Era
il 29 aprile 1994 quando il mondo dell’informatica e
dell’elettronica subì un grave colpo in seguito alla chiusura di
una delle sue realtà più grandi: la Commodore Internation Ltd,
creatrice di importanti piattaforme come il C64 e la serie Amiga. Ebbene, a distanza di anni e con l’acquisizione da parte di nuove
corporazioni, la holding gestoria multinazionale avvia l’operazione
nostalgia tornando prepotentemente sul mercato con uno smartphone
tutto suo, cioè il Commodore Nus.
Il
progetto è ancora in fase di lavorazione e poco ci è dato sapere
riguardo le capacità del prodotto, tuttavia, i suoi creatori sperano
in un risultato migliore rispetto al modello “Leo” rilasciato nel
2016 dalla filiale italiana della Commodore Business Machines
dell’imprenditore Massimo Canigiani. Lo stesso Canigiani, insieme
a Carlo Scattolini, ha voluto a tutti costo rilanciare lo storico
marchio americano attraverso la telefonia mobile di ultima
generazione, infatti, il "Leo" è dotato di un processore quad-core e
di un display 5 pollici ad alta definizione. L’obiettivo del Nus,
ovviamente, è quello di superare quanto fatto in precedenza e tener
testa ai grandi competitors del mercato internazionale per guadagnare
una propria fetta di utenti.
E’
comunque innegabile che il marchio Commodore rimandi inesorabilmente
al passato e ai mitici personal computer che in tanti abbiamo avuto
modo di possedere, per non parlare delle macchine da ufficio.
L’attività della Commodore Internation Ltd ebbe inizio nel lontano
1962, ma la sua effettiva fondazione risale al 1953 per mano di Jack
Tramiel che la battezzò Commodore Portable Typewriter Company.
Agli
albori, Tramiel riparava macchine da scrivere a New York insieme
all’amico e socio Manny Kapp. Il nome “commodore” deriva dal
grado militare “commodoro” poiché il fondatore aveva avuto un
passato nell’esercito americano, dove imparò ad aggiustare le
macchine da scrivere e vivendo una delle esperienze più belle della
sua vita.
Nel
1955 arrivò la prima svolta finanziaria ed imprenditoriale grazie a
un accordo raggiunto con una compagnia ceca che indusse Tramiel e
modificare il nome in Commodore Business Machines Ltd e
specializzarsi nell’assemblaggio di macchine da scrivere con sede a
Toronto, in Canada.
Con
l’inizio degli anni ‘60 però la Commodore fu costretta a
rivedere i propri piani per via delle macchine da scrivere economiche
provenienti dal Giappone, così passò alla produzione delle
calcolatrici meccaniche e si quotò in borsa a 2,5 dollari per azione
a partire dal 1962. Nel frattempo, sempre in quell’anno, ci fu il
nuovo cambio di nome con sede negli USA. Tuttavia, Tramiel si ritrovò
nuovamente con le spalle al muro perché i giapponesi avevano
conquistato il mercato nord americano anche con le calcolatrici
meccaniche di bassa fascia. Inoltre, come se non bastasse, il maggior
fornitore di prodotti elettronici del mondo (anche la Commodore era
loro cliente), la Texas Instruments, decise di scendere in campo con
il proprio marchio e fare concorrenza spietata anche a coloro che
furono loro acquirenti.
Tramiel
però non gettò la spugna, anzi, decise di chiedere maggiori
sostentamenti al maggior finanziatore della Commodore, Irving Gould,
il quale diede esito positivo alla domanda e aiutò l’imprenditore
di origini polacche a spostare la sede legale nelle Bahamas,
diventando la grande azienda che poi tutti abbiamo conosciuto. La
mossa risultò esatta specialmente nel 1976, quando la Commodore
acquisì la MOS Technology e l’ingegnere capo Chuck Peddle ideò il
primo loro primo personale computer: il Commodore PET, realizzato con
prodotti non eccessivamente costosi e dotato di una CPU MOS 6502, una
Ram da 4kb e una Roma da 14 kb che includeva il sistema operativo
Kernal e il Commodore Basic come linguaggio di programmazione. Il
successo dell’hardware assemblato su straordinario e permise a
Tramiel di badare ai concorrenti giapponesi, convinto che prima o poi
si sarebbero affacciati anche sul quel mondo.
Il
PET fu venduto fino al 1982 poi fu rimosso dal mercato visto che, un
anno prima, fu creato il VIC-20, ovvero il primo pc di
intrattenimento videoludico per famiglie. Il VIC-20 era dotato di
memoria più ampia e capacità sonore e video superiori rispetto al
PET (di cui sono state fatte varie versioni negli anni).
La
Commodore tuttavia non arrestò la propria produttività e nello
stesso 1982 presentò il leggendario Commodore64, le cui
caratteristiche superarono ampiamente i suoi predecessori: ROM da
20kb, RAM di serie da 64kb, RAM massima da 64kb, tastiera
incorporata, due porte di controllo, porta d’espansione, porta del
datasette, porta seriale per pen drive e stampanti, porta utente,
jack audio-video, jack per connessione tv. Il tutto contornato da
potenti processori per la parte audio e la parte video.
Il
Commodore64 ebbe un successo commerciale di livello mondiale,
contando oltre 22 milioni di unità vendute nel periodo di
commercializzazione. La holding provò in seguito a piazzare nuove
versioni come il Commodore16, Commodore116 e il Plus4 ma con grande
stupore generale si rivelarono un autentico fallimento su tutti i
fronti, eccezione fatta per il 128 che ebbe tutto sommato dei buoni
riscontri.
Nel
1985 ci fu l’acquisizione da parte dell’Amiga Corporation che portò a
grandi realizzazioni come l’Amiga 1000, l’Amiga 500 e l’Amiga
1200 (io invece possedevo il 600), ma questo non bastò a evitare un
evento che mai nessuno si sarebbe aspettato.
Nove
anni dopo, il 29 aprile 1994, la Commodore Internation Ltd dichiarò
fallimento per via di numerose scelte sbagliate da parte dei
dirigenti. In breve tempo furono dichiarate la chiusura dell’azienda
con la conseguente dismissione e vendita di tutti gli assetti
immobiliari, finanziari e intellettuali che vennero poi acquistati
all’asta dalla tedesca Eurocom (fallita a sua volta qualche anno
dopo).
Proprio
quando tutti credevano nella fine di un mito impareggiabile, ecco che
nel 2005 avviene una svolta importante per l’azienda dell’anziano
Tramiel: gli olandesi della Yeahronimo Media Ventures acquisirono il
marchio e il logo Commodore per poi ribattezzare la corporazione come
Commodore International Corporation. Insieme alla Commodore USA, la
Yeahronimo lanciò diverse rivisitazioni delle maggiori piattaforme
che oggi sono disponibili sul mercato con sistema operativo Commodore
OS Vision.
Adesso,
tocca alla sede italiana far fare il definitivo salto di qualità
alla Commodore con il nuovo smartphone Nus che nei prossimi mesi farà
la sua prima apparizione sul mercato nel tentativo di accreditarsi
anche nel campo della telefonia mobile di ultima generazione.
(fonte foto copertina e notizia: ANSA)
LEGGI ANCHE:
- Dall'Italia la rinascita della Commodore: in arrivo lo smartphone NUS;
LEGGI ANCHE:
- Dall'Italia la rinascita della Commodore: in arrivo lo smartphone NUS;