Al via la seconda e ultima parte della rubrica Death In Vegas che oggi chiude il ciclo degli artisti maledetti scomparsi tragicamente negli anni '60. E' stato un lavoro lungo ma posso anticiparvi che da questo articolo in poi comincerete a leggere nomi molto più familiari, come nel caso del nostro Luigi Tenco e di Brian Jones, famoso chitarrista dei Rolling Stone morto per annegamento nel 1969. Eppure, oggi nella nostra Death In Vegas abbiamo un sopravvissuto, cioè Nick Simper, uno dei padri dei Deep Purple...
Come ogni arte che si rispetti, anche la musica ha consegnato l'immortalità a decine e decine di suoi interpreti, molti dei quali hanno collezionato successi su successi grazie a una carriera longeva e ricca di progetti. C'è anche chi ha tuttavia raggiunto la mitizzazione non solo grazie al talento ma anche per via di una morte arrivata troppo prematuramente o in situazioni drammatiche come non mai. Robert Johnson, Buddy Holly, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Elvis Presley, John Lennon, Freddie Mercury, Kurt Cobain, Chester Bennington e Dolores O' Riordan sono solo alcuni esempi di una lunga lista di personaggi leggendari rimasti fortemente correlati all'immaginario collettivo della star logorata dal successo, dal denaro, dai vizi e dalla sfortuna.
"Death In Music" ripercorre le più famose e tragiche morti dei cantanti e dei musicisti più compianti di sempre non solo in USA e Gran Bretagna ma anche nel panorama italiano.
1966: Richard Fariña, Bobby Fuller e Johnny Kidd
Richard Fariña è stato uno degli artisti più polivalenti degli anni '60, infatti, oltre a essere un abile cantautore è stato anche un famoso scrittore. Nato a Brooklyn l'8 marzo 1937, Richard Fariña divenne uno dei maggiori esponenti della musica folk negli Stati Uniti e in molti lo reputavano come il diretto rivale di Bob Dylan, il quale, esplose qualche anno più tardi.
Tuttavia, Richard Fariña e Dylan erano ottimi amici ed ebbero modo di avviare molte collaborazioni nel corso degli anni. Tra i suoi maggiori successi si ricordano i celeberrimi singoli "Pack Up Your Sorrows" e "Birmingham Sunday", oltre a 4 album realizzati in studio tra il 1962 e il 1968 (uno fu pubblicato dopo la sua morte). Proprio quando Fariña aveva raggiunto la vetta del successo, il 30 aprile 1966 perse la vita in seguito a un grave incidente in moto avvenuto a Carmel. Aveva 29 anni e lasciò vedova la compagna Mimi.
Tre mesi dopo toccò al 23enne Bobby Fuller, uno dei maggiori talenti emergenti di quegli anni. Fuller è stato il cantante e il chitarrista del gruppo The Bobby Fuller Four che tra il 1960 e il 1966 seppe prepotentemente imporsi sul terreno fertile del rock'n'roll a stelle e strisce, inseguendo con devozione il mito del compianto Buddy Holly ma anche di figure note come Beatles, Eddie Cochran, Elvis Presley, Little Richard e tanti altri.
A 23 anni divenne già famoso in tutto il mondo dopo aver realizzato e prodotto lavori come Let Her Dance e I Fought The Law (una cover di Sonny Curtis). Morì il 18 luglio 1966 in circostanze ancora misteriose: fu ritrovato senza vita all'interno della propria auto parcheggiata in prossimità della sua abitazione a Los Angeles ma, per quanto la polizia avesse stabilito che si trattasse di suicidio, le numerose ferite presenti sul corpo e il fatto che fosse ricoperto di benzina portarono a una remota possibilità di omicidio.
Johnny Kidd, invece, è stato il cantautore e il leader della rock band inglese Johnny Kidd and The Pirates, insieme alla quale conquistò il mondo del rock'n'roll e della musica beat a cavallo tra gli anni '50 e i '60.
E' ricordato specialmente per il singolo Shakin' All Over. Trovò la morte il 7 ottobre 1966 sull'A58, nei pressi di Bolton, quando l'auto su cui era a bordo andò a schiantarsi contro un'altra vettura. Per Johnny Kidd non ci fu nulla da fare, mentre il bassista del gruppo riuscì a cavarsela con qualche graffio e un braccio rotto: era Nick Simper, che da lì a poco sarebbe stato uno dei fondatori dei Deep Purple.
1967: Luigi Tenco, Otis Redding e i Bar-Kays, Robin Roberts
A inaugurare il ciclo di tragedie nel 1967 fu l'italiano Luigi Tenco che ho reputato opportuno ricordare e omaggiare anche per le mille contraddizioni emerse sulla sua tragica scomparsa, avvenuta quando aveva soltanto 29 anni il 27 gennaio.
Appartenente alla scuola genovese, Tenco ebbe modo di farsi apprezzare dai suoi colleghi, molti dei quali divennero suoi strettissimi amici come nel caso di Fabrizio De Andrè, Ornella Vanoni, Lucio Dalla e Gino Paoli, con il quale troncò i rapporti nel 1963 per via della relazione di quest'ultimo con Stefania Sandrelli.
Innamorato della sua storica compagna Valeria e nel contempo anche della cantante Dalida, ha conquistato il pubblico italiano grazie a tre album omonimi e a canzoni come Quando, Angela, Cara Maestra, Mi sono Innamorato di Te, Ho Capito Che Ti Amo, Ragazzo Mio e Vedrai Vedrai, molte delle quali furono censurate perché considerata contenutisticamente esplicite soprattutto dai programmi Rai che per un periodo allontanarono lo stesso Tenco dai palcoscenici.
La sua morte è tutta da ricondurre ai fatti che seguirono l'edizione 1967 del Festival di Sanremo: in quell'occasione, il cantautore di Cassine si presentò con Ciao Amore, Ciao ma fu escluso dopo la prima esibizione. Il 27 gennaio, Tenco fu ritrovato morto con un foro di proiettile alla testa ma, ancora oggi, restano ancora seri dubbi sul fatto che sia stato lui stesso a togliersi la vita: innanzitutto, nessuno avvertì lo sparo proveniente dalla sua camera; poi la notte prima di morire aveva effettuato due telefonate, una delle quali destinata a Valeria che promise di rivedere il giorno dopo; in seguito alla sua morte, la stessa Valeria dichiarò che Tenco aveva deciso di indire una conferenza stampa, durante la quale avrebbe denunciato un giro di scommesse sul Festival di Sanremo; infine, sembrava che il cantante avesse comprato una pistola per difendersi dato che in passato alcune auto lo avrebbero speronato tentando di farlo uscire fuori strada senza alcuna ragione.
Otis Redding e il gruppo di cui era agente, i Bar-Kays, morirono il 10 dicembre 1967, quando il loro aereo precipitò nei presi del Lago Manona a Madison, nel Wisconsin, proprio dove avrebbero dovuto sostenere un concerto.
Otis Redding è stato uno dei più importanti maestri di soul e rhythm and blues degli anni '60, infatti, nella sua discografia vengono ricordati soprattutto le hits I'Ve Been Loving You Too Long e (Sittin' on) the Dock of the Bay. Redding, 26 anni, era nel contempo anche l'agente dei Bar-Kays, un complesso musicale che spesso aprivano i concerti dello stesso Redding.
Condividevano la stessa carriera, la stessa musica, lo stesso genere e alla fine anche la stessa sorte. A quell'incidente aereo sopravvisse soltanto il trombettista dei Bar-Kays, Ben Cauley, che qualche anno dopo avrebbe rifondato il gruppo.
Robin Roberts, invece, fa parte del Club27. E' stato il vocalist americano del gruppo dei Wailres, insieme ai quali raggiunse il successo grazie alla canzone Louie Louie. E' morto appunto a 27 anni, il 22 dicembre, per un incidente d'auto.
1968: Frankie Lymon, Little Willie John, Luther Perkins
Frankie Lymon è stato il leader della rock band adolescenziale The Teenagers, formatosi a New York nel 1955. Raggiunse la popolarità con il singolo Why Do Fools Fall In Love? e morì a soli 25 anni per overdose di eroina il 27 febbraio 1968.
Il 30 maggio dello stesso anno, invece, si conclusero i terribili fatti che sconvolsero la vita di Little Willie John, cantante e compositore statunitense artefice di grandi successi come la cover All Around The Worl di Titus Turner, Need Your Love So Bad e Fever. Nel 1964, durante una festa a Seattle uccise un uomo nel bel mezzo di una lite e nel 1966 venne condannato a vent'anni di carcere da scontare nel penitenziario di Walla Walla, dove trovò la morte per un attacco di cuore.
Luther Perkins morì per una distrazione che gli costò cara. Era il chitarrista dei Tennessee Two con Johnny Clash e perse la vita il 4 agosto 1968 dopo una battuta di pesca. Perkins lasciò del pesce in cucina e un biglietto destinato alla moglie, poi si addormentò su un divano o su una poltrona lì presente mentre fumava una sigaretta: in pochi minuti la sigaretta generò un incendio che uccise il povero chitarrista, bruciandolo vivo. Il suo cadavere venne ritrovato dalla figlia appena sveglia.
1969: Dickie Pride, Don Drummond, Martin Lamble, Shorty Long, Brian Jones
Dickie Pride era un cantante inglese specializzato nel genere rock ed è membro del L'Uomo Ragno Classic numero 45. Nonostante il talento cristallino, la sua non fu una vita facile visto che soffriva di gravi problemi di salute mentale che resero i suoi ultimi anni un'autentica angoscia esistenziale: fu prima rinchiuso in una clinica psichiatrica, poi fu sottoposto a lobotomia e infine, il 26 marzo 1969, morì per overdose di sonniferi.
E' stato considerato uno dei maggiori artisti inglesi di quel periodo ed è ricordato per successi come Slippin' And Slidin, Don't Make Me Love You, Frantic, Primrose Lane, Fabulous Cure" / "Midnight Oil, Betty Betty (Go Steady With Me), No John, Bye Bye Blackbird, You're Singin' Our Love Song To Somebody Else.
Don Drummond è stato uno dei trombonisti giamaicani più importanti della sua epoca e ha ottenuto grande fama grazie al gruppo ska The Skatalites. Il suo percorso lo accomuna molto a Little Willie John e a Dickie Price poiché fu rinchiuso in manicomio dopo aver ucciso la fidanzata. Il 6 maggio si tolse la vita ma chi lo conosceva sosteneva che si trattasse di un complotto ai suoi danni.
Martin Lamble salutò i suoi cari all'età di 19 anni, durante un terribile incidente stradale avvenuto sull'autostrada M1, vicino Scratchwood Services. Era il batterista del gruppo rock folk inglese dei Fairport Convention.
Shorty Long è stato un cantante soul americano molto attivo anche nel campo della produzione discografica. Autore di pezzi intramontabili come Devil With The Blue Dress On, Chantilly Lace, Here Come The Judge e A Whiter Shade Of Pale, morì insieme ad un amico per annegamento il 29 giugno.
Lewis Brian Hopkin Jones, noto ai rockers semplicemente come Brian Jones, è senza dubbio il musicista maledetto per antonomasia degli anni '60. Polistrumentista in forza ai mitici Rolling Stone, Jones ebbe modo di calcare l'ondata di successo che vide la band inglese imporsi in Gran Bretagna come diretta concorrente degli affermati Beatles.
Jones era in un certo senso il "tuttofare" dei Rolling Stone dato che era in grado di suonare diversi strumenti come la chitarra elettrica, la chitarra acustica, l'armonica, il pianoforte, la tastiera e altro ancora. Tuttavia, il successo e i problemi con la droga lo resero molto irascibile, un particolare che tra l'altro complicò molto il rapporto con il resto del gruppo, specialmente con i leaders Mick Jagger e Keith Richards.
Nonostante tutte le parentesi negative e il suo totale stato di alienazione, Jones rimase membro stabile dal 1965 al 1969, anno di pubblicazione dell'album Let It Bledd: sarà l'ultimo dove comparirà Brian Jones. Il 3 luglio 1969, Jones morì per annegamento nella piscina di casa sua ad Hartfield e il medico legale non poté far altro che riscontrare l'elevata percentuale di alcol e droga all'interno del corpo del musicista inglese.
Per alcuni, in particolar modo per la fidanzata Anna Wohlin, la sua morte non sarebbe dipesa da un mero incidente bensì da un omicidio in piena regola. In effetti, molti anni dopo, il costruttore che lavorava sulla proprietà di Jones, Frank Thorogood, confessò sul letto di morte che quella notte aveva avviato un gara di apnea con Brian che, essendo indebolito dalla droga e dall'alcol, non riuscì a resistere e perse i sensi restando in acqua fino all'annegamento. Spaventato dalla situazione, il costruttore scappò rubando alcuni oggetti dalla casa del povero Jones che, a 27 anni, entrò di diritto nel Club27.
Ciao, è la prima volta che leggo il tuo blog. Questa rubrica rischia di essere infinita perchè purtroppo ogni anno si aggiunge alla lista qualche personaggio scomparso prematuramente o in tragiche circostanze. E anche se aveva ià una certa età, reputo prematura anche la recente scomparsa del mitico Charlie Watts.
RispondiEliminaIn realtà è molto semplice da gestire proprio perché ho ristretto il campo all'età e alla circostanze. PEr ora è ferma ma presto riprenderà. Prematura la morte di Watts? Aveva 80 anni e il suo l'ha fatto, non potrà mai essere comparabile a chi è morto molto, ma molto prima.
EliminaDa fan degli Stones la reputo comunque prematura, pensavo fossero davvero immortali... a parte Brian Jones.
RispondiEliminaCiao, alla prossima.