mercoledì 21 marzo 2018

Dai Rutles agli Oesàis: le parodie più dissacranti del mondo della musica


La musica è una cosa seria, forse anche fin troppo. Così, succede che per smorzare i toni qualcuno nutra la brillante idea di parodiare una hit del momento o nel peggior dei casi anche un pezzo storico. A ognuno di noi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di prendere ispirazione da un successo di qualche celebre artista e modificarne le parole per creare delle personalissime parodie o prese in giro destinate ad amici, parenti o magari proprio ai titolari del pezzo originale (come succede ovviamente nel mondo dello spettacolo). 

Nel nostro caso, in Italia, i testi vengono storpiati per parlare di qualsiasi argomento o addirittura vengono convertiti in dialetto da qualche straordinario genio (e dico sul serio) di turno. C'è anche chi, invece, usa la parodia proprio per omaggiare il cantante di riferimento e celebrarne la grandezza, oppure crea una sorta di "Tribute Band" tutta da ridere. Di esempi ce ne sono tantissimi e i più originali hanno colpito specialmente le grandi personalità anglofone del panorama musicale mondiale.


1.1) The Rutles, la parodia dei Beatles

Nel 1975, il comico inglese Eric Idle ideò una mini serie TV intitolata "Rutland Weekend Television", andata in onda sulla BBC, dove raccontava la dissacrante storia di una band residente nella piccola contea britannica di Rutland, situata nella regione delle Midlands orientali. Gli sketch presentavano molti riferimenti ai Beatles, ai Bonzo e ai Monty Python (a cui era legato lo stesso Idle).
Eric Idle interpretava Dirk McQuickly (parodia di Paul McCartney), Neil Innes era invece Ron Nasty (John Lennon), David Battley vestiva i panni di Stig O'Hara (George Harrison) e infine John Helsey incarnava Kevin (Pete Best, il primo batterista dei Beatles). 

Le capacità musicali del quartetto comico emersero grazie al fatto che la maggior parte di essi erano legati ai Bonzo e ai Monty Python, complessi di cui McCartney e Lennon andavano particolarmente matti per l'originalità delle melodie e dei testi. Il programma ebbe un successo tale che indusse la NBC a chiedere la partecipazione dei "Rutles" al Saturday Night Live, durante il quale si verificarono momenti di autentico delirio per via degli ingressi esorbitanti ed esilaranti di Idle e compagni. 

Nel 1978, i Rutles riuscirono addirittura a ritagliarsi uno spazio proprio grazie al documentario "All You Need Is Cash", dove viene raccontata la storia fittizia dei ragazzi di Rutland che si divertono a prendere in giro quella dei Beatles. Nel film George Harrison venne parodiato dal comico afroamericano Ricky Fataar. Tra le caricature dei Rutles si ricordano "Ouch" (Help!), DoubleBack Alley (Penny Lane) e "Get Up and Go" (Get Back).





1.2) Attenzione, i Beatles a Napoli: lo scherzo degli Shampoo

Mentre in Gran Bretagna tutti se la spassavano con le imitazioni dei Rutles, nello stesso periodo anche in Italia ci davamo alla pazza gioia con un quartetto napoletano passato allo storia come gli "Shampoo". 

Il tutto ebbe inizio nel 1976, quando una radio libera partenopea dichiarò che avrebbe avuto come ospiti in studio i quattro ragazzi di Liverpool. In molti credettero a quella notizia ma, al momento della trasmissione, proprio quando tutti attendevano di udire la voce di Paul McCartney, ecco che le parodie degli shampoo fecero il loro ingresso in scena. 

Si trattava di Lino d'Alessio (voce e chitarra), Massimo d'Alessio (voce chitarra e batteria), Costantino Iaccarino (voce e basso), Pino De Simone (voce e chitarra). In breve tempo diventarono molti famosi grazie a hits come "Pep!" (Help!), "E' zizze" (Day Tripper), "Chist E' O' Scia" (Twist and Shout), "Si 'e llave tu" (She Loves You)

E' giusto però precisare che gli Shampoo furono un fenomeno demenziale o parodistico né comune né tanto meno di passaggio, infatti, oltre ad aver inciso diversi dischi, hanno lavorato con la casa discografica Cheyenne Records dei fratelli Bennato e collaborato con importanti nomi come Patty Pravo, Gianni Morandi, Fred Bongusto, Peppino Di Capri, i Camaleonti, Fausto Leali e tanto altri per l'album "Gli Italiani Cantano i Beatles" (una raccolta di cover).








2) I Griffin prendono in giro il film sui Doors

In questo caso non si parla di una parodia correlata alla musica di Jim Morrison e dei Doors, bensì di una presa in giro di Seth McFarlaine, autore dei "Griffin", ai danni di una scena della pellicola realizzata da Oliver Stone nel 1991. Il protagonista naturalmente è Peter Griffin accompagnato dai figli Chris e Meg.




3) Dread Zeppelin: delirio firmato Led Zeppelin... Elvis e Bob Marley!

I Dread Zeppelin sono un gruppo americano attivo dal 1989, diventato famoso negli anni '90 specialmente per le improbabili cover delle canzoni dei Led Zeppelin. Non si tratta di rifacimenti, bensì di un sestetto dove ognuno veste in un modo particolare: c'è il cantante conciato da Elvis Presley, un paio di Bob Marley dei poveri, una specie di Beatle e uno smutandato che di certo non può passare inosservato. Ecco alcune performances dell'audace gruppo americano. 






4) Black Ciabbath: la geniale onda demenziale del rock

Signori, qui si ferma l'orologio, anzi qui si ferma anche l'inarrestabile. Questo straordinario quintetto di Napoli, i Black Ciabbath, è stato capace di estrarre una decina di capolavori demenziali (altro che mere parodie) traendo ispirazione da famosissimi successi mondiali della musica rock (e non solo) dagli anni '70 in poi. 

Contrariamente da quanto espresso dal loro nome, i Black Ciabbath prendono sì ispirazione dai Sabbath ma nel loro repertorio possono vantare anche le parodie di classici come "T'aggia Muzzecà" (Child In Time dei Deep Purple), "Appiccià o'camino" (You Really Got Me dei Van Halen), "Ce Aje Schiattato a' Palla" (The Final Countdown degli Europe), Charlie (Wind Of Change degli Scorpions), "M'appiccio cu 'o spirito" (Smells Like Teen Spirit dei Nirvana) e naturalmente "Polaroid" (Paranoid dei Black Sabbath), giusto per fare qualche esempio. 

Il quotidiano Repubblica, in occasione di un loro concerto in via Morghen a Napoli, gli dedicò anche un articolo menzionando i nomi dei componenti di questa divertentissima band che ha conquistato il mio cuore e quello di centinaia di persone. Non è un caso che abbiano sia una pagina Facebook sia un canale Youtube che vi invito a seguire perché, oltre ad essere divertenti, sono anche molto bravi.





5) The Queen: decine di cover divertenti per omaggiare Freddie Mercury&Co.

Quando si parla di Freddie Mercury e Queen, si parla probabilmente del più grande monumento della musica rock non perché siano i migliori interpreti di questo genere, ma per l'energia e la carica che hanno saputo trasmettere sia ai loro fans sia ai loro colleghi, senza tralasciare il mito che negli è stato costruito intorno al frontman della band inglese, morto troppo presto nonostante avesse dato già tanto al mondo. La canzone più parodiata è stata sicuramente Bohemian Rhapsody, il massimo capolavoro della discografia dei Queen

Su questo estratto dell'album "A Night At the Opera" sono stati concatenati cinque tipi di strutture musicali: coro a cappella, ballata, un passaggio d'opera, una parte rock e un'altra ballata accompagnata dagli strumenti. Forse sono state anche queste componenti a far sì che i Muppets, ad esempio, ne rilanciassero una loro divertente ma fedele riproduzione. 




6) Weird Al Yankovic non risparmia Nirvana, Michael Jackson e Queen

Weird Al Yankovic è un musicista e comico statunitense diventato famoso per le sue irrisorie parodie. Tra le sue vittime si contano artisti importanti del calibro dei Nirvana, Michael Jackson, Sting, Queen ma anche Knack, James Brown, Dire Straits, Richard Harris e ancora tanti altri. 

Tra i tanti, Yankovic ci andò parecchio giù con i Nirvana, tramutando la loro "Smells Like Teen Spirit" in "Smells Like Nirvana", per il semplice fatto che l'umorista reputava il testo di Cobain di difficile comprensione.


Importanti sono state anche le cover "dedicate" a Michael Jackson, tra cui Eat It (Beat It) e Fat (Bad). Segue anche un' irriverente "Another One Rides the Bus" (Another One Bites The Dust).






7) Reggie Watts e un amore "viscerale" per Tom York e i Radiohead

Reggie Watts, uno dei più completi artisti dello spettacolo americano, invece è particolarmente legato ai Radiohead, soprattutto alla voce del cantante Tom York

Watts ha imitato in più occasioni il modo di cantare del frontman britannico mettendo in risalto quello che per lui sembrerebbe essere più un incomprensibile lamentarsi anziché un modo di cantare. 




8) Just My Imagination dei Cranberries... no dei Gem Boy!

Non sono riuscito a trovare molto in merito alla discografia dei Cranberries legati alla figura della compianta Dolores O'Riordan. L'unica cosa che mi viene in mente e che sono riuscito a trovare, è stata questa versione ritoccata del singolo "Just My Imagination" dei Gem Boy, i quali, hanno lasciato titolo e base invariate ma hanno sostituito il testo con qualcosa di molto, molto, ma molto personale. Ecco a voi "Just My Imagination (Sembra Tua Madre)".



9) Tony Tammaro e i Pink Floyd

Il maestro della musica demenziale napoletana, Tony Tammaro, il 23 giugno del 2005 pubblicò l'album "The Dark Side Of The Moonnezz" che sancì il suo ritorno. Come si può evincere dal titolo, il disco è ispirato a "The Dark Side Of The Moon" dei Pink Floyd, band molto amata da Tammaro, il quale, ha voluto riproporre una lettura comica e divertente del serioso progetto discografico di Roger Waters e David Gilmour

Ma non è tutto perché nella canzone "Ma' mannato a fanculo", Tammaro avvia un arpeggio di chitarra che ricorda l'intro di "Wish You Were Here", per non parlare del dialogo tra due persone che non sanno pronunciare il nome Pink Floyd, letteralmente massacrato con Pink Flosh o Kink Floyd.





10) Gli Oasis parlano molfettese...

Toti e Tata, il duo di comici composto da Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo, si inventarono gli Oesàis per prendere in giro Noel e Liam Gallagher. L'attenzione infatti era tutta incentrata sui due fratelli di Manchester, sui loro caratteri difficili, il loro modo di parlare e di insultarsi: il tutto espresso perfettamente in dialetto molfettese (Molfetta, provincia di Bari in Puglia). Alla fine di ogni sketch non poteva naturalmente mancare l'esibizione finale da parte di Toti e Tata.

2 commenti:

  1. Ovviamente per me gli Oesais e Toti e Tata sono un must imprescindibile (dal vivo fecero un successo strepitoso, nei teatri).
    Incredibile la storia degli Shampoo, vedi... un tempo era tutto molto più semplice, anche fare scherzi e prenderla bene^^

    Moz-

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  2. Sì ma quelli che mi hanno steso sono stati i Black Ciabbath, te lo giuro! Peccato che non sei campano, altrimenti saresti morto dalle risate.

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