venerdì 13 aprile 2018

L'asfissiante vittimismo juventino e la speranza romanista


L'ultima settimana di calcio europeo ci ha regalato non solo grandi emozioni in campo, ma anche al di fuori del rettangolo di gioco grazie (e soprattutto) all'impresa storica della Roma contro il Barcellona di Messi e alle polemiche scatenate dal rocambolesco finale di Real Madrid-Juventus che ha visto i bianconeri salutare la Champions League con un'eleganza non degna della vecchia signora. In tutto questo, va aggiunta anche l'inaspettata eliminazione della Lazio che è stata sbattuta fuori dall'Europa League dal Salisburgo per 4-1, neutralizzando così il 4-2 dell'andata in favore dei biancocelesti. 


Nel bene o nel male, dunque, è stata la settimana delle rimonte e delle polemiche. Polemiche che hanno visto protagonista la Juventus di Allegri, una squadra senza dubbio forte e che ha conseguito i migliori risultati europei negli ultimi anni ma totalmente lontana dalla mentalità che la contraddistingueva un tempo per via di signori illustri come Marcello Lippi e Alessandro Del Piero: ebbene, Allegri non è Lippi e Buffon non è Del Piero. 
Da juventino devo avanzare una critica molto aspra nei confronti della mia squadra, la quale, tramite alle azioni di SuperGigi e di Chiellini, ha collezionato in un paio d'ore una marea di figuracce che passeranno senza ombra di dubbio alla storia. 
Per quanto riguarda Buffon, posso capire di certo il momento di rabbia per un rigore inaspettato all'ultimo minuto che ha, in seguito, provocato la beffarda disfatta bianconera nel giorno della sua ultima partita nella massima competizione europea prima del ritiro. Tuttavia, vorrei dire un paio di cose al capitano, se così lo si può definire, in merito allo sfogo avuto dinanzi alle telecamere di tutto il mondo nei confronti dell'arbitro Oliver. Innanzitutto, un rigore corrisponde a un gol solo quando il giocatore lo trasforma e Buffon avrebbe dovuto mantenere il sangue a temperature glaciali prima di sbroccare come un matto e farsi espellere per parole (a noi ignote) rivolte all'arbitro. Secondaria cosa, il fallo di Benatia è da reputarsi "fischiabile" per un principio importantissimo che corrisponde al concetto di "entità del fallo", cioè se un giocatore tocca prima la palla e poi frana sull'avversario non vuol dire che sia esente da penalità arbitrali: in parole povere, un difensore esperto come Benatia (saltato come un birillo per buona parte della gara da Isco e CR7) non può salire in groppa all'attaccante dopo esserselo fatto sfuggire come un pollo. Arriva il rigore, a mio parere regolare, per il Real Madrid: Cristiano Ronaldo non può fare altro che battere Szczesny e fare volare i Blancos in semifinale, mentre l'immaturo Buffon è costretto a mangiarsi le mani dallo spogliatoio. 
Il problema però non è riconducibile alla mera reazione per il rigore (convinti ancora che non ci sia), ma per quello che ha detto poco dopo ai microfoni di Mediaset, Sky e Rai riducendo l'orgoglio di Oliver a un colabrodo senza precedenti e usando terminologie che non si addicono a un monumento del calcio come lui, portiere più forte di sempre e capitano di uno dei club più gloriosi di sempre (al di là delle offese degli antijuventini), cioè la Juventus, quella stessa Juventus che un tempo non avrebbe mai avuto reazioni di questo tipo. Buffon ha parlato di rigore dubbio: ma se l'arbitro ha visto rigore e in Champions non c'è la Var c'è poco da rimproverarlo allora, dato che il rigore sembra che ci fosse. Buffon ha parlato di "sensibilità nei confronti di una squadra vicina a un'impresa epica" dimenticando che lui ha sempre annullato la sensibilità altrui dichiarando, insieme ai diversi compagni di squadra, l'ormai nota frase "l'arbitro è l'alibi dei perdenti" ogni qualvolta che l'avversario di turno gli rinfacciava qualche favore arbitrale. 


Del Piero ha perso due finali di Coppe dei Campioni per via di gravi errori arbitrali ('97 e '98), eppure capitani storici come lui, Ferrara e Conte non si sarebbero mai lasciati andare a dichiarazioni simili, per non parlare di mister Lippi che era capace di pungere usando anche la dialettica più sopraffina. Mercoledì però Allegri e Buffon sono andati oltre, avviando dei piagnistei che in realtà avevano toccato il fondo ancor prima del triplice fischio finale: Chiellini punta Varane e accusa l'intero Real di pagare l'arbitro per andare avanti in Champions. Giorgio ha dimenticato due cose importanti, a mio modesto avviso, come la calma e il fatto che nel 2006 lui e la Juventus sono stati retrocessi in serie B per Calciopoli (certo non è che i giocatori fossero direttamente coinvolti ma è per rendere l'idea). Dulcis in fundo, il numero tre juventino ha recentemente dichiarato che avrebbero fatto meglio a mettere le mani addosso a tutti i giocatori del Real, manco se loro centrassero qualcosa con la decisione di Oliver al '93. 


In sostanza, Allegri avrebbe dovuto preparare meglio la partita d'andata, Buffon avrebbe dovuto mantenere la calma e cercare di neutralizzare il rigore (rivelatosi comunque imprendibile), Benatia avrebbe dovuto marcare meglio e Chiellini ha dimostrato che la laurea l'ha presa con i punti Decò. Tali atteggiamenti hanno lasciato perplessi anche gli juventini più obiettivi e provocato l'ironia di tutta l'Italia, soprattutto dei soliti antijuventini che però stavolta hanno veramente buoni motivi per deridere la Vecchia Signora, viste le conseguenze di un maledetto ritorno dei quarti di finale in terra spagnola.

La Roma, intanto, è l'eroina del momento grazie al rocambolesco 3-0 maturato martedì all'Olimpico dopo il pesante 4-1 dell'andata in favore del Barcellona. Dopo circa 34 anni, i giallorossi raggiungono le semifinali di Champions e questa volta dovranno vedersela proprio con quel Liverpool che infranse i sogni della Roma in quella sfortunata finale dell'84. Non si sa come andrà finire ma l'unica cosa certa è che la Roma è in gioco anche per la vittoria finale della coppa dalle grandi orecchie.

Restando a Roma, spostiamoci sul fronte biancocelesti, dove gli uomini di Simone Inzaghi non sono  riusciti a sfruttare il 4-2 casalingo dell'andata e così il Salisburgo è riuscito a eliminarli battendoli con il risultato di 4-1.
Alla squadra di Di Francesco, dunque, il compito di tenere alto l'orgoglio italiano in Europa.





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