giovedì 31 ottobre 2024

Cinema - Frankenstein Junior di Mel Brooks: una commedia che "si può fare"


Cinema - Frankenstein Junior di Mel Brooks: una commedia che "si può fare". Nella settimana di Halloween 2024, il capolavoro con Gene Wilder compie 50 anni.

Frankenstein Junior: una perfetta commedia per Halloween

Nella settimana di Halloween compie 50 anni uno dei film più iconici del regista Mel Brooks: Frankenstein Junior. Era esattamente il 1974 quando il film con Gene Wilder uscì al cinema, conquistando in poche settimane la critica e anche il pubblico mondiale. Purtroppo, bisogna anche segnalare una nota dolente di questa settimana e cioè la dipartita dell'attrice Teri Garr, la quale interpretava Inga, procace assistente del  dottor Frederick von Frankenstein


Frankenstein Junior nacque da un'idea di Wilder, il quale creò il soggetto e poi lo propose a Mel Brooks. I due buttarono giù la sceneggiatura basata su una versione parodistica del romanzo Frankenstein o del moderno Prometeo di Mary Shelley, senza dimenticare di tante altre famose pellicole da esso ispirati (a partire dal Frankenstein di James Whale del 1931). Per la sua realizzazione gli autori puntarono a girare le scene in bianco e in nero, utilizzando stili tecnici tipici degli anni '30 sia per rispettare l'ambientazione della trama sia per riprendere anche il gioco delle transizioni tra una scena e l'altra dell'opera di Whale. Quest'ultimo passo fu possibile grazie al fatto che Brooks e Wilder utilizzarono gli attrezzi di scena del lungometraggio originale piazzandoli esattamente nelle stesse posizioni e nei medesimi studi di ripresa. Il successo di Frankenstein Junior fu tale da renderlo un vero e proprio film di culto adatto alla famiglia in qualsiasi periodo dell'anno. Dal 2003 Frankenstein Junior viene conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.


E pensare che Wilder pensò al soggetto di Frankenstein Junior in un periodo particolare della sua vita, dato che era reduce dal successo del film "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere" di Woody Allen del 1972. Tutto questo però sembrava non bastargli a causa dell'incompiutezza avvertita prima di quella pellicola, ai tempi degli insuccessi di Per favore, non toccate le vecchiette e Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (oggi considerate opere fondamentali ed entrate ampiamente nell'immaginario collettivo cinematografico). Wilder era intenzionato a creare una specie di sequel comico del romanzo di Mary Shelly, inserendo la figura del nipote del dottor Frankenstein e parlando delle sue mirabolanti disavventure con la nuova creatura. Lo stesso attore però non era particolarmente entusiasta del suo scritto e alla fine fu convinto dal suo agente, Mike Medavoy, a collaborare con Peter Boyle e Marty Feldman. In seguito, Medavoy inviò alcune pagine del copione a Mel Brooks che non si mostrò particolarmente interessato al progetto, pur essendo un grande amico e collega di Gene. Tuttavia, durante le riprese di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, Brooks e Wilder riuscirono a trovare finalmente un punto di incontro: l'obiettivo non sarebbe stato parlare del figlio o del nipote di qualcuno, bensì di evidenziare il disprezzo (iniziale) del giovane Frederick nei confronti degli studi e delle azioni del nonno, a tal punto da provarne vergogna. Per Brooks, l'idea di Wilder fu come una geniale illuminazione che avrebbe potuto creare qualcosa di veramente divertente. In parole misere, i due autori non volevano un altro Frankenstein, ma qualcosa che andasse oltre.

La scena della dimostrazione

Una volta stipulato il loro patto, Brooks era pronto ad assumersi la responsabilità della regia e chiese alla Columbia un budget di 2 milioni e mezzo di dollari. Dal canto suo, la major gliene passò soltanto 1,75 e questo costrinse il cineasta a recarsi presso gli studi della 20th Century Fox dove ottenne risposta positiva e una disponibilità economica maggiore. Tra l'altro, Wilder e Brooks poterono anche firmare un contratto di esclusiva a Wilder e Brooks per un periodo di cinque anni.

La trama vede il dottor Frederick Frankenstein in qualità di giovane scienziato di successo ma distante dalle idee folli di suo nonno Viktor. Non a caso chiede che il suo cognome venga pronunciato Frankenstin proprio per sottolineare tale presa di posizione. Un giorno, Frederick viene contattato dal notaio Herr Rosenthal che gli comunica di aver ereditato il castello del defunto nonno in Transilvania. Inizialmente scettico, l'uomo si trasferisce nella sinistra dimora e conosce il bizzarro Igor (che si fa chiamare Aigor in barba al suo nuovo padrone), la bellissima assistente Inga e tanti altri personaggi. Tra una cosa e l'altra, Frederick una notte troverà i laboratori del nonno con i suoi appunti segreti: piano piano comincerà a maturate l'idea che valga la pena seguire, seppure in maniera diversa, gli scopi del defunto parente.

La famosa esclamazione "si può fare!"

Tra le curiosità più interessanti di Frankenstein Junior si ricorda quella del cervello rubato, appartenuto a un certo "Hans Delbrück, scienziato e santo". In effetti, nella realtà c'è stato un tempo il vero Hans Delbrück, un politico e storico militare tedesco vissuto nel diciannovesimo secolo e padre del premio Nobel per la medicina nel 1969, Max Delbrück. In un'intervista, Mel Brooks spiegò anche il perché i cavalli del castello nitrissero di terrore al solo sentire il nome di Frau Blücher (colei che ha condotto Frederick nel laboratorio segreto e un tempo amante del vecchio dottor Frankenstein): si tratta di un errore di traduzione che indusse molti spettatori anglofoni a pensare che "blücher" fosse la traduzione di "glue" (colla) in tedesco (con riferimento alla fabbricazione della colla animale tramite lavorazione di cascami derivanti dalla macellazione dei cavalli). Non era però così perché la parola tedesca blücher non esiste in quanto "colla" ma è un vero e proprio cognome diffuso in Germania. Brooks puntò proprio su questo malinteso per creare una delle gag più divertenti ed esilaranti del film. Per concludere, la gobba di Igor fu realizzata con la tipica imbottitura per ricreare il pancione da gravidanza. 

Alla fine delle riprese, Frankenstein Junior entrò subito nel club dei film destinati a tagliare un bel po' di scene dal montaggio finale, naturalmente su decisione degli autori. Per fortuna, tali scene sono arrivate a noi come extra nella versione DVD a 2 dischi "italian fans edition". Ecco quali sono: 
  • Il testamento. Alla lettura del testamento del Barone Frankenstein sono presenti, oltre al notaio, diversi familiari. Il testamento prevede che i beni del Barone (che nella versione originale è il padre di Victor, e quindi il bisnonno di Frederick) siano divisi fra i familiari presenti solo nel caso non vi sia alcun nipote medico che si sia distinto nel campo. Con gran dispiacere dei possibili eredi, l'improbabile clausola s'avvera e il notaio certifica che il nipote è l'unico erede.
  • Il mendicante. Frederick passeggia assieme al notaio che cerca di persuaderlo ad accettare il testamento. Passando a fianco di un mendicante che suona al violino il motivetto dei Frankenstein, Frederick prende il violino in prestito e lo rompe in due (ma nega di averlo fatto), quindi accetta d'andare in Transilvania. In tutto ciò, il notaio riconosce con gioia il "vero spirito dei Frankenstein".
  • L'arrivo dell'ispettore Kemp. L'ispettore di polizia si presenta al castello del Barone Frankenstein e viene accolto da un'innervosita Inga e dall'apparentemente calmo, ma maldestro, Frederick. Il Barone invita l'ispettore Kemp ad accomodarsi nello studio.
  • L'incontro col bandito Jack Sprat. Un bandito cerca inutilmente di rapinare il mostro.
  • Discussione intellettuale. Breve discussione fra Frederick e la sua assistente Inga, che segna l'inizio della loro relazione.
  • Visita a tarda notte. Nel cuore della notte Frederick bussa alla porta di Inga, dicendole che passava di lì e ha pensato di fermarsi per fare una discussione filosofica. Per tutta la scena Frederick sta in ginocchio.
  • La parata degli attori. Tutti gli attori e le comparse del film scendono una scalinata e sfilano davanti alla cinepresa. Per ultimi Gene Wilder e Mel Brooks. 
Da considerarsi interessanti il percorso del film verso l'adattamento italiano. Frankenstein Junior in italiano fu curato da Roberto De Leonardis, mentre il doppiaggio eseguito presso gli studi della International Recording con la partecipazione della C.V.D. e la direzione di Mario Maldesi. Proprio Maldesi ebbe un ruolo fondamentale per l'adattamento italiano della pellicola perché ben pensò di apportare delle modifiche al copione originale, con lo scopo di rendere al meglio le battute più divertenti basate sulla lingua e la cultura anglosassone, oltre a ottenere (con il consenso del regista) il taglio di una breve scena in cui, all'arrivo presso la stazione della Transilvania, Frederik e un bambino hanno un dialogo che cita la canzone Chattanooga Choo Choo. 


La critica espresse parole di elogio nei confronti del lungometraggio di Brooks e Wilder, considerandolo più un lavoro di critica nei confronti del romanzo di Mary Shelly che un versione parodistica. Frankenstein Junior fu considerato un film storicamente rilevante e nei decenni a seguire è stata fonte d'ispirazione per artisti di vario genere. Ad esempio, gli Aerosmith scrissero il testo di Walk This Way dopo aver sentito pronunciare a Igor la medesima battuta al cinema. Alcune scene sono state riprese anche in alcuni fumetti di Dylan Dog. Oggi, nel nuovo millennio, vengono realizzate ancora molte trasposizione teatrali dell'opera. 

Per il resto, cosa dire a proposito di Frankenstein Junior? Sembra ormai scontato definirlo un film di culto ma la cosa certa è che più passano gli anni e più invecchia bene. La comicità del soggetto di Wilder è qualcosa che riesce a stare ancora al passo con il futuro e non stanca mai, nonostante il trascorrere degli anni. Il film è dotato di tanta semplicità ma anche di un'immensa genialità che gli ha permesso di essere compreso persino dalle generazioni odierne, per non parlare del fatto che va bene in qualsiasi periodo dell'anno. Per esempio, in Italia Frankenstein Junior viene trasmesso in tv nel periodo di Natale, affermandosi negli anni come un classico irrinunciabile. Ad Halloween, nonostante la notte di questa festa sia dedicata interamente all'horror, riesce a resistere come un grande punto di riferimento per chi preferisce farsi due risate in barba a spietati spargimenti di sangue. Brillante, pulito e mai volgare, Frankenstein Junior riesce a strappare almeno un sorriso allo spettatore fino alla fine, magari lasciando anche la voglia di riguardarlo il giorno dopo. 

Oltre alla recitazione superba di Wilder, spettacolari furono anche le performance del mitico Marty Feldman (Igor) e di Peter Boyle nei panni della Creatura. Dolcissima e sensualissima Teri Garr, l'affascinante Inga che piano piano si innamora del dottor Frankenstein. Da evidenziare anche la presenza di Gene Hackman nei panni dell'eremita cieco. Tutti superbi, tutti straordinari, tutti indimenticabili. Peccato che il cinquantesimo compleanno della pellicola sia stato sconvolto dalla scomparsa della stessa Teri Garr, la quale a 79 ha lasciato un vuoto nei cuori di chi l'ha apprezzata come attrice ma soprattutto l'ha amata come donna. 

Per finire il discorso, che dire: buon compleanno Frankenstein Junior!

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