venerdì 21 novembre 2025

Fumetti DC - "Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora" di Frank Miller e Lynn Varley


Fumetti DC - "Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora" di Frank Miller e Lynn Varley: il sequel del leggendario "Batman - Il ritorno del Cavaliere Oscuro".

Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora: il Batman "rock'n'roll" di Frank Miller

Il Batman di Frank Miller è stato uno dei più acclamati e stimati di sempre da parte degli amanti dei fumetti. Il successo de "Il ritorno del Cavaliere Oscuro" del 1986 ha nutrito per anni, nel cuore di tutti, il desiderio di vedere un sequel che in qualche modo facesse capire cosa sarebbe stato del vecchio Bruce Wayne e del mondo che un tempo accoglieva i supereroi. Ebbene, quindici anni dopo ecco ricomparire Frank Miller, con la fedelissima Lynn Varley, con in mano il progetto de "Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora" (The Dark Knight Strikes Again). Il nuovo arco narrativo è stato stampato in tre albi tra novembre 2001 e luglio 2002, mentre in Italia è giunto nel 2013 tramite RX Edizioni che l'ha stampato fino al 2019: oggi i diritti dell'opera sono in mano a Panini Comics. 


Cronologicamente, "Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora" è ambientato tre anni dopo i fatti de "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro", infatti, ritroviamo Bruce Wayne nei panni di Batman al comando di un esercito di ragazzini addestrati negli anni del ritiro (e della sua presunta morte). Nonostante, l'avanzare dell'età, Batman ha intenzione di liberare gli USA e il mondo dalla tirannia di Lex Luthor e di Brainiac, i quali hanno addirittura creato un presidente degli Stati Uniti immaginario e catturato molti dei più famosi supereroi (Flash ad esempio viene utilizzato per alimentare la corrente di mezzo mondo). L'obiettivo del Crociato Mascherato sarà quello di liberare i vecchi compagni d'armi della Justice League of America ma soprattutto convincere Superman a fare la scelta giusta e liberarsi dal suo vecchio concetto di giustizia. Il cast di personaggi del sequel è molto più ricco del suo predecessore: ci sono Atom, Flash, Freccia Verde, Lanterna Verde, Wonder Woman, Capitan Marvel, Elastic Man e Catgirl, alias Caroline Keen "Carrie" Kelley che ne "Il ritorno del Cavaliere Oscuro" è stata la nuova Robin. Questo secondo capitolo della trilogia (che si conclude con "La razza suprema") è stato collocato in una realtà alternativa rispetto agli albi DC pubblicati negli ultimi anni, quindi viene dopo "Crisi Infinita" e la serie 52 su Terra-31: i personaggi infatti sono più anziani, degli ultracinquantenni ormai sotto alla sessantina che non agiscono più in pubblico e sono ricordati dalla gente come dei miti ormai passati.


Come nacque il progetto editoriale de "Il cavaliere oscuro colpisce ancora"? Verso la fine degli anni novanta Frank Miller fece il suo ritorno alla DC nonostante, qualche annetto prima, le due parti non si fossero lasciate proprio benissimo. Quando casa editrice e artista si ritrovarono, Miller era reduce anni di successi e di crescita artistica grazie alla casa editrice Dark Horse, la cui direzione gli lasciò grande spazio creativo e infatti arrivarono opere cult come Sin City, la saga di Martha Washington, 300 e altre ancora: con questi capolavori, l'autore e fumettista americano poté sviluppare nuove tecniche artistiche ma soprattutto sperimentare nuovi livelli contenutistici per i suoi fumetti. Anche ne "Il cavaliere oscuro colpisce ancora", si vedranno elementi come la decadenza della società, il militarismo dilagante, la mancanza di ideali e di veri eroi, la corruzione e manipolazione dei media (quest'ultimi sempre al servizio del potere mentre la popolazione rimane incapace e assuefatta al sistema). Tematiche di questo tipo, a dirla tutta, erano già presenti ne "Il ritorno del Cavaliere Oscuro" ma nel sequel vengono riposizionate con maggiore potenza e critica.

In un certo senso, possiamo sicuramente affermare che Miller riuscì con il suo Batman a posizionarsi in mezzo ad altri capolavori del fumetto come Watchmen e Miracleman di Alan Moore e come Shade, The Changing Man di Peter Milligan (ecc.). In questi lavori è certamente riscontrabile l'evoluzione che ha portato i fumetti a diventare testi di decostruzione del genere e avvolgerli in contesti nuovi, più oscuri e realistici. A inizio anni 2000, le aspettative sul ritorno di Miller e del suo Batman erano altissime, a tal punto da sperare che l'artista newyorkese potesse ancora una volta rilanciare DC e nona arte che, tra il 1995 e il 1996, vissero un'altra terrificante crisi di mercato, una crisi talmente forte da costringere la Marvel alla bancarotta e molte fumetterie sparse per il mondo alla chiusura. Guarda caso, Frank Miller non era nuovo a miracoli del genere, infatti, basti pensare che negli anni '80 non solo risollevò le sorti dei fumetti ma diede nuova vita al Crociato Mascherato di Gotham che a livello editoriale, in quel periodo storico, non se la stava passando di certo bene. Nonostante la critica non fu concorde nell'elogiare il sequel de "Il ritorno del Cavaliere Oscuro", Miller riuscì ugualmente nella sua impresa.


Il secondo Batman di Miller è nato non solo per merito dell'evoluzione dei fumetti e del cinema ma anche grazie al periodo storico che il mondo stava attraversando (come ad esempio il crollo dell'Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda con gli Stati Uniti). Le case editrici negli anni '90 crearono poi delle serie parallele alle continuity dei loro personaggi, consentendo ad autori "duri" di trattare tematiche più adulte da destinare a un pubblico più maturo (gli esempi più eclatanti furono la linea Elseworld e l'etichetta Vertico di DC). Proprio questi elementi sono stati fondamentali per la nascita de "Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora", così da consentire a Miller di inserire nella trama forti tensioni geopolitiche con problematiche più avanzate e ben stampate nel tessuto dell'Occidente. Tuttavia, questo è stato possibile tenendo il pipistrello come protagonista ma, nel contempo, anche come personaggio ai margini della storia e degli scontri, così da dare spazio al resto del cast di supereroi nuovi e vecchi di casa DC: in poche parole, questo secondo fumetto gira intorno agli ideali e ai piani di Batman, il quale deve compiere poche azioni salienti per il raggiungimento dell'obiettivo finale. Del resto, lo stesso Miller era consapevole che non avrebbe potuto riproporre un Crociato Mascherato oscuro ed estremo come visto nel primo capitolo del 1986. 

Batman funge quindi da catalizzatore, mentre varie voci fuoricampo narrano cosa stia effettivamente succedendo. L'obiettivo di Miller era quello di approfondire l'aspetto psicologico degli altri personaggi, come nel caso di Catgirl, ormai diventata il braccio destro del suo maestro nonostante la giovanissima età. Tuttavia, l'autore non poteva non porre l'accento su Superman e Wonder Woman, sul loro rapporto, i loro trascorsi e soprattutto su Lara, il frutto del loro passato amore. Lara sarà infatti una delle chiavi di volta per il finale de "Il cavaliere colpisce ancora", essendo per metà amazzone ma specialmente erede dei poteri di suo padre. Nel primo capitolo dell'opera vediamo Batman comparire solo alla fine per malmenare l'ex amico Superman insieme ad altri supereroi, arrivando al punto da ridurre il kryptoniano in condizioni pietose. Nel secondo albo, invece, Miller ha voluto creare l'iconico rapporto carnale tra Superman e Wonder Woman avvolti nel mantello rosso dell'uomo d'acciaio, mentre una sfilza di personaggi continua a inserirsi nella trama: vediamo infatti The Elongated Man (Ralph Dibny), Plastic Man (Eel Obrian), un nuovo Joker (il decaduto Dick Grayson), The Guardian (una copia di Captain American), The Creeper, Martian Manhunter, The question, Shazam, Lara (la nuova Supergirl), i figli di Hawkman e Hawkgirle e Green Arrow. C'è da dire che proprio la presenza di tutti questi supereroi e la marginalità di Batman siano stati alcuni dei fattori che hanno infastidito di più i lettori, ma soprattutto c'è stata molta difficoltà nell'accettare questa nuova versione dei loro beniamini, i quali sembrano più delle parodie di loro stessi, quasi uno specchi di quegli individui ingenui e banali visti nella Silver Age. Miller però non è mai stato uno sprovveduto e tale presa posizione è stata figlia della consapevolezza che mai e poi mai avrebbe potuto riprodurre una storia vicina a quelle degli anni ottanta, con connotazioni eroistiche intrise di realismo, introspettiva e oscurità. Per questo motivo, il creatore di Sin City ha voluto puntare tutto su supereroi allo sbando, invecchiati e ormai lontani dal loro ruolo di paladini del bene, anzi appaiono come paurosi, smemorati, smarriti e orfani delle loro origini: solo Batman non ha smarrito la strada, continuando a combattere contro il male usando tutti i mezzi in suo favore. Probabilmente è anche il motivo che porta il Vendicatore di Gotham City ad essere visto da tutti come un pazzo scatenato, un malato di mente esaltato che in fin dei conti sta solo dicendo la verità: il mondo è peggio di prima e bisogna usare metodi estremi per risollevare le sorti degli esseri umani. 


È doveroso precisare che "Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora" ebbe un bel rallentamento nella sua produzione editoriale. Infatti, il terzo albo uscì con diversi mesi di ritardo a causa di una riscrittura che Miller fece dopo aver assistito alla tragedia dell'11 settembre 2001, un evento che sconvolse tutto il mondo, compreso Frank Miller che si vide costretto a cambiare le proprie convinzioni: proprio nella terza e ultima parte dell'opera, la storia viene dunque più estremizzata e incupita, celando dietro le sue tavole l'ombra di una tragedia impossibile da dimenticare. Effettivamente, c'è la scena in cui Metropolis è avvolta dalla polvere dopo l'attacco di Brainiac è un chiaro riferimento alle conseguenze degli attentato terroristici dell'11 settembre. A un certo punto, se vogliamo dirla tutta, Miller lascia che i suoi supereroi scatenino tutta la sua rabbia (sì, quella dell'autore) attraverso azioni dettate da orientamenti politici più conservatori, nazionalisti e con atteggiamenti quasi fobici nei confronti del fondamentalismo islamico. Da qui bisogna ripartire per notare un'altra chiave di lettura di Miller nei confronti dell'Uomo Pipistrello e degli eroi in generale: come si può scrivere una scontata storia di un combattimento contro un supercriminale quando il mondo occidentale vive costantemente sotto minaccia? Lo scoppio della successiva guerra contro Al-Queda indusse Miller a narrare le gesta di un Batman rivoluzionario, intento a scatenare i popoli contro i poteri occulti dominanti. Questi temi sono già presenti nelle prime due parti dell'opera ma nel terzo esplodono con maggior potenza. Successivamente, Frank Miller avrebbe tanto voluto continuare a usare Batman per un sequel apocrifo dove lo si vede combattere una guerra sanguinosa contro i terroristi. La DC però si oppose chiedendo all'autore di puntare su un altro personaggio per realizzare un'opera estremamente politica e anti-islamica: ecco com'è nato Frank Miller's Holy Terror edito da Legendary Comics. Adesso però torniamo a dedicarci al sequel de "Il ritorno del cavaliere oscuro". 

Il secondo capitolo della trilogia di Miller presenta dunque una trama distopica, anche più del suo predecessore. Tre anni dopo i fatti narrati in "Dark Knight Returns", l'epoca del presidente Regan è ormai terminata e al suo posto è stato eletto un nuovo leader della Casa Bianca, figlio tuttavia dell'intelligenza artificiale (per essere meglio esatti è un continuo ologramma). L'Unione Sovietica è ormai finita. In "Il cavaliere Oscuro colpisce ancora", ci troviamo a leggere una realtà non più ucronica, bensì molto più estrema, stravolta e perché no stravolgente, con tante insicurezze e malformazioni sociali. Miller punta il dito contro quelle democrazie che in realtà tali non sono, ma usano il loro potere per influenzare giornalisti, giudici, avvocati, poliziotti e la gente comune: una dittatura tanto silenziosa quanto rumorosa che ha la faccia tosta di criticare l'operato dei supereroi, considerati alla stregua di teppisti (anzi fascisti) portatori di falsi morali di etica e giustizia. Tutto questo porta a quella che può considerarsi una vera critica da parte dell'autore, il quale ha sempre pensato che tali elementi fuorvianti siano da troppo tempo presenti nella struttura degli Stati Uniti d'America. Perché allora non farlo attraverso un fumetto ambientato negli anni novanta, un decennio considerato come il deterioramento dei valori e del nazionalismo stelle e strisce? Superman è il ritratto del fallimento della Costituzione e dei Principi cardini degli USA, infatti, la sottomissione dell'Uomo d'Acciaio al volere di Lex Luthor è una chiara dimostrazione del cambiamento: cedere ai ricatti del nemico, equivale anche al decadentismo supereroistico di Miller. L'eroismo del kryptoniano è falso, sterile, insignificante e i suoi poteri non hanno più effetto non solo per l'età ma anche per la drammaticità del suo animo piegato, vittima di continue minacce alle quali, forse, Clark Kent non vuole trovare soluzione. Poi c'è Batman che va oltre la classica lotta al crimine a Gotham e dichiara guerra al mondo intero per abbattere i poteri forti capitani.  "Il Cavaliere oscuro colpisce ancora" è il manifesto delle paure di Frank Miller sul futuro del suo Paese e dell'eventuale degrado a cui potrebbe incappare. Del resto, questa non è l'unica opera in cui l'autore mostra tali segni di debolezza, infatti, qualcosa di simile si era visto già in Ronin e addirittura nella sceneggiatura del film Robocop 2, anche se i fumetti dedicati al poliziotto robot riuscirono a esprimere meglio la filosofia politica di Miller. Il Batman di questo secondo fumetto della saga mette in risalto tutto il cinismo e la rassegnazione del suo autore, pensando che solo una rivolta possa probabilmente rimettere le cose a posto.  


"Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora" non va sottovalutato anche nella sua chiave parodistica. Il fumetto a dire il vero è una continua parodia da parte di Miller sia della società sia dei personaggi che riporta sulle tavole. A differenza di "Dark Knight Returns" i disegni del sequel mi hanno messo molto più in difficoltà e sono praticamente il preludio a ciò che abbiamo visto anche in tempi più recenti. Leggendo però la storia mi sono reso conto che probabilmente Miller usi questo stile di proposito, appunto quasi per scimmiottare il popolo americano ma anche i suoi stessi supereroi, ritratti in questo modo proprio perché considerati dall'opinione pubblica come ridicoli vecchietti in costume convinti di avere ancora voce in capitolo. Le ragazze della band Superchick (Superfighe) sono la caricatura delle eroine DC per via dei loro costumi attillati, delle loro pose provocanti e altro ancora: Miller non manca occasione anche di sessualizzarle per evidenziare quanto la società abbia messo da parte i ricordi delle loro gesta per classificarle come donne volgari, oggetti sessuali privi di morale. Eppure, Batman sfrutta proprio un loro concerto per rivelarsi al mondo e invitare "i bambini a mettere il costume e a far scoppiare il casino". 

Un altro aspetto davvero molto importante è l'attenzione che, ancora una volta, Frank Miller pone sul ruolo dei mass media, il cui potere può essere così vasto da influenzare milioni e milioni di persone fino al punto da distorcere la loro visione del mondo. Anche ne "Il ritorno del Cavaliere Oscuro" abbiamo potuto notare questa cosa, così in altre opere create o influenzate da Miller. Persino la figura dell'eroe viene drasticamente sconvolta, riducendo Batman anche nella sua dimensione di antieroe che però non smette mai di avere ragione sui mali del mondo: pur raggiungendo una certa instabilità mentale, dettata dall'esaltazione della battaglia e da una psicopatia fuori controllo, Bruce Wayne riesce comunque a portare la sua causa per la fine delle tirannie e dei soprusi, annullando ancora una volta la valenza simbolica di Superman, il quale solo alla fine della storia capirà di essersi sempre sbagliato. La follia del Nuovo Mondo di Miller riporta sulle strade dell'Uomo Pipistrello anche vecchie conoscenze che riaprono ferite provenienti dal passato: Dick Grayson nei panni di nuovo Joker, pronto a tutto pur di vendicarsi del suo ex mentore. 


La critica fu piuttosto divisa nei confronti del nuovo Batman di Frank Miller, quindi le recensioni non furono tutte positive ma il successo commerciale dell'opera fu garantito. Le aspettative furono davvero tante e DC seppe promuovere egregiamente l'ultima fatica del maestro attraverso grandi campagne pubblicitarie. A pochi giorni dalla sua uscita "The Dark Knight Strikes Again" registrò già elevati incassi anche attraverso un lavoro di varie edizioni, impaginature ecc. 

Come detto in precedenza, all'inizio ho avuto un po' di difficoltà nella lettura del libro, anche per via dell'elevato dinamismo e dell'incessante azione della trama. In alcuni casi viene difficile capire dove si trovino i protagonisti durante le loro battaglie e i "nuovi" disegni di Miller rendono tutto ancora più distorto. Eppure, proprio per via di questo stile l'opera mi appare molto "rock'n'roll", cazzuta, potente, aggressiva come anche giusto che sia. Le battute ad effetto, le freddure, la continua denigrazione degli stereotipi sono particolari che probabilmente i lettori amanti di Batman avranno capito solo negli anni a seguire. Per come la vedo io, tutto questo ha un significato ben preciso ed è per questo che il valore artistico e letterario de "Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora" non va assolutamente sottovaluto o sminuito: sarebbe un grave errore. Per quanto sia diverso dal suo predecessore, questo titolo merita di essere riveduto e inserito tra i migliori lavori del padre di Sin City

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