martedì 25 novembre 2025

Il cinema di Martin Scorsese - Gangs of New York: l'America è nata nelle strade

Cinema - Gangs of New York di Martin Scorsese: l'America è nata nelle strade. Riprende la rubrica dedicata al regista italoamericano. 

Gangs Of New York: Scorsese racconta l'America nata nelle strade

Da un po' di tempo ho tenuto la rubrica dedicata a Martin Scorsese bloccata, ritrovandomi sempre meno a parlare di cinema e soprattutto dei film del regista italoamericano. Ieri sera poi mi sono imbattuto in Gangs of New York (trasmesso in tv dopo non so quanto tempo) e quindi ho pensato: perché non ricominciare a scrivere sul mio regista preferito? Perché non farlo ripartendo da Gangs of New York che parla dell'America nata per strada, quella fatta di immigrati giunti nel Nuovo Mondo ancora prima degli italoamericani


Gangs of New York è uno dei migliori lavori realizzati dal maestro in età avanzata. Uscito nelle sale cinematografiche nel 2002, la pellicola è tratta dall'omonimo libro del 1928 di Herbert Asbury che parla dell'ascesa e della caduta delle bande criminali di New York nel XIX secolo, ancor prima quindi dell'avvento della mafia italoamericana e degli anni d'oro del Proibizionismo in America. Su questo saggio, fu elaborata una sceneggiatura scritta a sei mani da a Jay Cocks, Steven Zaillian e Kenneth Lonergan. Per il cast di attori invece furono scelti Leonardo DiCaprio (Amsterdam Vollon), Cameron Diaz e noti volti come Jim Broadbent, John C. Reilly, Henry Thomas e Brendan Gleeson per interpretare ruoli secondari. Tuttavia, a fare la differenza in questo lungometraggio è stata la straordinaria interpretazione di Daniel Day-Lewis nei panni di Bill il Macellaio, perfetto antagonista di Amsterdam in Gangs of New York

La trama del film parte dal 1846, quando le bande criminali dei Five Points di New York decidono di dichiararsi definitivamente battaglia per il controllo sulla città. Da un lato ci sono gli irlandesi capitanati dal "Prete" Vollon e dall'altro i Nativi guidati da William Cutting, più rinomato come "Bill il Macellaio". Nello scontro, l'americano riesce a uccidere il rivale irlandese, concedendogli però un funerale d'onore vista la grande stima che ha sempre nutrito nei suoi riguardi. Il figlio del Prete, un bambino educato secondo i riti e le tradizioni del suo paese, sarà costretto a passare 16 anni in un riformatorio per poi tornare nei Five Points con l'intenzione di vendicarsi di Bill


La storia di Gangs of New York è molto particolare e il suo "concepimento" risale addirittura agli anni '50, quando un giovanissimo Martin Scorsese notò nel che nelle zone più antiche del quartiere di Manhattan a New York (lui è cresciuto a Little Italy) c'erano anche delle lapidi risalenti ai primi anni dell'Ottocento site nella cattedrale di San Patrizio. Oltre a queste, Scorsese andò anche alla scoperta e allo studio di strade acciottolate e dei piccoli scantinati presenti sotto numerosi edifici della zona. Nel giovane Martin, nato nel 1942, scattò come una scintilla che gli fece capire che prima degli italoamericani c'erano state altre persone, altri immigrati, altre storie in quei meravigliosi luoghi. Per questo motivo cominciò a immaginare come fosse stata New York prima che la sua famiglia arrivasse negli Stati Uniti, quali abitudini avessero all'epoca e come erano vestiti. 

Dopo la realizzazione del suo primo lungometraggio "Chi sta bussando alla mia porta?" nel 1967, Martin Scorsese avviò tre anni dopo la lettura del libro di Herbert Asbury: "The Gangs Of New York -  An Informal History of the Underworld", un saggio che parlava della malavita a New York nel XIX secolo. Dopo questa esperienza, Scorsese si rese conto di poter estrapolare un film che potesse trattare non solo la storia delle gang in città ma anche descrivere un'epopea americana sulla battaglia per la moderna democrazia americana. Il cineasta non esitò a contattare l'amico Jay Cocks, noto critico di cinema per la rivista Time, per esporgli le su idee su un eventuale film. Il progetto di Gangs of New York partì realmente dopo che Scorsese lanciò capolavori come Mean Streets e Taxi Driver rispettivamente nel 1973 e nel 1976, poi insieme allo stesso Cocks mise mano alla prima bozza della sceneggiatura che tuttavia fu interrotta dallo stesso maestro per dedicarsi a "Toro Scatenato" (Raging Bull, 1980). 


Mentre si pensava alla stesura preliminare del soggetto, nel 1979 Scorsese riuscì finalmente a ottenere i diritti cinematografici sul testo di Asbury, tuttavia, questo non bastò per rendere più semplice la realizzazione di GoNY. Ci vollero infatti almeno venti anni per sbloccare del tutto il piano di lavoro e riprodurre New York, in stile XIX secolo, esattamente come pensato da Scorsese. Basti pensare ad esempio che nel 1991 Scorsese, insieme a al produttore Alberto Grimaldi, riuscì a riavviare lo sviluppo del film con la Universal Pictures, partendo da un budget di 30 milioni di dollari. Quando le voci sulla produzione di Gangs of New York cominciarono a farsi sempre più forti, il nome di Robert De Niro (volto storico del cinema del maestro) fu il primo a candidarsi per il ruolo di Bill il Macellaio. Nel 1997 però la Universal fece un passo indietro e tentò addirittura di passare i diritti dell'opera alla Disney, il cui presidente Joe Roth rifiutò a causa dell'eccessiva violenza reputata non adeguata al pubblico dell'azienda.

Le beghe di Gangs of New York furono solo all'inizio: il progetto fu respinto anche da Warner Bros. (major alla quale Scorsese doveva un film), 20th Century Fox, Paramount Pictures e dalla Metro-Goldwyn-Mayer (MGM). Nel 1999 poi ci fu la svolta quando la strada del cineasta incrociò quella di  Harvey Weinstein (ebbene sì, proprio lui) della Miramax Films, il quale vendette in anticipo i diritti di distribuzione internazionale di Gangs Of New York all'Initial Entertainment Group di Graham King per una cifra pari a 65 milioni di dollari: questa strategia fu applicata da Weinstein affinché la produzione del lungometraggio potesse ottenere i fondi necessari per la sua realizzazione che si aggirava intorno ai 100 milioni di dollari. La fortuna cominciò ulteriormente a girare dalla parte di Scorsese quando anche la Touchstone Pictures si unì alla Miramax Films nel finanziamento del film, a patto che ottenesse una parte dei proventi della distribuzione nazionale.


Alla fine del XX secolo, finalmente Cocks poté cominciare a scrivere la sceneggiatura che subì diversi cambiamenti nel tempo, fino a raggiungere le nove bozze, un dettaglio quest'ultimo che mandò su tutte le furie Weinstein: Martin Scorsese, per quanto affranto, fu costretto a chiedere a Cocks di farsi parte, quindi lo licenziò. A nulla servì l'affiancamento da parte di altri sceneggiatori, Cocks fu costretto a dire addio a un'idea cresciuta con lui. Questo poi incise non poco sulla realizzazione del film, le cui riprese iniziarono mentre Hossein Amini ultimò le ultime due bozze della sceneggiatura, senza essere accreditato per quel lavoro. 

Ad ogni modo, tra peti e pernacchie, le basi finalmente furono edificate e nonostante non fossero proprio solide si riuscì comunque a creare un bel film. Ma come nacque la scenografia di Gangs of New York? I set e le scene furono girate a Cinecittà a Roma, proprio nella nostra Italia (che soddisfazione) e la mano non poteva non essere che quella di Dante Ferretti, il cui merito fu quello di aver ricreato oltre un miglio di edifici newyorkesi di metà Ottocento, costituiti da un'area di cinque isolati di Lower Manhattan, tra cui la baraccopoli di Five Points, una sezione del lungomare dell'East River che includeva due velieri a grandezza naturale, un tratto di trenta edifici di Lower Broadway, una villa patrizia e repliche di Tammany Hall, una chiesa, un saloon, un teatro cinese e un casinò. I Five Points comunque non furono semplici da pensare e Ferretti ebbe la brillante idea di ricrearli prendendo spunto dal dipinto del 1827 di George Catlin.


Trattandosi di una pellicola storica, Scorsese e il suo staff si preoccuparono anche delle abitudini linguistiche della gente che popolava i Five Points di New York in quegli anni. Gli accenti erano importanti, anzi erano proprio quelli a rendere bene la distinzione tra i vari gruppi di migranti presenti nella zona, quindi, il Voice coach Tim Monich consigliò di riprodurre i dialetti distintivi di Irlanda e Gran Bretagna. Ad esempio, Amsterdam Vollon (il personaggio interpretato da DiCaprio) è un irlandese di nascita ma cresciuto prettamente negli Stati Uniti, quindi il suo accento non può essere tipico del suo Paese natale, perciò è stato pensato come un mix di accenti tipici dei semi-americanizzati. Per la parlantina dei nativi americani, invece, Monich basò i suoi studi sulla lettura di testi, libri e registrazioni del XIX secolo: dai romanzi alla poesia, dalle ballate ai giornali, fino alla ricerca di termini malavitosi riportati in un testo scritto dal commissario di polizia di New York oppure all'ascolto dei versi recitati di Walt Whitman

Le riprese di Gangs of New York ebbero inizio il 18 dicembre 2000 tra New York e Roma e terminarono il 30 marzo 2001. Il problema fu che tale produzione fu un vero e proprio parto perché molte furono le discussioni tra Scorsese e Weinstein: il regista voleva più libertà artistica e creare il film dei suoi sogni, il produttore invece pretendeva un lavoro più breve e commerciale. I continui rallentamenti convinsero molti attori del primo casting ad abbandonare il sogno Gangs of New York (Robert De Niro e William Defoe su tutti), mentre i costi di realizzazione andarono ben oltre i 100 milioni di dollari stimati all'inizio, mettendo la Miramax in una posizione difficile, infatti, il suo futuro sarebbe dipeso molto dal successo e dagli incassi dell'ultima fatica (all'epoca) di Scorsese


Come se non bastasse, una volta terminato il film ci furono problemi con la sua distribuzione. La prima causa fu da ricondurre agli attentati dell'11 settembre 2001 che costrinsero Scorsese a rivedere il montaggio di alcune scene. Non a caso, la violenza del film avrebbe potuto urtare gli animi affranti degli statunitensi, senza dimenticare che la scena finale del film va vedere alcuni flash sullo sviluppo di New York negli anni, fino a far comparire anche le Torri Gemelle. I collaboratori di Scorsese tentarono di rimuovere la parte dove si vedono le Twin Towers ma alla fine si è scelto di lasciare tutto com'è. Nel frattempo, come seconda causa dei ritardi nella distribuzione, il solito Weinstein pressò il regista a effettuare sempre più tagli per ridurre la durate di Gangs of New York, facendo tra l'altro in modo che ne esistessero addirittura due versioni: quella mai uscita al cinema durerebbe tre ore e sarebbe stata anche recensita da un critico. Fatto sta che dopo i traumi vissuti per la nascita di Gangs, Scorsese pensò quasi di ritirarsi dal mondo del cinema

Non mancarono problemi anche in occasione dell'uscita del film al cinema. Inizialmente, la data stimata fu il 21 dicembre 2001 ma siccome Scorsese era ancora alle prese con i lavori, la distribuzione passò al 25 dicembre 2002, tentando una mossa che rischiò di essere pericolosa per via della concomitanza con l'uscita di un altro film con DiCaprio, cioè "Prova a prendermi". Dopo l'esordio al Festival di Cannes del 2002 con un'anteprima estesa di 20 minuti, Gangs of New York approdò nei cinema il 20 dicembre dello stesso anno, facendo registrare incassi che portarono la Miramax a un passivo di sei milioni di dollari (almeno stando a quando dichiarato all'epoca da Weinstein). La Miramax per fortuna riuscì a evitare il tracollo grazie al successo ottenuto dal film successivo, cioè Chicago


La critica fu molto favorevole nei confronti di "Gangs Of New York", infatti, molti esperti del settore si complimentarono con Scorsese per aver saputo rispettare molto bene il periodo storico e i contenuti del libro Asbury, senza dimenticare il grande lavoro di messinscena. Altri giornalisti invece criticarono negativamente l'operato del regista per aver scelto male alcuni attori (tipo DiCaprio per il suo irlandese o Cameron Diaz per la sua interpretazione) e per aver stravolto alcuni dati del periodo storico, come ad esempio la percentuale troppa alta di cinesi presenti in quel periodo a New York. Qualcun altro invece ha reputato la pellicola come buona ma su certi aspetti piatta, con tematiche scontate e personaggi incapaci di lasciare il segno (protagonisti a parte). C'è chi ha continuato a salvare Gangs per le sue ottime qualità tecniche, classificandolo addirittura come un grande colossal storico dell'America del XIX secolo. Fatto sta che Gangs of New York è stato l'ennesimo film del maestro a ricevere svariate candidature all'Oscar, per la precisione ben dieci (tra cui miglior film, miglior regista e migliore attore per Daniel-Day Lewis). 

Adesso passiamo alle considerazioni personali. Gangs of New York è senza dubbio uno dei migliori film del maestro, specie se si pensa a quanto il cinema fosse già cambiato agli inizi degli anni 2000 rispetto anche ai soli anni novanta (figuriamoci i settanta). Ancora una volta Scorsese ha saputo mettere in campo tutta la sua mania per la precisione e per i dettagli, sforzandosi a non lasciare niente al caso. Le ambientazioni, i dialoghi, la trama, le idee e soprattutto la violenza lasciano emergere la mano del cineasta italoamericano in ogni scena: è impossibile non riconoscere la sua presenza dietro alla pellicola. Daniel Day-Lewis è stato in assoluto l'elemento migliore di tutto il film, prendendosi letteralmente la scena nei panni di Bill il Macellaio. Del resto, stiamo parlando di uno dei mostri sacri della recitazione a Hollywood visto che, a oggi, vanta tre premi Oscar. Curiosa tuttavia anche la scelta dello stesso Day-Lewis nei panni del "nativo" Bill, infatti, come in molti sapremo l'attore non è statunitense, bensì britannico nato a Londra ma con cittadinanza irlandese (ma lui è stato anche Lincoln, quindi 'sti caxxi). DiCaprio invece appare ancora un tantinello acerbo in versione "duro" ma è evidente che la sua maturazione artistica fosse già nel pieno del suo sviluppo in quel periodo: Gangs of New York infatti è stato il primo di una lunga serie di film al fianco di Martin Scorsese, per non parlare di altre interpretazioni più complesse ed elaborate che farà lontano dal regista (ad esempio Blood Diamond, Inception, Nessuna verità, ecc.). Cameron Diaz, per quanto come attrice non mi sia mai piaciuta, la sua parte l'ha saputa eseguire piuttosto bene, così come anche Liam Neeson nonostante il poco spazio avuto per interpretare il Prete Vallon.


Sono rimasto molto colpito anche dal dualismo messo sul set da DiCaprio e Day-Lewis, intenti ad amarsi e ad odiarsi in qualità di Amsterdam Vollon e Bill il Macellaio. Nonostante, la differenza di esperienza e il possibile rischio di essere schiacciato dal collega più maturo, DiCaprio è stato comunque capace di sfornare un'ottima prestazione, lasciando intendere di non essere più il ragazzino del passato. I due attori sono stati in grado di mettere in risalto la mentalità della gente di quel periodo, con le loro sovrapposizioni, le loro croci e le loro fissazioni. Per quanto Bill odi chi non è nativo americano, finisce comunque per fare entrare nella sua combriccola anche gli stessi irlandesi, fino al punto di vedere Amsterdam come il figlio che non ha mai avuto. La scoperta del suo passato e il legame che unisce il giovane al compianto prete Vollon, non serve a dividere i due antagonisti, anzi serve a far crescere in Il Macellaio la nostalgia per i bei combattimenti con il suo più stimato nemico: arriva al punto che spera di morire proprio per mano di quella discendenza. Non è un caso che verso le battute finali, il Macellaio, ormai ferito gravemente da una scheggia, inviti proprio Amsterdam a chiudere i conti con il passato e inserire New York su una nuova strada verso il futuro, un futuro che non può essere scritto da gente dalla mentalità antiquata e conservatoria come lo stesso Bill

Gangs of New York funge da percorso di rinascita per la maggior parte dei personaggi: Amsterdam torna per vendicare il padre e dopo tante umiliazioni riesce ad essere per gli irlandesi un grande punto di riferimento; Bill mostra comunque segni di debolezza e ammirazione verso una parte del popolo irlandese, nonostante il suo essere troppo nazionalista e oppressore delle minoranze; Jenny (Cameron Diaz) smette di fare la vita che faceva per dedicarsi all'amore. Il tutto avviene in un periodo storico che porterà alla fine delle gang criminali a New York, in concomitanza con i disordini scatenati dalla coscrizione durante la Guerra Civile e l'inizio di una nuove era che porterà man mano all'America che conosciamo oggi. Perché lo scopo di Scorsese è proprio quello di raccontare la storia sulle strade, strade come quelle di Mean Streets, di Taxi Driver, Fuori Orario, Goodfellas: l'America è nata nelle strade, punto!

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