[Zerocalcare] Questo mondo non mi renderà cattivo: sperare nella corrente per non affondare. La recensione della seconda serie animata del fumettista romano.
Zerocalcare torna su Netflix con "Questo mondo non mi renderà cattivo"
Michele Rech, noto a tutti come Zerocalcare, è recentemente tornato alla ribalta con la sua nuova serie animata su Netflix: si tratta di "Questo mondo non mi renderà cattivo" che raccoglie al suo interno non soltanto la solita ironia del fumettista di Rebibbia, ma anche una lunga sfilza di immancabili metafore e similitudini legate al mondo nerd e alla vita quotidiana. C'è molto da dire su questo nuovo cartone di Zerocalcare, forse anche più di "Strappare lungo i bordi" che attirò le attenzioni di molti telespettatori. Andiamo con ordine.
"Questo mondo non mi renderà cattivo" è stata annunciata il 6 maggio 2022, rivelandosi ben presto come uno degli eventi televisivi più attesi in Italia. Il primo trailer della serie è stato pubblicato durante il periodo dell'ultimo Festival di Sanremo (2023) e il 21 maggio è stato lanciato il teaser trailer ufficiale dove è stato possibile visionare molti personaggi ormai noti ai fedeli del creatore de "La profezia dell'Armadillo". Non sono mancati ovviamente volti nuovi che presto andremo a vedere.
La prima trasmissione tv è stata annunciata in vista del 9 giugno, quindi "Questo mondo non mi renderà cattivo" ha fatto di recente il suo esordio su Netflix. La produzione porta nuovamente la firma di Movimenti Production in collaborazione con Bao Publishing, la casa editrice di tutti i fumetti di Zerocalcare. Tra i produttori esecutivi figura anche Giovanna Bò per la DogHead Animation. La serie conta un totale di sei episodi della durata di 30 minuti ciascuno.
La trama vede Zerocalcare impegnato, insieme agli amici di sempre, a difendere i 30 immigrati di un centro accoglienza sito nella zona di Roma Est, il quale ha mandato su tutte le furie un gruppo di neonazisti. In tutto questo, il protagonista dovrà tener conto del gruppo antifascisti a cui appartiene, ai problemi quotidiani dei suoi amici, alla continua lotta con sé stesso e con la sua conoscenza (l'Armadillo doppiato di nuovo da Valerio Mastandrea) e al ritorno di Cesare, un vecchio amico di infanzia che dopo vent'anni è tornato a Rebibbia con evidenti difficoltà di reintegrazione.
Come al solito, Rech si pone numerosi quesiti esistenziali che affronta sia con delicatezza sia con una certa spietatezza, aggiungendo al suo interno elementi della cultura nerd degli anni '80, '90 ma anche dei primi anni 2000. Apparentemente, "Questo mondo non mi renderà cattivo" appare come una cartone a sfondo politico, con un certo impegno sociale da parte dell'autore. In realtà tale punto di vista, specie per quanto riguarda la componente ideologica va presa un po' con le pinze perché facilmente fraintendibile. Certo, chi ha letto i suoi fumetti sa bene quale sia l'orientamento politico di Zerocalcare, così com'è risaputo il suo costante impegno sociale attraverso decine di storie brevi pubblicate su varie riviste come ad esempio "Internazionale". Tuttavia, il tema degli immigrati e delle strutture di accoglienza appare come un "pretesto" per mettere insieme una serie di storie difficili: come quella di Secco che sembra essere rimasto un eterno incompiuto, oppure come nel caso di Sarah che cerca a tutti i costi di dare una svolta alla sua vita che sembra non decollare (proprio lei che fin da piccola è sempre apparsa come la più promettente del gruppo). Su tutti, spicca il personaggio di Cesare, un amico di infanzia che da adolescente ha avuto seri problemi di droga che l'hanno poi portato ad allontanarsi dal quartiere per almeno venti anni, per poi tornare portando con sé un vuoto esistenziale incolmabile.
A complicare la trama ci si mette di mezzo anche il gruppo dei neonazisti, definiti così da Zerocalcare perché oggi, la parola "nazista", continua a fare più paura del termine "fascista". L'assenza poi di obiettivi politici è evidente anche nel fatto che l'autore non attacca la classe dirigente italiana, se non attraversa i soliti discorsi che si fanno ogni giorno in strada e davanti ai bar. Ad esempio, nei primi episodi compaiono Berlusconi (tra l'altra da poco deceduto) e altri parlamentari noti ma da essi trae solo citazioni, senza affondare il coltello. Questo permette a Zerocalcare di attaccare i suoi veri nemici: la censura e il politicamente corretto, elementi che non riesce proprio a digerire ma di cui tiene conto laddove può farlo. Cesare si rivela poi la catena di congiunzione con l'evento più atteso che tra l'altro da inizio, attraverso un lunga rassegna di flashback, ai fatti della serie: lo scontro tra antinazisti e neonazisti per il centro di accoglienza di Roma Est (infatti il racconto parte da Zero seduto dietro a una scrivania del confessionale de Distretto di Polizia).
Evidenti le influenze dei suoi primi fumetti, insieme a quelli più recenti che ricordano qualcosa già visto in "Kobane Calling", "Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia" e "No sleep till Shengal". E cosa emerge alla fine di questa serie? Zero si rende di nuovo conto di essere il più fortunato tra i suoi amici, nonché eterno Peter Pan ancora lontano dalla piena maturazione. La maturazione comincia a svilupparsi solo verso la fine (come al solito) quando si rende conto che la sua carriera da fumettista è stata la sua salvezza, mentre tutti gli altri devono affidarsi alla "corrente del mare perché essa è l'unica cosa che permette all'uomo di non affondare": questa frase viene pronunciata con una certa vibrazione tensiva da una delle donne appartenenti al gruppo di rifugiati a Roma Est. Eppure, la sensazione è che tale concetto valga per tutti, soprattutto per Cesare che uscito dalla droga sembra sprofondare in un altro oceano di perdizione, cioè quello di ideali politici che in realtà non hanno nulla a che vedere con il vero odio razziale, l'unico sentimento che spinge i neonazisti a dichiarare guerra agli immigrati.
Chi odia la propria vita, chi deve rassegnarsi, chi si dispera per non aver ancora raggiunto i propri traguardi e chi vorrebbe (ri)trovare sé stesso. Zero vive in una condizione di egoismo che viene esorcizzata attraverso i dialoghi con chi gli sta a cuore. Non a caso, anche in "Questo mondo non mi renderà cattivo" i personaggi parlano con la voce di Michele Rech perché egli racconta il mondo e gli altri secondo il suo punto di vista. Solo in alcuni momenti e alla fine della serie, vediamo Sarah di nuovo doppiata da Chiara Gioncardi perché scatta l'ennesima consapevolezza di sé e degli altri. Zerocalare in questa serie ci spiega quanto lui sia stato fortunato nella vita e che non bisogna mai piangersi addosso, specie dopo aver conosciuto le disavventure degli altri: i 30 immigrati presi di mira da neonazisti, la violenza, i dolori della saggia Sarah, il silenzio assordante di Secco, i conflitti interiori di Cesare che pare non saper più distinguere il bene dal male, la droga, l'alienazione, lo sfruttamento lavorativo, la disoccupazione, l'esclusione, l'ignoranza e tanti altri temi si pongono come i fili che muovono i burattini durante uno spettacolo: questo spettacolo, questa incredibile tragicommedia si chiama vita!
Spettacolare l'animazione che non può far mancare l'inconfondibile stile di Michele Rech. Ancora più bella è la colonna sonora, composta da Giancane che bissa quindi la collaborazione con Zerocalcare dopo "Strappare lungo i bordi". La colonna sonora è raccolta nell'album "Sei in un paese meraviglioso", mentre fanno da sfondo musicale anche altri brani appartenenti a The Clash, Counting Crows, The Cure, California Calling, Moderat, Oasis, Luca Trucillo, Chumbawamba, Bruce Maginnis, Stiff Little Fingers, Hanson, Neja, The Connells, Bull Brigade e Fabio Valente, Cigarettes After Sex, Lou Reed, 883, El Santo, Biagio Antonacci, Path, Angelic Upstarts, Ricchi e Poveri, Videoclub, The Strumbellas (tutti scelti da Zerocalcare).
Dopo l'ottimo successo di "Strappare lungo i bordi", la critica ha speso parole di elogio anche per "Questo mondo non mi renderà cattivo". Personalmente, credo che il genio di Zerocalcare continui a resistere in maniera colta e intelligente, tenendo testa al passare del tempo che spesso piega la creatività e l'ispirazione. L'autore va avanti nonostante i tempi continuino a cambiare su certi aspetti e a restare immutabili su altri. La sua freschezza narrativa domina ogni episodio, lasciandoci la speranza di godere di questo Zerocalcare ancora per molto tempo, nonostante a dicembre il nostro eroe compirà 40 anni esatti.
Piccola nota: un paio di giorni fa mi è capitato di leggere un articolo su Facebook in cui si parlava di un utente Statunitense che su Twitter ha accusato Zerocalcare di antisemitismo. La mia arringa non va tanto a questo individuo (che evidentemente non ha mai sfogliato una sola pagine delle sue opere) ma agli sciacalli del giornalismo che hanno avuto la capacità di pescare un tweet direttamente dagli Stati Uniti e ricamarci sopra una notizia che di scalpore ne può fare ben poco. Questa piccola parentesi l'ho aperta perché in "Questo mondo non mi renderà cattivo" Zerocalcare si scaglia anche contro una parte della stampa italiana, disegnata nuovamente come un branco di iene fameliche pronte a far quattrini sulle disgrazie degli altri senza mai approfondire i fatti come il codice deontologico prevede. Perché si sa, le immagini spesso valgono più delle parole, come nel caso di Sarah e Cesare che vengono sopraffatti da chi è solito rifocillarsi sotto all'ombra del muro della cattiveria.
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Altra serie molto positiva, ha fatto bene Zero a non fare un semplice sequel della precedente. Hai scritto bene che ci sono tantissimi temi, non sono quello "politico" dei 30 rifugiati.
RispondiEliminaL'animazione è spettacolare, concordo con te. Forse Questo mondo non mi renderà cattivo mi è piaciuta anche più della prima, e in alcuni momenti mi ha presa davvero allo stomaco, soprattutto durante il monologo di Sarah e sull'amarissimo finale, che lascia sospesi molti destini, come nella vita vera.
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