La casa editrice J-Pop e il quotidiano "La Repubblica" uniscono le forze per lanciare un nuovo progetto editoriale: torna in tutte le edicole il dio dei manga Osamu Tezuka con le sue storie più avvincenti. Come in molti già saprete, sono state recuperate alcune tra le maggiori opere del maestro e ognuno dei volumi arriverà nelle nostre edicole a cadenza bisettimanale. Approfitto dunque dell'occasione per recuperare un po' di manga scritti e disegnati da Tezuka, iniziando con Kimba il leone bianco (noto in Giappone come Jungle Emperor) diviso dai curatori in due volumi usciti il 28 dicembre 2024 e l'11 gennaio 2025.
Kimba è cronologicamente la quarta fatica partorita dalla matita del mangaka di Toyonaka. La sua pubblicazione avvenne tra il 1950 e il 1954 sulle pagine della rivista nipponica Manga Shonen. Nel nostro Paese, Kimba arrivò per la prima volta nel 2005 grazie ad Hazard Edizioni in tre volumi conclusi un anno dopo. Dal 2019, i diritti del manga sono andati a J-Pop che ha ristampato Kimba in due volumi.
La storia è ambientata intorno alla metà del XX secolo e in Africa un giovane leone bianco di nome Panja semina il panico tra le tribù umane: il suo obiettivo è rendere gli animali liberi dalla minaccia degli uomini e inserirli in un contesto di giungla fatto di uguaglianza ed equilibrio. Panja inoltre non sopporta l'idea che un animale possa essere addomesticato dagli uomini, per non parlare del fatto che possa addirittura vivere con loro: questi "ribelli" rischiano per giunta di finire sbramati dal leone definito "il demone bianco". Tuttavia, la vita del re della della foresta sarà compromessa quando l'uomo bianco farà la sua comparsa per risolvere il problema, uccidendolo. Nel frattempo, la compagna di Panja viene catturata e imprigionata con lo scopo di portarla presso un zoo a Londra: durante il viaggio partorisce il piccolo Kimba, il quale dovrà riscattare l'onore del padre e ricostruire il suo regno seguendo i suoi stessi modelli ma con qualche piccola e bizzarra variante. Kimba infatti passa gli anni da cucciolo tra gli umani e una volta tornano in Africa cercherà di erigere una società animale basata sulle invenzioni e le tecniche degli umani. A incidere fortemente sul destino del giovane leone ci penseranno ancora una volta gli esseri umani colti dalla febbre della Pietra Moonlight.
Il manga di Kimba ebbe un grande successo di lettori per via delle grandi capacità artistiche di Osamu Tezuka. Il maestro seppe mettere nero su bianco la sua predisposizione per l'animazione, infatti, Kimba appare come un fumetto statico, ricco di dettagli tipici degli anime e dei cartoni. I tratti dei personaggi, la capacità di umanizzare gli animali ma soprattutto la straordinaria capacità di alternare storie comiche ad avvenimenti più maturi e drammatici fanno di Kimba un manga rivoluzionario, nonché massima espressione della fantasia di Tezuka. Kimba è praticamente uno dei maggiori rappresentanti di quella scuola artistica che tra gli anni '50 e '70 amavano far camminare di pari passo il mondo animale con quello umano. In Kimba vediamo il protagonista spesso afflitto da un conflitto interiore atto a mettere in discussione e poi riqualificare il ruolo degli uomini nella giungla: sono cattivi o buoni? La lezione che Kimba e i suoi sudditi apprenderanno è che il male e il bene sono due cose distinte e gli uomini non sono tutti uguali perché c'è anche chi è pronto a difendere i più deboli. Tale crescita condurrà Kimba a diventare l'eroe che noi tutti conosciamo, al punto da mettere in campo tutto sé stesso per mantenere la propria parola e aiutare gli esseri umani che gli hanno voluto bene.
Kimba non è solo un leone ma nel contempo anche un caricatura di sé stesso. Crescendo con gli uomini impara addirittura a camminare su due zampe, a progettare palazzi e strade, senza dimenticare che apprende (e insegna) la lingua degli uomini: l'erede di Panja riesce perfettamente a comunicare con loro come se nulla fosse. Nel contempo, il re della foresta non dimentica le sue origini e la missione ereditata dal compianto padre, infatti, conosce anche il dolore, la sofferenza e impara a rapportarsi con la morte. Kimba viva gioie e dolori, cresce senza i suoi genitori, viene amato e maltrattato dagli uomini, apprezzato e disprezzato dagli animali, ottenendo alla fine il risultato tanto sperato. Su certi aspetti, Kimba il leone bianco potrebbe essere visto come una sorta di favola intenta a lasciare una morale e un insegnamento, come una specie di romanzo formativo.
Il nostro coraggioso eroe riesce anche a tirar su famiglia, sposando la coetanea Laia e mettendo al mondo due eredi che proprio gli umani tuteleranno per consentire il proseguo della dinastia. Eppure, nonostante questo rapporto di amore e odio tra animali e uomini, saranno propri i vecchi legami di Kimba a fare la differenza così da consentirgli di diventare una leggenda non solo tra i suoi simili ma anche oltre il Continente Nero.
Il successo del manga fu tale da ispirare la creazione dell'omonima serie animata del 1965 e che giunse in Italia tredici anni dopo. L'anime di Kimba inoltre entrò nella storia della tv per essere stato il primo cartone giapponese a colori, senza dimenticare che fu sempre il primo a inserire animali umanizzati come protagonisti. La prima stagione fu trasmessa in Giappone su Tv Tokyo dal 6 ottobre 1965 al 28 settembre 1966, per un totale di 52 episodi. In Italia, Kimba fu trasmesso dal 1978 al 1982 sulle reti locali (ma anni dopo approderà su Italia 1). In questa prima parte la vita di Kimba parte da quando è cucciolo e torna in Africa per creare equilibrio tra il suo regno e gli umani.
La seconda stagione della serie invece fu lanciata poco dopo per ritrarre la parte conclusiva del manga, cioè quando Kimba è cresciuto. Questa parte della trama avrebbe dovuto far parte della prima serie ma NBC chiese che le due parti venissero inesorabilmente separate. Nel 1989 fu infine realizzato una sorta di remake della serie, decisamente distante dalla trama originale del fumetto.
Dal manga furono tratte anche due trasposizione cinematografiche: la prima risale al 1966 e si tratta di "Kimba, il leone bianco" (che vinse anche il Leone d'oro alla XIX Mostra del cinema per ragazzi di Venezia); la seconda invece è del 1997, intitolata "Kimba, la leggenda del leone bianco". Nel 2009, in occasione del cinquantesimo anniversario di Fuji TV, fu prodotto anche un film per la televisione Jungle taitei – Yūki ga Mirai wo Kaeru, diretto da Gorō Taniguchi, scritto da Osamu Suzuki e disegnato da Yoshitaka Amano. Tale lungometraggio fu doppiato e distribuito in Italia nel 2012, con il titolo Kimba, il coraggio di cambiare il futuro (diffuso poi sulla piattaforma streaming Premium Play). Un secondo doppiaggio, realizzato e distribuito dalla Sanver Production Ltd, è uscito nel febbraio del 2022 con il titolo Kimba, i coraggiosi cambiano il futuro (diffuso invece su piattaforma streaming Chili).
Vi lascio qui un video con la sigla italiana del 1982.
Kimba tuttavia non è famoso solo per i suoi grandi meriti artistici. L'opera di Osamu Tezuka ha conquistato gli onori della cronaca per via della tanto discussa controversia legata alla realizzazione del trentaduesimo classico Disney "Il Re Leone". A partire dall'anno d'uscita di "The Lione King" (1994) furono riscontrate non poche somiglianze con il prodotto di Tezuka sia su alcuni punti della storia sia sulla caratterizzazione di vari personaggi. La Disney mise subito le cose in chiaro sostenendo di non conoscere, all'epoca dei fatti, il capolavoro di Tezuka, dettaglio che comunque fece storcere il naso alla critica per via del fatto che l'anime di Kimba giunse in Usa durante la prima metà degli anni '80 e che quindi fosse assurdo non conoscerlo. Inoltre resta indimenticabile anche la gaffe dei membri della compagnia che si riferirono al protagonista chiamandolo "Kimba". In un'intervista del 2014, uno dei registi della pellicola americana, Roger Allers, dichiarò che per tutto il tempo in cui lavorò al film il nome di Kimba non fu mai menzionato, sostenendo che se si fosse ispirato a esso lo avrebbe certamente citato come fonte.
In realtà, la battaglia tra i due re leoni ha origini molto più lontane dal 1994. Tezuka aveva ottenuto la licenza per adattare Bambi in versione manga, così fa farlo conoscere anche ai giapponesi. Il maestro incontrò Walt Disney al World's Fair del 1964 e proprio qui il padre di Topolino ammise che avrebbe tanto voluto creare un personaggio simile ad Astro Boy. Partì dunque un sodalizio che vide gli animatori Disney insegnare ai collaboratori di Tezuka l'uso dei colori in occasione dell'avvio della realizzazione dell'anime di Kimba ma, in occasione dell'adattamento inglese, il nome del protagonista fu mutato in Simba: questo costrinse comunque i produttori a registrarlo come Kimba, dato che "simba" significa "leone" in swahili, una lingua franca tipica dell'Africa Orientale. Tale problema fu riscontrato anche in occasione della registrazione del titolo del film Disney e quindi si decise di ribattezzarlo "The Lion King" così da superare il problema linguistico.
Nel 1989 Osamu Tezuka morì e la Disney pochi anni dopo lanciò nelle sale cinematografiche la sua nuova pellicola animata. A di là della veridicità o meno sulle possibili influenze da parte di Kimba, c'è da dire che "Il Re Leone" si presenta come un prodotto diverso per via della trama e dello sviluppo del suo protagonista. Simba è figlio di Mufasa e non si è mai mosso dall'Africa, non ha mai dovuto contrattare con gli umani e il suo compito è stato quello di recuperare il Regno del padre assassinato. Kimba invece ha fatto l'esatto contrario ed è andato incontro al suo destino fino in fondo. Personalmente, penso che delle influenze ci siano state e che sia impossibile che gli sviluppatori de "Il Re Leone" non conoscessero il personaggio di Tezuka, ma bisogna essere altrettanto onesti da analizzare le due parti e ammettere che, in fine dei conti, sono differenti. A noi vanno bene così!
Adesso, per concludere l'articolo, diamo uno sguardo all'edizione di questa collana. Posso immediatamente dire che le pagine sono lucide e nel contempo resistenti ma resto perplesso dal formato e dalla rilegatura: prestate attenzione perché non credo che nel tempo saranno poi così resistenti. La lettura può procedere senza intoppi ed errori di stampa o impaginazione, anzi reputo anche bella la scelta dei colori e delle immagini per le copertine. Il prezzo di ogni volume di questa edizione è di 9,90 e pensate che in quella originale J-Pop (quella da fumetteria) costano 12 euro l'uno (tra l'altro mi sembra che uno dei due tomi fino a pochi giorni fa fosse anche indisponibile). In totale, la collana conta 24 uscite e nelle prossime settimane aspettatevi l'arrivo dei 5 numeri de "I Tre Adolf".
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