L'imbattibile Daitarn 3: uno storico anime pieno di brio ma con un finale amaro. Ecco la storia di un classico del genere mecha.
Daitarn 3: un anime che mai nessuno dimenticherà!
Daitarn 3 è stato uno degli anime mecha più amati di sempre. A cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80 ha spopolato sia in Giappone sia in Italia, diventando presto un'opera di culto tra gli amanti dei cartoni animati. A renderlo diverso dagli altri robottoni è il fatto che Daitarn 3 possiede una vena comica molto particolare, parodiando e recuperando spesso elementi tratti da altre serie e film visti in Occidente e nella terra del Sol Levante.
In Italia lo ricordiamo tutti come "L'imbattibile Daitarn 3", mentre in Giappone è nato come "Muteki kōjin Daitān 3" (letteralmente: "Daitarn 3, l'invincibile uomo d'acciaio"). Daitarn 3 è stato prodotto dalla Sunrise e creata da Yoshiyuki Tomino (noto anche per essere stato l'autore di Gundam), con il mecha design di Kunio Ōkawara e le musiche di Takeo Watanabe e Yūshi Matsuyama. La serie conta un totale di 40 episodi, andati in onda in Giappone dal 3 giugno 1978 al 31 marzo 1971. In Italia è stata invece trasmessa per la prima volta nel 1980 da Rete A.
La trama di Daitarn 3 è ambientata all'inizio del XXI secolo, periodo in cui avvengono strane sparizioni di persone sulla Terra. Ben presto si scopre che dietro a tali avvenimenti si nasconde la perfida razza cyborg dei Meganoidi, creature che vivono su Marte e create anni addietro da Haran Sozo. I Meganoidi tuttavia sono diventanti indipendenti e hanno intenzione di sottomettere l'intera umanità al loro dominio, guidati tra l'altro dal perfido Don Zauker (chiamato così in Italia, mentre in Giappone il vero nome è Don Zauser). A combatterli ci penserà Haran Banjo, figlio del professor Sozo, al comando dell'imponente Daitarn 3. Durante il suo difficile cammino bellico, il giovane Haran sarà affiancato da Garrison Tokida (il suo maggiordomo), Beauty Tachibana (bionda mozzafiato, figlia di un famoso imprenditore ex-socio in affari del padre di Banjo), Reika Sanjo (ex agente dell'Interpol) e Toppy (un piccolo orfano salvato da Reika nella seconda puntata). Mano a mano che lo spettatore va avanti con gli episodi, si scopre che un tempo Banjo è stato prigioniero dei Meganoidi e quindi, una volta fuggito da Marte, ha giurato di distruggere tutti i nemici.
Daitarn 3 è una serie molto divertente e giocosa. Una caratteristica che ha contraddistinto questo mecha dagli altri è il fatto che possa utilizzare espressioni facciali, una vera e propria mimica che in precedenza non s'era mai vista. Dopo Daitarn 3, anche Trider G7 e i Transformers metteranno in campo il loro lato umano, riuscendo a esprimere i loro stati d'animo attraverso le espressioni facciali. Al momento della sua creazione, i creatori pensarono inoltre di impostare l'anime come una sorta di parodia di altri cartoni animati: nell'episodio 20, ad esempio, le due assistenti di Banjo vengono sostituite da due meganoidi ma il protagonista se ne accorge immediatamente perché "non hanno i vestisti di sempre". Cosa significa questo? Banjo sta semplicemente prendendo in giro i personaggi delle altre opere di quegli anni, i cui personaggi erano disegnati sempre con gli stessi abiti (cosa che tra l'altro serviva alle case di produzione per tagliare i costi di animazione grazie al riutilizzo di certi segmenti). Un'altra prova dell'ironia di Daitarn la vediamo anche nell'episodio 32, quando ci troviamo all'interno della base dei Meganoidi, uguale per filo e per segno (o quasi) alla Morte Nera di Star Wars. Nell'episodio 36, Banjo viene psicologicamente torturato da un cattivo chiamato Phroid, evidente riferimento a Sigmund Freud.
Il Daitarn 3 è alto 120 metri e questo vuol dire che è uno dei robottoni più grandi di sempre. Ovviamente, ci sono mecha che l'hanno battuto in fatto di altezza e questi sono ad esempio Danguard Ace, Gunbuster, Getter Emperor, Arc-Gurren-Lagann. Tra i materiali impiegati per la creazione di Daitarn 3 si contano anche l'acciaio e l'oro sottratto dalla miniere meganoidi di Marte (il cosiddetto chogokin). Inoltre, questa macchina dispone di ben quattro configurazioni: Modulo Aereo (il Daitarn 3 in volo), Modulo Corpo Base (versione robot da combattimento che ricorda vagamente le armature giapponesi classiche), Modulo Carro Armato (Daitarn 3 trasformato in un gigantesco carro armato con due cannoni), Modulo Spaziale (per combattimenti nello spazio, è praticamente identico alla configurazione Aereo). Ovviamente, Daitarn 3 dispone anche di diverse armi e numerosi attacchi: il più famoso è quello utilizzato per infliggere il colpo di grazia ai nemici. Con l'aiuto del sole vincerò, attacco solare, energia!
Haran Banjo spesso combatte anche senza guidare il suo robot. Innanzitutto, tra i vari oggetti che utilizza durante le missioni, c'è un videotelefono da polso che usa per le comunicazioni con la base. Come arma personale fa riferimento a una AutoMag M-180 calibro 44AMT, capace tra l'altro di trasformarsi in un fucile. Inoltre, il nostro eroe si muove solitamente sulla Match Patrol, un veicolo che può assumere sia le sembianze di un auto sia le sembianze di un aereo chiamato Match Attacker. Tra l'altro, Daitarn 3 e il Match Attacker possono anche unirsi, infatti, quest'ultimo va di solito a posizionarsi all'interno del corpo base Daitarn (per la precisione tra le gambe del robottone). La configurazione Auto è ispirata ad una Dodge Charger del 1970 o ad una Ford Thunderbird MK6.
I Meganoidi che ricoprono il ruolo di Comandante possono trasformarsi in Megaborg (robot lottatori), mentre gli altri sono costretti a unirsi tra di loro per formare, appunto, un altro Megaborg. Questo essere è sostanzialmente la sintesi delle personalità di chi l'ha composto. L'esercito dei Meganoidi solitamente si muove all'interno della Macchina della Morte, una gigantesca nave spaziale dotata di grandi arti meccanici.
La sigla giapponese di apertura è Come Here! Daitaan 3, interpretata da Makoto Fujiwara e scritta dall'ufficio di progettazione della Nihon Sunrise. La musica invece porta la firma di Takeo Watanabe, con l'arrangiamento di Yūshi Matsuyama. La sigla di chiusura nipponica è Toppo de tango, cantata dai Koorogi '73. La sigla italiana invece è Daitan III, interpretata da I Micronauti, testo di Luigi Albertelli, musica e arrangiamento di Vince Tempera. Con il passare degli anni sono state poi fatte varie edizioni home video che alla fine hanno portato Daitarn 3 dal mercato delle VHS a quello dei DVD.
L'impatto che poi Daitarn 3 ha avuto sulle masse è stato decisamente potente. Il gruppo italiano ska dei Meganoidi deve infatti il suo nome proprio ai cattivi della serie. I fumettisti italiani Emiliano Pagani e Daniele Caluri hanno creato il personaggio del prete Don Zauker prendendo spunto dal nome italiano del villain di Daitarn 3. I Subsonica invece hanno spesso cantato la sigla italiana durante i loro concerti dal vivo. Infine, in una delle avventure di Zagor, Le sette città di Cibola, appare un grande robot che assomiglia molto proprio al nostro Daitarn 3.
Daitarn 3 è ancora oggi uno dei prodotti giapponesi più amati dal panorama dei telespettatori a livello mondiale. Tuttavia, c'è un particolare che lascia il pubblico a bocca aperta: si tratta del finale, all'apparenza amaro, della serie. Dopo aver seguito le mirabolanti avventure dei carismatico Banjo, succede qualcosa di assolutamente inaspettato alla fine dello scontro con Don Zauker. Daitarn 3 vince la guerra ma si rende conto che lo sterminio dei Meganoidi è stato troppo atroce, infatti, il protagonista a un certo punto esclama "che cosa ho fatto?" e finisce così per sparire verso l'Aurora. Nella parte conclusiva dell'ultimo episodio, ognuno dei membri della squadra prende la propria strada, lasciando la villa di Haran Banjo vuota, con una sola luce accesa (evidentemente proprio quella della camera del nostro eroe). La fine di tutto viene poi mostrata quando il maggiordomo Garrison, fermo sotto la pioggia alla fermata dell'autobus, batte tre volte il piede a terra per invocare Daitarn 3 per l'ultima volta, ma purtroppo tutto tace e nulla si muove dall'abitazione di Haran Banjo, il quale resta solo sempre mai farsi vedere dopo lo scontro finale.
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il mio cartone animato preferito. l'ultima puntata è straziante. ma in realtà tutto il cartone ha momenti che ti spezzano il cuore.
RispondiEliminaVerissimo ma l'ultimo episodio ti lascia quella sensazione strana, come se solo alla fine riesci a renderti conto che qualcosa non è stato colto in precedenza. Peccato perché Banjo è un personaggio straordinario!
EliminaE' anche uno dei miei preferiti. Miscelava perfettamente azione e umorismo. Io avevo sempre una mia teoria, che alla fine Don Zauker non era nient'altro che Haran Sozo.. forse ho visto troppi film di fantascienza :D
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