lunedì 11 novembre 2024

Mazinger Z di Go Nagai: la storia del manga e dell'anime



Mazinger Z di Go Nagai. Ripercorriamo la storia del manga e dell'anime che restano tra i grandi classici della produzione giapponese. 

Quando Go Nagai iniziò con Mazinger Z

Gli appassionati di Go Nagai ricorderanno con grande nostalgia anche i robottoni del maestro. Uno su tutti sarà probabilmente Mazinger Z, primo manga del padre di Devilman basato sul genere mecha che negli anni '70 avrebbe poi lanciato un vera e propria mania, oltre anche a un serie di sequel e svariate fonti di ispirazione per altri autori. 


Il manga

La pubblicazione del manga Mazinger Z ebbe inizio nel 1972 e terminò nel 1974 ma solo dopo un periodo di interruzione. Proprio in quel lasso di tempo, quasi in contemporanea, fu realizzata anche la versione anime, andata in onda dal 3 dicembre 1972 all'1 settembre 1974 su Fuji Television, per un totale di 92 episodi prodotti dalla Toei Dōga. Il successo dell'opera fu straordinario e negli anni successivi ha avuto numerosi sequel e spin-off: per citarne due di sequel ricordiamo Great Mazinger e Ufo Robot Goldrake.

La trama vede il protagonista, Koji Kabuto, ottenere in eredità dal nonno il Mazinger Z, un gigantesco robot che il giovane avrebbe dovuto guidare per difendere la Terra dall'invasione delle Bestie Meccaniche guidate dal dottor Hell (dottor Inferno). Il Mazinga Z è stato progettato da Juzo Kabuto, reputato il più grande scienziato del mondo e autore di un mecha costruito con il particolare metallo Z. Koji dovrà farsi strada tra mostri spaventosi e i terribili piani malefici del dottor Hell, il quale può affidarsi ai suoi sottoposti Barone Ashura e Conte Bloken.


Il manga in principio fu pubblicato su Weekly Shōnen Jump a partire dal 2 ottobre 1972. In seguito però la serie fu interrotta per due motivi: il fatto che l'anime stesse diventando più famoso e incisivo del cartaceo; le alte retribuzioni chieste da Go Nagai a Shūeisha. Così, il 13 agosto 1973 il maestro fu costretto a interrompere la storia del manga. Poco tempo dopo però riuscì a piazzarlo su Tv Magazine della casa editrice concorrente Kōdansha ma ad una sola condizione: il fumetto di Mazinger Z non avrebbe dovuto riprendere la trama da dove si era fermata, bensì usare elementi più vicino alla serie televisiva. 

Di conseguenza, Go Nagai fu costretto a mettere da parte eventi avvenuti in Mazinger Z come la nascita di Venus A, la distruzione di Afrodite A e la morte di Ashura e Blocken. In parole povere, quando riprese la serializzazione il personaggio di Sakaya era ancora a bordo di Afrodite A, quando in realtà era diventata pilota di Venus A. Le cose però sarebbero cambiate con Great Mazinger ma fu in Mazinga Z che in realtà fecero il loro esordio Boss Borot, il Grande Generale Oscuro e lo stesso Grande Mazinga insieme al suo pilota Tetsuya Tsurugi (che non vediamo in viso), senza dimenticare il professore Kenzo Kabuto (padre di Koji, creduto morto anni addietro) e il Granduca Gorgon. L'ultimo capitolo fu pubblicato nel settembre 1974 col titolo Great Mazinger, e come nella serie TV vedeva l'introduzione dell'omonimo robot. Non va dimenticato che un altro manga scritto da Nagai e disegnato da Gosaku Ōta fu realizzato su Boken Oh dalla Akita Shoten in contemporanea alla trasmissione dell'anime: esso inizialmente rappresentò un adattamento con toni più comici rispetto al manga di origine ma da cui in seguito si slegò per virare su toni più adulti, presentando dei retroscena del tutto nuovi sui personaggi.


Go Nagai concepì Mazinger Z dopo aver visionato Tetsujin 28 Go di Mitsuteru Yokoyama del 1956: si trattava di un robot alto una decina di metri e comandato a distanza da un bambino con lo scopo di combattere il crimine. Go Nagai però decise di andare oltre e un giorno, fantasticando sul suo soggetto, disegnò la bozza di un ragazzo, a bordo di una moto, salire lungo la schiena di un robottone per diventarne il pilota. Il mangaka chiamò la sua creatura con diversi nomi (Energer Z, Iron Z), fino ad arrivare al più quotato Mazinger Z per via dell'assonanza con la parola giapponese Majin (divinità demoniaca nipponica). Da quel punto, Go Nagai ideò anche l'Hover Pilder, cioè la navicella/cervello che permette a Koji Kabuto di guidare il suo mecha. L'unica cosa in cui il maestro fallì fu l'idea di rendere la sua creatura indipendente e pensante: alla fine Mazinger Z divenne una mera macchina da guerra atta a difendere l'umanità.

L'impatto di Mazinger Z sulla società giapponese fu potente. Koji Mori in poco tempo divenne l'eroe nel quale tutti i nipponici avrebbero voluto identificarsi, assumendo sempre di più i connotati di figura iconica del Giapponese degli anni '70. Il nostro eroe fu apprezzato prima nella sua manga, poi fece letteralmente impazzire i fan grazie all'anime e con il suo senso di ribellione che tuttavia non lo allontanava da sentimenti positivi, utili per difendere il prossimo e combattere il male. Non è tutto però perché Mazinga Z ispirò molto giovani a iscriversi alle facoltà di ingegneria per cercare di capire al meglio il mondo della robotica e, perché no, ricreare il mondo immaginario di Go Nagai


Attenzione però nell'inserire i mecha di Go Nagai nella lista dei cosiddetti "samurai d'acciaio". Il maestro è sempre stato molto legato alla cultura occidentale e infatti, come già ampiamente visto in Devilman, anche qui emergono creature nemiche basate molto sulle influenze della mitologia greca, per non parlare del fatto che la testa di Mazinger Z assomiglia più all'elmo di un cavaliere medioevale europeo: bisognerà attendere Zambot 3 e Daitarn 3 per vedere i primi robottoni con tratti simili ai grandi guerrieri del passato del Sol Levante. Meravigliose poi le armi tecnologiche messe a disposizione di Koji Kabuto, tutte accompagnate da evocazioni in lingua inglese che, all'epoca, fu una cosa da non sottovalutare dato che il Giappone cercava di scrollarsi la nomea delle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale e di liberarsi dalla politica di sottomissione degli Stati Uniti d'America. Go Nagai voleva creare un linguaggio universale nei suoi manga e fare in modo che i lettori di tutto il mondo potessero trasformare i nomi di quegli attacchi in tormentoni. In effetti è stato così, ma solo in parte se si tiene conto che nelle versioni animate l'Italia tradusse o modificò in lingua italiana i colpi del Mazinger Z


Leggendo il manga poi è possibile trovare le influenze tipiche delle prime opere di Go Nagai. Ad esempio, la scena della protagonista femminile sotto la doccia è uno dei must più usati e riprodotti dal maestro, il quale non ha mai abbandonato i modelli de "La scuola senza pudore" e "Devilman". Proprio Devilman è stato fondamentale per disegnare le scene di combattimento e i nudi, per non parlare della violenza, degli sguardi, delle espressioni e delle atmosfere vittime di catastrofi. La cosa bella tra l'altro sta nel fatto che Devilman e Mazinger Z erano quasi contemporanei e Go Nagai sfruttò ambo i lavori affinché potessero influenzarsi tra loro. Per il resto, la fama di Mazinger Z si espanse in così poco da tempo da convincere subito al Bandai a produrre i primi giocattoli del mecha prima in latta, poi con un materiale più metallico ma accompagnato da componenti in plastica staccabili. Da lì un trentennio, la Bandai sarebbe rimasta quel colosso inossidabile che avrebbe continuato a riprodurre gigantesche action figures di Mazinger e dei suoi simili. 


Uno dei motivi che portò il manga ad essere accantonato fu certamente legato al suo lato esplicito. Mazinger Z contiene una violenza molto elevata e anche una carica di erotismo molto forte. Esplosioni e spargimenti di sangue sono evidenti, così come la continua tensione sessuale tra Koji e Sayaka. Nell'anime questi elementi furono troncati o alleggeriti dato che si trattava di un prodotto destinato anche ai bambini e riprodotto su un mezzo audiovisivo, quindi di maggior consumo visivo. Certo, i cartoni animati dei robottoni non erano proprio tranquilli in termini di combattimenti ma è risaputo che Go Nagai, nei suoi manga, ha sempre dato il massimo della sua arte. A tal proposito, è interessante come l'artista sia stato sempre più portato ad approfondire la caratterizzazione dei suoi cattivi al posto dei suoi protagonisti buoni: è sicuramente il caso di Ashura, una creatura nata dall'unione di due mezze mummie (una femminile e una maschili) che cresce poco alla volta con grande carisma.

Una cosa che poi non va sottaciuta è l'importanza della figura femminile. Non è stato Koji Kabuto il primo a guidare un mecha, anzi la prima persona è stata Sayaka Yuki a bordo della sua Afrodite A. Non siete d'accordo? Fate male perché i fan dell'opera avranno notato che Koji si è ritrovato all'improvviso a dover guidare il suo robot, mentre Sayaka è già un'abile pilota in grado addirittura di insegnare all'amico come controllare Mazinger Z. Si tratta di un evento straordinario nel mondo dei fumetti perché in quegli anni era difficile dare un ruolo d'azione alle donne, le quali di solito erano costrette a stare ai margini degli eventi cruciali di una trama. Gli anni '70 furono innovativi anche per questo, infatti, come raccontato da Leo Ortolani nel suo ultimo fumetto "Gli Infallibili", anche cinema e serie tv stavano cominciando ad attrezzarsi per rilanciare l'importanza del Girl Power


Concentrandoci sul manga, in Italia Mazinger Z arrivò prima con la versione di Ōta che fu pubblicata dalla Granata Press in 11 volumi nel giornale mensile Manga Classic da marzo 1992 a gennaio 1993, col titolo Mazinga Z. Fu in seguito riedita con il titolo corretto Mazinger Z da dicembre 2005 a ottobre 2006 da d/visual, che tra il 2009 il 2010 pubblicò in sei volumi anche il manga di Nagai. Oggi, sia la versione di Nagai sia quella di Ota sono ambo pubblicate dalla J-Pop con le pagine e i capitoli mancanti delle edizioni nipponiche.

L'anime di Mazinger Z

L'anime di Mazinger Z ebbe grandissimo successo in Giappone. La sua fama fu tale da oscurare il manga e portarlo a una momentanea interruzione. Eppure, in occidente le cose non andarono benissimo per questa serie tv. In Italia in particolare, Mazinger Z giunse soltanto nel 1980 su Rete 1, quindi diverso tempo dopo la trasmissione di Grande Mazinga e Ufo Robot Goldrake che cronologicamente vengono dopo Mazinger Z. Nel nostro Paese arrivarono solo 51 dei 92 episodi totali e alcuni di quelli acquisiti non furono mai visionati dagli spettatori. Molte scene furono addirittura tagliate senza motivo e ridussero ogni puntata da 22 a 19 minuti, costringendo tra l'altro lo spettatore a non conoscere i piani del nemico contro Mazinger Z. Gli eyecatch e le anticipazioni furono rimossi. La cosa più terrificante però avvenne nell'adattamento italiano dell'anime e nello specifico nel doppiaggio, dove Koji stranamente assunse il nome di Rio, senza dimenticare che tutti i nomi in inglese furono tradotti in italiano. Il doppiaggio fu diretto da Mario Bardella, Gabriella Genta e Claudio Sorrentino. Gli stessi episodi vennero replicati sempre sulla Rete 1 e su varie televisioni locali fino a partire dalla metà degli anni '80.


Il successo dell'anime però fu basso perché nel 1980 la gente cominciò ad abituarsi a nuovi livelli di animazione. In Usa Mazinger Z fallì in maniera misera, infatti, approdò nel Nuovo Mondo soltanto nel 1985, quando le tecniche erano ormai cambiate. 

Tornando in Italia, a partire dal 26 giugno 2015 la serie fu  rimasterizzata e pubblicata in 23 DVD-Video realizzati dalla Yamato Video e allegati a La Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, che includevano audio italiano e giapponese con sottotitoli fedeli a quest'ultimo (anche per le scene tagliate). La CDR ebbe il merito di ridoppiare gli episodi fino ad allora inediti, con un cast totalmente nuovo e mantenendo un adattamento coerente con quello delle altre puntate. Questa edizione è stata poi trasmessa dal 16 settembre 2015 sulla rete a pagamento Man-ga: questo consentì alla serie di Mazinger Z di essere aver una trasmissione completa esattamente 36 anni dopo dal suo approdo in Italia (si concluse infatti il 21 gennaio 2016).


La sigla giapponese di Mazinger Z fu scritta da Fumihiko Azuma e cantata da Ichirō Mizuki. Il video dell'opening poi video cambiò dall'episodio 40. La sigla di chiusura Bokura no Majingā Z scritta da Kazuo Koike e cantata da Ichirō Mizuki con l'Otowa Yurikago Kai cambiò invece a partire dall'episodio 75. Entrambe le sigle furono composte da Michiaki Watanabe. Per l'edizione italiana fu realizzata la sigla Mazinga Z dalla penna di Dino Verde e dalla composizione di Chumei Watanabe, con l'arrangiamento di Detto Mariano e la voce dei Pandemonium con lo pseudonimo "Galaxy Group".


Film e sequel

Mazinger Z ha generato diversi sequel e film. Si ricordano in particolare i crossover "Mazinger Z vs Devilman" e "Devilman e Mazinga contro il Generale Nero". Noti anche i remake dell'opera e in particolare il rifacimento Z Mazinger che accentua l'interesse di Go Nagai per il mito greco. 

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  • 1 commento:

    1. fun fact: la mia prima parola fu "mazinga". Temo che i miei si affidassero un po' troppo alla televisone come baby sitter. 🤣

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