Manga - Kirihito di Osamu Tezuka: dove finiscono gli esseri umani. Ecco la recensione di uno dei manga più "spietati" dell'autore.
Kirihito: il manga più grottesco di Osamu Tezuka
Da un paio di settimane è terminata la ristampa di alcuni manga di Osami Tezuka, progetto realizzato e concluso grazie alla collaborazione tra "laRepubblica" e la casa editrice J-Pop: l'ultima opera pubblicata alla fine della collana è stata "Kirihito", da molti considerato come il lavoro più grottesco del Dio dei Manga. Per via della fine delle uscite in edicola, oggi parlerò proprio di questo fumetto per poi ripartire da dove ero rimasto e parlare de "La principessa Zaffiro", "Ayako", "Blackjack" e "Melmo".
Ode to Kirihito è stato pubblicato serialmente tra i 1970 e il 1971 sulla rivista Big Comics della casa editrice Shogakukan. In Italia, il manga è giunto semplicemente come Kirihito tra il 2006 e il 2007, sotto il marchio della Hazard Edizioni, poi i diritti sono passati in mano a J-Pop come tanti altri lavori del mangaka.
La trama racconta la drammatica vicenda del dottor Kirihito Osanai dell'Università di M, il quale si imbatte insieme ai suoi colleghi e ai suoi superiori nel Morbo di Monmo, una terrificante malattia che trasforma uomini e donne in cani antropomorfi attraverso dolori lancinanti e deformazioni spaventose. Le ricerche del giovane medico vengono sequestrate dal suo superiore, il dottor Tatsugaura, il quale invia il nostro protagonista nei luoghi dove sono nati i primi casi: una volta giunto lì per approfondire il caso, Kirihito viene colpito dal morbo e conseguentemente espulso dall'ordine dei medici, venendo così a conoscenza di un terribile complotto ai suoi danni. Osanai sarà dunque costretto a scappare ripetutamente tra Giappone e Taiwan, imbattendosi in personaggi spregevoli pronti a tutto per sfruttarlo come fenomeno da baraccone. Per sua fortuna, incontrerà anche meravigliosi esseri umani che lo metteranno in condizione di vivere con coraggio e forza, fino compiere la sua vendetta verso chi gli ha distrutto la vita. Nel frattempo, il suo migliore amico e collega Urabe, proverà ogni mezzo pur di ritrovare Osanai e dimostrare che il morbo di Monmo non è un virus ma un male endemico proprio come dimostrava lo stesso Kirihito. In mezzo a questa storia si metteranno di mezzo anche l'avidità della politica dietro il sistema medico giapponese, la cattiveria di uomini disposti a tutto e la degenerazione degli istinti nevrotici.
Kirito è senza dubbio uno dei massimi capolavori di Tezuka. Si tratta di un manga cupo, inquietante, caratterizzato da una grande potenza filosofica e umana. In un certo senso, per il Dio dei Manga questo progetto è stato decisivo per l'evoluzione definitiva della sua produzione, soprattutto se andiamo ad analizzare la profondità dei contenuti e la grandezza della trama. Kirihito rappresenta un Tezuka diverso dalle opere più leggere viste negli anni precedenti (come ad esempio la Principessa Zaffiro e Astro Boy) e in questa circostanza, infatti, abbiamo a fare con un racconto più maturo, un seinen capace di mettere in difficoltà il lettore e lanciare importanti argomentazioni sulla condizione umana. Tutto prende vita attraverso la disavventura di Kirihito Osanai che passa dalla condizione di osservatore a quello di vittima, diventando inevitabilmente il simbolo delle contraddizioni degli esseri umani, i quali sembrano non essere poi così migliori degli animali. Per colpe non sue, Osanai ribalta tutto mettendo in discussione il sapere accademico, l'etica medica, la verità scientifica e ovviamente la natura umana, lasciando che bene e male si mescolino per creare una grande confusione di intenti e di doveri da parte di chi si muove in sua assenza/presenza.
Il problema del mondo di Kirihito non è il morbo di Monmo, anzi questo elemento viene sfruttato dall'autore proprio come pretesto per sottolineare la decadenza della società di quel periodo, fatta di corruzione, ipocrisia e pregiudizi che inevitabilmente conducono anche alla discriminazione, all'alienazione e alla cattiveria. Tutto questo condurrà il nostro eroe a una specie di Odissea tra Giappone, Medio Oriente e Africa, maturando sempre più consapevolezza di sé nonostante le tante difficoltà: tra amori e tradimenti, tra metafore e similitudini, Kirihito troverà comunque una ragione per vivere.
Per Osamu Tezuka, Kirihito è stato fondamentale anche da un punto di vista grafico e stilistico, infatti, pur mantenendo alcuni aspetti visivi tipici della sua arte, il maestro ha riempito il manga di dettagli visivi, tavole con inquadrature cinematografiche, espressioni deformate (che ricordano un po' Go Nagai) e sequenze emotivamente toccanti. La parte estetica del fumetto cela sempre qualche significato simbolico e la trama è stata strutturata per dare pochi attimi di respiro sia ai protagonisti sia ai lettori: ogni volta che le situazioni tengono a calmarsi ecco che qualcosa di sinistro si muove sempre dietro l'angolo, costringendo tutti a correre di nuovo e a non fermarsi più.
Devo ammettere di essere stato molto colpito da questo capolavoro, anzi quasi scioccato se si tiene presente che non avevo mai sentito parlare di Kirihito da parte degli esperti (in alcuni casi "presenti tali") del settore. La sua ambiguità la rende una storia sempre attuale, oltre che disturbante: l'esito degli eventi non deve essere per forza positivo, non deve esserci per forza un "happy ending" ma esistono solo domande difficili con risposte poco rassicuranti. Kirihito indaga, si trasforma, subisce, cade, si rialza e si vendica ma la morale umana viene decisamente massacrata perché esce da questi eventi completamente ridimensionata. Osanai, pur riprendendosi la sua vita alla fine del manga, resta comunque l'uomo cane che continuerà a pagare caro il prezzo di una Medicina che, in quanto scienza, non ha voluto seguire la verità, bensì l'ha mistificata per interesse personale e, perché no, anche per presunzione. La malattia, in tutte le sue forme, non è solo il male di un corpo ma è anche l'annientamento della società.
Effettivamente, con Kirihito, Osamu Tezuka ha voluto espressamente scagliarsi contro il settore medico giapponese degli quel periodo, fatto di tanta chiusura mentale figlia di gerarchie e autoritarismi. È importante ricordare che il Dio dei manga, prima di sposare la causa artistica, era prima di tutto un medico e certe situazioni le aveva già viste e vissute negli anni addietro, per questo con Kirihito ha voluto mettere in piedi un puzzle di contraddizioni e assurdità che vedevano i medici impegnati più a concorrere tra loro piuttosto che aiutare la gente. Eppure, nonostante l'ondata di cattiveria impressa nelle tavole di Tezuka, Kirihito lascia anche un messaggio di speranza: nonostante il suo nuovo aspetto e l'iniziale crisi esistenziale, è riuscito comunque a rialzarsi e a rinascere abbattendo i limiti del mondo.
Kirihito non è il vero mostro della nostra storia. Come già visto in altre opere di Tezuka, questo manga evidenzia con maggior crudezza il fatto che gli esseri umani siano più pericolosi di qualsiasi altra creatura e a renderli tali è proprio la loro immensa capacità di pensare che, tante volte, li porta ad andare oltre i limiti della morale e del buonsenso. In parole povere, le vere bestie risiedono nelle nostre ambizioni estreme e nelle nostre esagerazioni, in particolare nei nostri smisurati ego.
L'esempio più eclatante di degenerazione umana è rispecchiata dal personaggio del dottor Tatsugaura, il quale ha sfruttato la sua esperienza, la sua età e le sue amicizie per appropriasi degli studi di due suoi stagisti e ribaltarli senza assicurarsi di avere delle solide basi scientifiche per dimostrare la sua teoria sul morbo di Monmo. La sua avidità e la sua ossessione del controllo l'hanno addirittura spinto a distruggere Osanai nel corpo e nello spirito: l'ha mandato a contrarre il morbo, l'ha cancellato dall'ordine dei medici dell'Università di M, addirittura ha sperato che morisse per non dover fare i conti con il passato. L'unico obiettivo di Tastugara è quello di diventare famoso e assumere il ruolo di Presidente dell'Ordine avvalendosi dell'arroganza di non sapere di cosa si stia parlando, infatti, non solo nega gli studi di Kirihito ma vuole convincere tutti che il morbo sia infettivo pur non avendo nulla di concreto per dimostrarlo. Tatsugara è l'esempio che le ambizioni spesso logorano l'uomo, così come chi ha il potere. Alla fine, Tatsugara farà la fine che merita.
Il personaggio però più assurdo, cioè quello che ha saputo mettere in piedi l'esempio più classico di follia incontrollabile, è stato sicuramente Urabe, collega e amico di Kirihito. Nonostante sia mosso da grandi principi e sia devoto al suo "compagno d'armi", Urabe ha un problema molto grave: non sa gestire le pressioni e i propri sentimenti, quindi cade spesso in scatti di nevrosi che lo portano a stuprare le donne. Esatto! Urabe, mosso dal desiderio di ritrovare Osanai e di dimostrare legalmente le sue teorie sul morbo, pur capace di nutrire compassione e ammettere i suoi orribili errori, è uno stupratore e commette tale abominio in tre occasioni. Pur reclamando la sua fedeltà e amicizia per Osanai, non si pone alcun problema nel sottomettere due volte la povera Izumi, la promessa sposa dello stesso Kirihito. Medesimo discorso vale anche per la disperata Helen, vittima del morbo di Monmo e costretta a subire lo stesso destino di Izumi (con la differenza di una conseguente gravidanza). Tutta questo stress condurrà Urabe a una terribile fine.
Abbiamo menzionato due donne che giocano anche dei ruoli importanti in questo manga. Donne comunque forti, donne capaci di reagire, donne che riescono a trovare un senso anche agli eventi più tragici. Si dice che dietro a ogni grande uomo ci sia una grande donna e la fortuna di Kirihito è stata quella di avere avuto tante grandi donne dietro di sé durante la sua avventura. Non importa che fossero con lui o meno, nei loro ricordi Kirihito ha trovato sempre la forza per andare avanti e di rispondere con ardore alle avversità. Tazu è stata la sposa del protagonista, incontrata nel periodo della trasformazione, l'unica che lo avrebbe amato nonostante la deformazioni fisiche: anche lei finisce vittima di uno stupro al quale non sopravviverà. Poi c'è stata Reika, un'acrobata da circo (nota come la donna fritta) affetta da squilibri sessuali che riuscirà a superare grazie alle conoscenze di Osanai, il quale è debitore a sua volta verso di lei per gli immensi e preziosi aiuti che gli ha fornito. La stessa Izumi è tuttavia rimasta nei suoi pensieri, nonostante Osanai abbia amato di più la dolce Tazu: Izumi ha subito molti torti dalla vita ma non ha mai smesso di pregare per il suo amato, anzi è andata più volte alla sua ricerca. La figura femminile che probabilmente ha avuto un ruolo ancora più significativo è quello di Helen, una giovane suora affetta dal morbo e vittima della rabbia incontrollabile di Urabe. A lei Tezuka affida il messaggio più speranzoso del manga, per un futuro migliore dove ci si augura la possibilità di contrastare le malattie degenerative come il Monmo.
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