pequeno) sia a
livello locale (iniziando ad esibirmi dal vivo). Poco dopo ho
pubblicato un mixtape, e del dicembre 2017 è uscito il mio EP “Bugie
Timide” che si può ascoltare su tutte le piattaforme digitali ed è
un po’ un preludio ad un altro progetto.
https://www.youtube.com/watch?v=3trmf1IEPGA
Hai studiato
Tupac per scrivere la tua tesi di laurea: quanto è stato importante?
Mi hanno influenzato
molto gli Articolo 31 indubbiamente. Da ragazzo passavamo ore a
imparare i testi a memoria e cantarli, quel J-ax (fino al ’99) mi
ha dato molto. Il rap americano l’ho scoperto con Tupac Shakur, che
probabilmente mi ha dato la stoccata finale e mi ha fatto pensare
“voglio farlo anch’io”.
Tant’è vero che per la mia tesi di
laurea triennale ho fatto un’analisi linguistica dell’album “All
Eyez on Me”, un disco che ho praticamente consumato. Anche Rakim ed
Eminem mi hanno aiutato molto, sempre in contesto americano.
Attualmente in America ascolto soprattutto J. Cole e Kendrick Lamar
in cui maggiormente mi rispecchio a livello di evoluzione musicale.
Come hai
sviluppato i progetti realizzati fino a ora?
Il mio primo disco è Liminale, uscito tra il 2015 ed il 2016, ed è composto da 11
tracce. E’ un disco uscito quasi dal nulla ma è tutt’altro che
scritto di getto. Come dicevo, c’ho messo un po’ di tempo per
prendere coraggio e farmi sentire dalla gente e in Liminale ci sono
testi concepiti anche 7-8 anni prima, poi rielaborati nel tempo.
Nel
rap si fanno spesso riferimenti ad eventi di rilevanza mediatica, per
cui mi è capitato di dover sostituire intere strofe dedicate ad un
evento che negli anni era andato dimenticato o almeno non aveva lo
stesso impatto di quando era successo. Il progetto è in freedownload
dalle mie pagine artista.
Liminale è caratterizzato da un concetto
che mi affascina particolarmente: ciò che sta nel mezzo, la
transazione da uno stato all’altro, il rito di passaggio, la soglia
che è anche una metafora della condizione umana. Non a caso, la
prima canzone estratta dall’album si intitola Sopra le Scale,
limine per eccellenza in cui io
e i miei coetanei siamo in bilico senza salire né scendere, come
paralizzati. In totale, contiene 11 tracce, 6 da solista e 5
collaborazioni con attori della Collettiva Acca Teatro, rappers e una
cantante della città in cui vivo, Pagani.
https://www.youtube.com/watch?v=rKo1G5PYfYs
Ho poi realizzato un
mixtape intitolato Freestyles’ Month in cui ho raccolto una
serie di testi scritti di getto che non volevo inserire in un
eventuale album ma che allo stesso tempo non volevo scartare. Un
approccio totalmente diverso da Liminale. Anch’esso è in
freedownload.
Il mio progetto più
recente è Bugie Timide che contiene 6 tracce. La copertina
dell’album esprime il messaggio del titolo che lascio decifrare a
voi. Le grafiche sono curate da Pierfrancesco Califano, Mauro
Casalino e Bendetta dello Ioro.
I pezzi sono stati registrati da
Maurix al Never Stop Studio e mixati da Jack The Smoker al Caveau
Studio. Il pezzo Sua maestà è prodotto da Emvnuel. Testo più
introspettivo, disilluso e arrabbiato allo stesso tempo. Krusty
Kamp/Centomila è prodotto da Cesar Chavez e presenta un beat con
sonorità minime che esaltano la voce e in questo caso i giochi
metrici e tecnici. Per Quanta Voglia è un pezzo che ho
scritto nel 2014 ed ho poi aggiornato e ri-aggiornato: dal mio punto
di vista si sente che è quello che suona molto più simile ai brani
di ‘Liminale’.
Con Maionese, prodotto sempre da Nicholas
Frei, ho giocato con lo stereotipo del rapper superficiale, ma
ascoltatelo. Silenzio, prodotto da CNR, è un testo critico
verso l'ambiente hip-hop che ho scritto di getto, lasciando che la
melodia del beat mi assorbisse. In Wenger e l’Arsenal mi
sono soffermato sulla condizione dell’allenatore e della squadra
che allena: un rapporto che dura da 20 anni con alti e bassi e che
ancora continua nonostante il feeling si sia rotto.
La realizzazione di
Bugie Timide è durata un anno, più che altro per
motivi economici: chi è al di fuori magari non pensa che dietro una
registrazione, un missaggio, un mastering ed un video ci siano degli
investimenti talvolta importanti, soprattutto se si vuole valorizzare
il proprio prodotto. Io credevo fortemente in quello che avevo
scritto, per cui ho preferito stare fermo un anno, mettere da parte i
soldi, e far uscire il progetto come desideravo: con audio e video di
qualità.
Tocca anche questo, ma purtroppo spesso le persone danno
per scontato un lavoro creativo, anzi, ti fanno pensare che ti stanno
facendo un piacere dandoti ascolto. Siamo pur sempre l’Italia. L’EP
è disponibile su Spotify, Itunes e tutti gli stores digitali.
https://www.youtube.com/watch?v=foNASTVNNcU
Collaborazioni
con altri artisti?
Ho collaborato
fondamentalmente con le persone con cui ho condiviso il mio percorso
musicale finora. Ragazzi della zona che hanno molto da dire e con cui
passo spesso passo intere giornate a lavorare sui testi. Tra i
featuring pubblicati ci sono Boomslang, Cedryk, Svddvm, Sige,
Teschio, Rallo, Maurix, Jay-Di, Net e mi perdoneranno se sto
dimenticando qualcuno!
Dove hai avuto
modo di esibirti?
Mi piace molto
esibirmi live, penso che sia il fine della musica stessa. Registrare
in studio sì, ma poi il live dice chi sei. Per questo motivo non amo
molto le tecnologie che “aiutano” l’artista (a migliorare
l’intonazione, per esempio) in studio. Lo stesso pezzo ascoltato
live sembra non essere lo stesso.
Tornando ai live, si
organizzano (ed organizziamo) molte serate in zona fortunatamente.
Dispiace tuttavia vedere che spesso ci sono emergenti che richiedono
attenzione durante la loro esibizione e magari durante le esibizioni
altrui vanno via o escono fuori a fumare. Uno dei problemi maggiori
causati dalla cultura hip-hop mainstream attuale è l’estremizzazione
incontrollata dell’ego, che in contesti come il nostro, in cui ci
sono poche possibilità di essere notati dai “grandi”, è anche
peggio. Personalmente, e chi mi conosce lo sa, do sempre supporto
reale a chi dimostra rispetto. Tra le varie esibizioni ho aperto il
concerto di Enzo Dong, Luchè, e Ntò insieme ad altri amici.
Progetti per il
Futuro?
Ho più di un
progetto in programma, ma a causa del lavoro non posso darmi
scadenze. Ho sempre dato priorità al lavoro (forse sbagliando?
Chissà!) e per questo mi serve un po’ di tempo per realizzare le
cose come voglio. No spoiler!
Qual è il
messaggio che Amalinze vuole trasmettere alla gente?
Un messaggio tutto
mio, personale. Racconto chi sono, quello che vivo, quello che capto
dalla realtà. Non mi piace darmi vincoli musicali, se trovo qualcosa
che mi piace lo faccio e basta, non devo tener conto dei gusti degli
altri e delle tendenze di mercato. Chi mi ascolta sa che in ogni
pezzo cerco di lasciare un messaggio, anche quando può essere
nascosto dietro una presunta autocelebrazione (vedi il pezzo “Sua
Maestà”).
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