Jeeg Robot d'Acciaio nel nostro Paese ebbe un successo straordinario e in molti abbiamo amato questa serie tv anche grazie alla sigla italiana, ancora oggi considerata un vero e proprio tormentone dagli amanti del genere. Restando sulla sigla, possiamo dire che la versione nostrana fu elaborata sulla base della canzone originale di Michiaki Watanabe, mentre Carlo Maria Cordio si occupò di ideare e sovrapporre il minimoog sulla base giapponese. L'etichetta discografica che mise sul mercato il disco di Jeeg Robot d'Acciaio fu la CLS Records la quale, per l'esecuzione del brano, puntò su Roberto Fogu, noto ai più come Fogus e scelto direttamente dall'amministratore delegato della CAM Giuseppe Giacchi. Fogus tra l'altro è tutt'oggi ricordato per essere stato anche il cantante della sigla di "Ryu il ragazzo delle caverne". Ai fratelli Balestra, invece, furono affidati i cori. Più avanti, come in molti sapranno, la sigla fu poi sottoposta a una seconda versione interpretata dai Superobots, curata da Olimpio Petrossi e pubblicata dalla RCA Italiana sempre nel 1979 come Lato B del 45 giri de Il Grande Mazinger.
Perché l'esistenza di questa cover uscita sul mercato prima della versione originale? Il tutto è riconducibile al fatto che Detto Mariano non era convinto del successo della serie perché veniva trasmessa su emittenti televisive locali e non dalla Rai. Per questo motivo, temendo un terribile fiasco, il proprietario della CLS decise di non realizzare il 45 giri lasciando praticamente alla RCA la possibilità di realizzare la sua versione utilizzandola come retro della sigla del Grande Mazinga. Il 45 giri con la versione originale fu pubblicato dopo la quella della RCA, grazie a una telefonata di Mariano ad un suo amico proprietario di un negozio di dischi a Roma che gli fece notare come la sigla originale fosse invece molto richiesta proprio perché trasmessa dalle TV private. La stampa fu quindi realizzata in fretta e furia ma in copertina fu piazzata la foto di Amaso e non di Jeeg: Mariano infatti ammise di non conoscere per nulla le fattezze di Jeeg e che, se non avessero trovato quell'immagine di Amaso, forse il disco non sarebbe nemmeno uscito.
Himika è il nome della regina degli Spettri che attaccano la Terra e dichiarano guerra al genere umano nell'opera di Nagai. C'è stata dunque una variazione del nome dell'antagonista del manga e dell'anime, così come al suo Impero che viene ribattezzato Jamatai giusto per sfruttare un gioco di omofonie, con lo scopo di renderne più spaventoso il nome. A proposito del regno delle due regine, Jamatai vale solo per l'edizione giapponese di Jeeg, mentre in Italia diventa Yamatai: purtroppo, questo particolare non ha mai avuto spiegazione e perciò non si sa se sia riconducibile a una scelta di ricostruzione storica o a un semplice errore di trascrizione.
Come già visto nel manga, anche nell'anime vengono citate le campane di bronzo che sono state naturalmente utili ai fini della storia. Negli anni in cui Go Nagai stava lavorando su Devilman e i mecha furono ritrovate, in Giappone, oltre 400 campane di bronzo che possedevano un valore a dire poco sacro. Come la storia del mondo ci racconta, il Giappone di quel periodo non poteva contare su una vasta disponibilità di metalli, quindi il bronzo era qualcosa di raro e prezioso. Non è un caso che tali opere in bronzo erano molto diffuse in Europa ma non tanto in Asia e infatti, ad esempio, in Corea si lavorava prettamente con il ferro. Tornando a noi, le campane in questione avevano un valore rituale, un'importanza tale da renderle vicine agli ambienti sciamanici dediti all'invocazione delle divinità.
Inoltre, nell'anime vengono anche menzionate le statuette di argilla Haniwa che secoli fa rappresentavano in Giappone oggetti, animali e persone con specifici significati. In particolar modo le Haniwa raffiguranti gli animali testimoniavano la credenza nella reincarnazione o nella resurrezione. In altri casi potevano anche essere usate come strumento di protezione per il defunto presso cui erano poste. Secondo invece la tradizione cinese, le Haniwa sostituivano in maniera simbolica la famiglia di servitori che avrebbero dovuto aver l'obbligo di seguire il sovrano nel regno dei morti. Con l'evoluzione della civiltà furono proprio le statue a essere seppellite insieme ai signori alla loro morte, al posto dei loro servitori reali. Molte di queste piccole sculture sono presenti nel cartone animato di Jeeg e la maggior parte di esse hanno la forma di guerrieri, che costituiscono il corpo militare della regina nella prima parte dell'anime (nella seconda puntata dell'anime si vede l'origine di questi dalle antiche statuine). C'è probabilmente un rimando alle Haniwa raffiguranti cavalieri in sella ai loro cavalli dal momento in cui nella serie vediamo Jeeg unirsi al cavallo magnetico nell'episodio 28, assumendo così l'aspetto di un centauro.
Un occhio di riguardo anche per Takeru, il guerriero prediletto dell'imperatrice Himika di Jeeg Robot d'acciaio. A quanto pare sarebbe ispirato a un principe giapponese esistito per davvero: si tratterebbe di Takeru Yamato, figlio dell'Imperatore del Giappone e vissuto nel periodo Kofun (circa dal 200 al 500 d.C.). In quel tempo, vi era l'anarchia e la lotta tra i vari regni tribali e solo in seguito avvenne l'unificazione del paese che diede così origine al Regno Yamatai. Il nome di questo profilo storico significa letteralmente "Eroe del Giappone".
Per quanto riguarda la trama e e differenze tra manga e anime, vi rimando direttamente all'articolo dedicato al fumetto per evitare di ripetere troppe volte le stesso cose:
Il primo cartone animato che ho bramato di recuperare appena avuto il mio primo computer, era il 1999, i DVD anche vergini costavano un po' troppo, per cui occupai 16 Video CD, con le registrazioni da videocassetta riversate in digitale.
RispondiEliminaA lungo il mio anime robotico preferito, prima di scoprire Gundam.