venerdì 4 maggio 2018

Devilman Vol. 1: L'eredità di Paura. Il mesozoico, Dante e il sabba nella Genesi del manga di Go Nagai


Devilman volume 1: L'eredità di Paura. Il mesozoico, Dante e il sabba nella Genesi del manga di Go Nagai. Ecco la prima parte sull'analisi e la recensione dell'opera

Devilman volume 1: analisi e recensione del manga

Con questo articolo possiamo dare inizio all'analisi dettagliata dei singoli volumi di Devilman, il più celebre e influente manga del maestro Go Nagai. Si parte ovviamente dal primo volume, dove noteremo immediatamente le influenze che la cultura occidentale ha avuto sull'autore: dalla Divina Commedia ai riti occulti dell'occidente e dell'Europa, anche se non manca la presenza della tradizione orientale. 
È possibile consultare un'ampia introduzione al mondo dei demoni e l'analisi completa di tutta l'opera al seguente link: 

LA TRAMA DEL VOLUME I

Per dividere la mia analisi in una vera produzione seriale ho deciso di prendere come punto di riferimento Devilman edito dalla d/books.

Akira Fudo è un normalissimo liceale che vive a casa dei Makimura dopo che la sua famiglia ha deciso di trasferirsi all'estero per via del lavoro del padre. Akira è intento a tornare a casa insieme a Miki, la figlia maggiore dei Makimura, ma entrambi vengono ostacolati da tre bulli intenti a far del male alla ragazza. Akira si mostra debole e facilmente preda della paura, vorrebbe aiutare Miki ma la sua indole gli impedisce di reagire come vorrebbe. Per loro fortuna, arriva il migliore amico di Akira, Ryo Asuka, il quale allontana i bulli sparando loro contro alcuni colpi di fucile. Dopo il salvataggio, il biondo Ryo ordina ad Akira di seguirlo, quindi Miki torna a casa da sola e ignara di cosa sarebbe successo ad Akira nelle ore a seguire.

Una volta saliti in auto, partiti verso la casa degli Asuka, Akira nota il vistoso cambiamento dell'amico che conduce una vita a quanto pare priva di regole: guida con un documento falso perché minorenne, va in giro con un fucile, fuma e ha un aspetto tetro, quasi rassegnato. Durante il viaggio, quindi, Akira chiede spiegazioni all'amico, il quale, gli comunica che suo padre, il professore Asuka, si è tolto la vita dandosi fuoco. C'è tuttavia un particolare fondamentale che Ryo deve assolutamente sottoporre all'attenzione del passeggero: suo padre, dopo il decesso, pesava 120 kg, esattamente quanto due persone (citando le parole di uno sconvolto Akira). Ha così inizio l'eredità di paura che l'archeologo ha lasciato al figlio e che ben presto segnerà la vita di Akira.

Una volta giunti a casa di Ryo, i due adolescenti fanno il loro ingresso nel laboratorio del professor Asuka ed è proprio qui che il padrone di casa mostra all'amico un manufatto molto singolare: una testa di diavolo che sembrerebbe essere stata lavorata a mano dagli uomini ma così non è perché trattasi del libro delle memorie dei demoni.



Si tratta di un oggetto infernale ritrovato dal professor Asuka durante alcune ricerche negli scavi Maya dopo essere caduto in un dirupo. Tramite i diari del padre, Ryo spiega ad Akira che questo manufatto non può essere stato creato dagli uomini perché risale all'epoca in cui la terra era abitata dai dinosauri... e dai demoni, coloro che dominavano il mondo prima dell'avvento dell'uomo. Akira inizialmente pensa che Ryo sia impazzito ma, poco dopo, indossa la scultura scoprendo che in quell'oggetto è possibile conoscere le memorie dei demoni, i quali, non essendo dotati di un linguaggio scritto, decisero di affidarsi al potere della memoria e tramandarla in quel modo. 

Akira vive momenti di autentico orrore dato che si ritrova catapultato indietro nel tempo, in uno scenario della terra che in un certo modo rappresenta un inferno ante-litteram proiettato nell'epoca del mesozoico, tra vulcani in eruzione, dinosauri giganteschi e innumerevoli demoni, abituati a lottare tra di loro per applicare il principio che nel mondo sopravvive solo il più forte. Proprio per questo motivo, la stirpe dei demoni sviluppò successivamente la capacità di fondersi con corpi viventi e inanimati, così da diventare più forti e poter combattere tutti ad armi pari. Tuttavia, le fusioni aumentarono a vista d'occhio e i demoni divennero sempre più forti e sempre più spaventosi nell'aspetto.

Tale racconto spiega il perché della morte del professor Asuka, posseduto da un demone e costretto a suicidarsi perché ormai vittima della pazzia. Ryo inoltre spiega che è impossibile fronteggiare tali mostri nemmeno con le armi di cui eserciti del mondo dispongono, dato che i demoni sono stati capaci negli anni di sviluppare una forza che trascende di gran lunga tutte le capacità degli esseri umani.

Miti, leggende, racconti e poemi (come la Divina Commedia) si mostrano non come opere letterarie basate sull'immaginazione ma su esperienze realmente accadute a chi le ha raccontate, come nel caso di Dante Alighieri: proprio questo passaggio con il poeta fiorentino risulta importante perché dimostra, a detta di Ryo, l'ipotesi che i demoni non si siano estinti, bensì siano rimasti ibernati per secoli per via della glaciazione e che adesso si stiano liberando, uno dopo l'altro, per far scoppiare l'apocalisse e riappropriarsi di ciò che un tempo era soltanto loro.

A questo punto, l'unico modo per evitare il peggio è dichiarare guerra al nemico: ma come? La soluzione è far sì che una persona dal cuore puro si fonda con uno di loro per creare un devilman, cioè un essere umano capace di mantenere intatto il proprio cuore e il proprio animo pur sfruttando i poteri di un diavolo e la conseguente metamorfosi. Inizialmente, Ryo avrebbe voluto aspettare ancora un giorno per sottoporre Akira al processo di demonizzazione, ma proprio quando stava per riaccompagnarlo a casa, si vede costretto a fare marcia indietro per colpa di un improvviso attacco da parte dei demoni. Akira non ha più dubbi e capisce che la storia di Ryo non era finzione, ma un terrificante incubo diventato realtà. E sono soltanto all'inizio!

Ryo anticipa così i tempi e conduce la "cavia" in un sala adibita a discoteca dove sono riunite decine e decine di persone intente a lasciarsi andare ai piaceri della vita: sesso, droga e rock'n'roll (più musica dance a dire il vero). Tale situazione è necessaria per avviare un sabba in piena regola, cioè una cerimonia che avrebbe attirato i demoni e che avrebbe consentito a quest'ultimi di impossessarsi dei presenti perché sprovvisti di ragione, l'unica arma umana che il nemico teme più di ogni altra cosa. A questo punto, Akira e Ryo decidono di bere whisky drogato e di lasciarsi andare, nell'attesa che qualche entità facesse la sua comparsa. 

Per rendere il processo di possessione più veloce, Ryo decide di spaccare una bottiglia e ferire i presenti in pista: il sangue avrebbe attirato più facilmente i demoni. Il gesto del ragazzo genera una rissa che alla fine porta al risultato sperato: una ragazza viene posseduta e improvvisamente si trasforma in una creatura spaventosa. Nel giro di pochi istanti, altri demoni fanno la loro comparsa sfruttando i corpi della maggior parte dei sacrificati. 

Questo particolare si rivela però un problema: Ryo e Akira non si sono ancora trasformati, hanno fallito. I due ragazzi tentano la fuga ma Akira viene catturato da uno dei mostri e cade nel panico più totale. La paura, l'orrore e la fine che si avvicina si impossessano totalmente di lui, attivando quel meccanismo incosciente che gli permette di essere scelto da Amon, uno dei demoni più potenti dell'Inferno. Akira riesce a dominare Amon e si trasforma in Devilman, poi passa all'azione e stermina tutti i nemici lasciando chiaramente intendere che lui non è uno di loro.






Tra le sue vittime, Devilman non può fare a meno di coinvolgere anche chi non si era fuso con i demoni e questo preoccupa non poco Ryo: Akira è sempre Akira o rischia di essere la vera minaccia per la razza umana? In lui c'è godimento nel combattere, si avverte un immenso piacere nell'uccidere e assaggiare il gusto del sangue. Dopo lo scontro, Akira recupera le proprie sembianze e va in cerca dell'amico che intanto ha perso i sensi perché finito schiacciato dai corpi di alcuni cadaveri. Ryo Asuka, colui che ha dichiarato guerra a Lucifero e ai suoi figli è morto?



L'ANALISI

Devilman non è altro ciò che Mao Dante non è mai stato. I disegni del primo ricordano molto le tavole del secondo, per non parlare delle varie somiglianze che accomunano Akira a Ryo Itsugi, protagonista del'incompiuto manga datato 1971

Visto lo strettissimo lasso temporale tra le due opere, è evidente che l'autore abbia rivisto i propri piani per creare una concezione del bene e del male vista non nella loro pienezza ma nei loro opposti. Come in molti sapete e come avremo modo di rivedere nei prossimi articoli, il bene diventa male e il male diventa un bene necessario per annullarsi da solo: Akira sarà l'antieroe dotato di buon cuore ma spietato con il nemico, mentre Lucifero apparirà come un angelo dovrebbe essere: bello e luminoso.

Akira compare dunque come un ragazzino indifeso, quasi spaventato dalla sua stessa ombra. Nelle prime tavole del manga notiamo come il suo aspetto sia rilassato, ingenuo, sensibile, impacciato o meglio, in una sola parola, umano. Questo è evidente quando parla con Miki che lo prende in giro e anche quando si trova faccia a faccia con i bulli. Nessuno penserebbe mai che una faccia d'angelo come la sua possa poi avere un diavolo per capello.






Miki si mostra infatti più coraggiosa e (almeno) spiritualmente più forte di lui, incapace di reagire pur sapendo che la sua migliore amica potrebbe fare una brutta fine. Inquietante, invece, fin dalla sua prima apparizione, risulta essere Ryo, molto simile a uno degli psicopatici visti nelle opere di Naoki Urasawa.



Una volta aver sistemato i tre bulli, i due amici si allontanano per addentrarsi nei particolari della nostra trama, dove Nagai mostra una sottile similitudine tra i cancelli di casa Asuka e le porte dell'Inferno, dove tutto cambia e l'esistenza si sgretola insieme alla speranza di passare l'eternità in paradiso anziché tra le fiamme del regno di Lucifero. 

Vediamo infatti la risposta di Akira alla richiesta di Ryo nel conoscere i terribili fatti che a breve li colpiranno: "A dirti il vero... io ho paura! Ma non posso tradire la tua fiducia, Ryo! Anche a costo di finire infondo all'inferno. 

Una vignetta dopo ecco il breve monologo esistenziale che anticipa qualcosa sulla sorte dell'innocente Akira: "'Inferno'... quelle parole che avevo pronunciato per caso... 'anche se dovessi finire in fondo all'inferno!' . Il cancello che avrebbe mutato il mio destino... tutti i miei sogni d'un futuro brillante... il futuro di Akira Fudo... quel cancello si aprì con un suono che sembrava significare 'sventura!'"

L'abilità di Nagai sta nel disegnare e rendere nefasto proprio il momento in cui il cancello viene aperto, emettendo una sentenza ormai certa, prossima a esplodere con violenza inaudita che in realtà ci lascerà ancora per parecchi pagine con il fiato sospeso.


Il bello arriva ora! Nagai riesce addirittura a costruire una sua personalissima idea sull'origine della stirpe dei demoni, i quali, avrebbero abitato sulla terra fin dai tempi della preistoria, ancora prima che l'uomo facesse la sua comparsa e diventasse il padrone del mondo. 

Nagai tuttavia non ci spiega il perché i demoni fossero in precedenza relegati sulla terra insieme agli animali e ai vegetali, ma sembra trasparire in qualche modo che le cause siano riconducibile a ciò che tutti noi sappiamo e cioè che essi sono nati dopo la caduta di Lucifero, che nel manga verrà sempre chiamato come Satana (molti di questi aspetti saranno poi approfonditi da "Amon" di Yu Kinutani).

L'autore riesce anche a creare un sistema di trasmissione della letteratura demoniaca non attraverso testi orali e/o scritti (come successo realmente a noi) ma attraverso un libro di memorie visibili solo dopo aver indossato una maschera demoniaca contenente tutte le memorie del diavolo fino al momento della glaciazione. I demoni vengono raffigurati come esseri capaci di evolversi molto prima rispetto ad alcune razze animali preistoriche sopravvissute nel tempo: sono infatti capaci di fondersi con altri corpi e diventare più forti e più grandi. 

Quando Akira interagisce con il manufatto, notiamo due cose interessanti: la prima, appena viene proiettato nel mesozoico gli compare una figura molto simile a lui in versione Devilman (che sia Amon?); secondo, questa figura ricompare qualche pagina dopo in compagnia dell'arpia Silen (a dimostrazione che lo scontro tra i due sarà per forza inevitabile nel prossimo volume).



Ma da dove Nagai avrà preso ispirazione per l'ibernazione dei demoni? Lo dice lui stesso per confermare l'improvvisa sparizione di Lucifero e compagni dalla faccia della terra: il Canto XXXIV dell'Inferno dantesco. In questo canto, Dante e Virgilio si trovano nella quarta e ultima zona di Cocito, dove si apprestano ad attraversare la Giudecca, luogo che vede i peccatori (i traditori dei benefattori) immersi totalmente nel ghiaccio, congelati in varie posizioni. Poco più avanti ecco che il sommo poeta si trova dinanzi a Lucifero, descritto come un enorme mulino a vento visibile da lontano nella nebbia oscura della ghiaccia.

Il Lucifero dantesco si ritrova imprigionato fino al petto in mezzo a un'enorme distesa di ghiaccio e l'unica cosa che riesce a muovere sono le tre bocche delle sue tre facce, intente a divorare tre peccatori (Giuda, Bruto e Cassio). Dante e Virgilio utilizzano così il suo corpo come scala per lasciare l'Inferno attraverso il centro della terra. Queste descrizioni combaciano in buona parte con la l'idea dell'ibernazione dei demoni, tramite la quale Nagai spiega che l'esperienza che abbiamo noi con queste creature ultraterrene nasce dall'incontro che autori come Dante avrebbero "realmente" avuto con esse.

C'è un particolare che però non va sottaciuto per quanto riguarda la descrizione dell'aspetto del signore del male: Dante ce lo rappresenta imbruttito, con tre facce e dotato di ali di pipistrello, quindi è esattamente lontano dall'angelo celestiale che osò sfidare Dio; Nagai invece ce lo presenterà ancora bello e incantevole, ermafrodito e dotato di poteri incontrastabili. Per tutto il resto, è impossibile non notare quanto le incisioni della Divina Commedia, realizzate dal pittore francese Gustave Dorè, abbiano influenzato la matita di Nagai nel disegno dei suoi mostri spaventosi (come da lui stesso dichiarato tra l'altro in un'intervista)



Come evocare i demoni e farli unire ai mortali? Ryo trova una soluzione attraverso il rito demoniaco del sabba, utilizzato da satanisti, streghe e proseliti nel Medioevo per onorare il diavolo durante i periodi notturni e cospargendo sul loro corpo nudo una polvere vegetale mischiata a droghe per accrescere il livello di eccitamento. 

Il giovane Asuka spiega che prendevano parte a quei riti sia uomini sia donne, satanisti in generale, e che il sabba sia molto diverso dalla messa nera. Nagai in questa spiegazione è stato molto sintetico e chiaro riguardo al metodo che sarebbe servito ai nostri eroi per far fondere Akira ad Amon, ma dietro a questo argomento c'è anche molto di più.


Il sabba consisteva in una vera e propria riunione tra streghe impegnate a relazionarsi al demonio attraverso pratiche estreme come la magia nera, le orge e i riti blasfemi. In realtà non abbiamo concrete prove che questi riti siano avvenuti per davvero ma, tramite i documenti legati ai processi per stregoneria svoltisi in quel periodo, è stato possibile fare un quadro della situazione. 

Prima di tutto, i sabba non avevano una cadenza regolare, infatti, potevano essere svolti anche in un qualsiasi momento della settimana oppure a distanza di mesi, scegliendo soprattutto gli orari notturni ma non disprezzando anche quelli diurni. Nel caso di Ryo e Akira, il sabba viene celebrato di notte in un giorno comune (infatti Akira è reduce da una giornata di scuola) insieme a persone comuni.

Il sabba era un rito celebrato soprattutto dalle streghe, le quali, a loro discrezione decidevano se coinvolgere anche i semplici satanisti. Fatto sta che, secondo i massimi teologi in materia, le leggende narrano che erano solite recarsi ai sabba in groppa ad animali od oggetti volanti e che gli unguenti che utilizzavano (solitamente creme magiche o grasso di bambino) servivano non per provocare sessualmente il demonio o i satanisti presenti, bensì per proteggersi dal tocco dello stesso demonio. 

Ryo parla di polvere vegetale alterata dalla droga, il che è anche vero stando ad alcune ricostruzioni, ma non fa alcuna allusione sui suoi benefici protettivi e questo, ci lascia intendere, che Nagai sia a conoscenza di questo particolare perché i "sacrificati" al rito non portano alcun tipo di crema sul corpo, nemmeno gli stessi Ryo e Akira, proprio perché non si tratta di un comune incontro con il male, ma di un sacrificio che avrebbe portato un centinaio di persone a essere possedute dal diavolo.

Tornado al sabba nel Medioevo, una volta incontratesi con il loro ospite demoniaco, le streghe tendevano a prostrarsi a lui avviando il l'osculum infame, una pratica di sottomissione che consisteva nel baciare l'ano del diavolo, il piede sinistro oppure i genitali. Questi diabolici incontri avvenivano, nella maggior parte dei casi, in luoghi solitari e remoti come le montagne o una radura, in prossimità di un precipizio o sul fondo di esso. Ebbene, la casa degli Asuka, raduno del sabba di Go Nagai, si trova su una montagna ricca di alberi e circondata da numerosi dirupi: una sintesi di tutti i posti prediletti dalle streghe insomma.

Nel manga mancano però alcuni punti come il rinnegamento della religione cristiana e i riti orgiastici, inevitabilmente omissibili da Nagai perché i partecipanti al rito non sanno (e non devono sapere) di ritrovarsi in mezzo a una funzione diabolica ma sono convinti di essere in discoteca solo per ballare e lasciarsi andare. 

Tuttavia, dato che i sabba si concludevano con dei banchetti a base di carne di bambini e di persone impiccate per poi dare spazio a balli e canti, in un certo senso è possibile rivedere tali elementi nelle pagine del volume: la gente presente nella stanza segreta di casa Asuka balla e canta, ignorando però che ben presto diventeranno metaforicamente il pasto dei demoni perché posseduti dalla loro brama di riconquistare il mondo e sbarazzarsi della razza umana.


Ecco che si arriva alla tanto attesa invasione dei demoni, intenti a impossessarsi di tutti gli umani presenti in sala. Akira si fonde e domina il demone Amon, assumendo un aspetto tutto sommato "accettabile" visto che l'unica zona nuda di Devilman è il torace, mentre dal ventre alle caviglie è completamente ricoperto di peli neri che non lasciano trasparire alcuna presenza dei genitali. 

Per quanto riguarda però le demonesse, l'autore crea un rapporto di totale simbiosi tra le zone sessuali delle donne e il loro ospite demoniaco. In almeno tre occasioni, vediamo che le demonesse presentano profondi cambiamenti e mutazioni soprattutto all'altezza dei seni e delle vagine dei loro tramiti umani.

La prima, compare quando Ryo e Akira subiscono il primo attacco dei demoni: essa presenta enormi fauci propria all'altezza dell'intimo. Un attimo dopo, compare anche una donna-calamaro o donna-polpo, caratterizzata su due lungi tentacoli al posto dei capezzoli. Infine, durante il sabba, una ragazza porta a termine la metamorfosi ritrovandosi due mostriciattoli dalla lingua serpentina al posto dei seni.

Il tema della metamorfosi è probabilmente tratto da un'altra leggenda inerente alle streghe e al sabba: i famosi unguenti che utilizzavano per difendersi dal tocco del diavolo servivano anche per trasformarsi in animali o in creature mostruose.




Adesso soffermiamoci su Akira, il quale, dopo essersi unito ad Amon, mostra dei tratti somatici particolarmente alterati e più tenebrosi rispetto al passato, cioè a quando era umano al cento per cento. Infatti, dopo lo scontro con i nemici e dopo aver recuperato le sembianze umane, l'aspetto di Akira presenta delle importanti variazioni: le sopracciglia appaiono più folte, strane rughe nere si sono formate sotto agli occhi e sulle spalle riporta quelle che sembrano apparentemente delle cicatrici.

Inoltre, Akira è migliorato anche fisicamente, nonostante i disegni lascino pensare il contrario. Abbiamo a che fare con il lato oscuro del personaggio, emerso grazie al diavolo che è dentro di lui e che è riuscito comunque a sottomettere alla sua forza di volontà. 

Devilman, invece, appare come un enorme essere, appunto metà uomo e metà demone, con parte della testa (o meglio ciò che corrisponde alle orecchie e ai capelli) che sembra ricordare un pipistrello, una diramazione su ambo gli avambracci, mani e piedi dotati di artigli, parte inferiore del corpo ricoperto da un folto manto peloso e una coda.


Ma chi è questo fantomatico Amon, il demone da cui Akira ha tratto i poteri di Devilman? Amon, come scopriremo poi nei prossimi volumi e nel manga di Yu Kinutani a lui dedicato, sembrerebbe essere il demone più potente dell'Inferno, forse l'unico a poter contrastare l'immensa forza di Lucifero.

Vi anticipo che in tutto il manga di Go Nagai ci saranno davvero pochi, se non inutili, indizi sul profilo di questo personaggio il cui nome è probabilmente ispirato alla divinità egizia Ammone (o Amun o Amon) o dal demone cristiano Aamon, uno dei principi infernali a capo di quaranta legioni come descritto nei manuali di demonologia.



Per il momento, credo di aver detto tutto riguardo questa prima parte di Devilman, spero che il lavoro sarà di vostro gradimento. Nel frattempo, mi occuperò dei volumi successivi e poi mi dedicherò alla serie animata e ai due OAV. Solo dopo aver concluso tutto il discorso su Nagai, potremmo concentrarci tutti insieme per conoscere meglio proprio il misterioso Amon.


LEGGI ANCHE: 

  • Devilman Vol.1: L'eredità di Paura. Il mesozoico, Dante e il sabba nella Genesi di Nagai;
  • Devilman Vol. II: lo scontro con l'arpia Silen tra demonologia, mitologia ed eros;
  • Devilman vol. III: vecchie e nuove guerre, al via l'era del terrore;
  • Devilman vol. IV: una nuova età oscura tra follia umana, guerre totali, razzismo e l'Apocalisse di Giovanni;
  • Devilman vol. V: l'idea del male di Nagai e il ciclo dei vinti;
  • Amon: il manga che racconta le origini di Devilman
  • Devilman Anime: la prima serie dedicata alle avventure dell'Uomo Diavolo
  • Devilman, la Genesi: l'inizio della storia nel primo Oav tratto dal manga di Go Nagai
  • Devilman - L'arpia Silen: trama e differenze tra il secondo Oav e il manga
  • Amon - The Apocalypse of Devilman: l'ultimo Oav che rompe gli schemi della trama
  • [Anime] Devilman Crybaby: il dolore di Akira Fudo in una versione rivisitata del manga di Go Nagai
  • 7 commenti:

    1. Analisi molto interessante, lunga ed approfondita.

      Per certi versi non sono totalmente d'accordo sul punto "Devilman è tutto ciò che Mao Dante non è mai stato" immagino ti riferissi al fatto che la pubblicazione di Mao Dante, all'epoca, era stata inrerrotta. Mao Dante è stato eccome, e seppur i temi in comune con Devilman siano tanti, possiamo dire che le due opere sono speculari, ma che la seconda si è evoluta meglio rispetto la prima.in pratica simili, ma diverse

      Per il resto:ho apprezzato molto che tu abbia incluso nell'articolo le ispirazioni artistiche come quella di Gustave Dore'

      -Nero-

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    2. Mao Dante è tutto ciò che Devilman non è mai stato per la sua incompiutezza editoriale. Sicuramente esprimeva molto bene l'idea ma non possiamo sapere a che livelli sarebbe realmente arrivato.
      grazie, mi fa piacere ti sia piaciuto

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    3. Ottima ottima analisi, Pak!
      Hai sviscerato davvero fonti e derivazioni.
      Incredibile comunque la somiglianza, in più punti (anche piccoli dettagli) con Berserk: Devilman dev'essere stata proprio un'opera seminale per Miura.
      Ma in pratica, Mao Dante poverino non ha più avuto conclusioni degne di nota?

      Moz-

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    4. Allora innanzitutto grazie mille Moz.
      Dunque, per quanto riguarda Berserk sai meglio di me che Miura si è sempre ispirato a Devilman e questo lo vediamo sia per le tematiche, sia per le rappresentazioni dei mostri, il concetto di paura e i cosiddetti "opposti apparenti".
      Per quanto riguarda Mao Dante, soltanto l'anime è provvisto di un finale ma presente non poche differenze con il manga, quindi, non saprei nemmeno dirti che Nagai avesse davvero quel finale per il manga (che resta incompleto)

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    5. Risposte
      1. Perfetto, grazie per la risposta. In effetti io di Mao Dante conosco proprio la trasposizione animata, mentre il manga mai letto.
        Miura ha preso moltissimo da Nagai, e Nagari comunque stima Miura :)

        Moz-

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