mercoledì 20 novembre 2024

Cinema - Pulp Fiction di Quentin Tarantino: un film "meglio di una bella strippata!"


Cinema - Pulp Fiction di Quentin Tarantino: un film "meglio di una bella strippata!" Prima della conclusione del 2024, facciamo gli auguri a questo capolavoro che ha compiuto 30 anni.

Pulp Fiction: quando un film invecchia bene

Sì ok sono in ritardo di un mese e più. Pulp Fiction di Quentin Tarantino ha compiuto 30 anni il 14 ottobre ma come ben sapete ero altrove, a fare tutt'altro. Tuttavia, dato che oggi è l'ultimo giorno disponibile per vederlo in tutti i cinema d'Italia in versione restaurata, tanto vale approfittare della situazione e omaggiare un film che anno dopo anno invecchia sempre meglio. 


Innanzitutto, partiamo dal presupposto che Pulp Fiction fa parte della famigerata trilogia "Pulp" di Quentin Tarantino. Tutto ebbe inizio nel 1992 con il primo fortunato film "Le Iene", il quale fu seguito appunto da Pulp Fiction e infine da "Una vita al massimo" (di cui il regista scrisse solo sceneggiatura, lasciando la regia a Tony Scott). 

Dopo il successo de "Le Iene", Tarantino decise di prendersi un periodo di pausa nonostante fosse praticamente all'inizio della sua carriera. Eppure, il cineasta non rimase con le mani in mano e in quella fase lavorò su una sceneggiatura che avrebbe dovuto lanciare una pellicola composta da una serie di cortometraggi dedicati al mondo del crimine. Tarantino puntò tutto su elementi e personaggi semplici, partendo dalla base di una buona trama cinematografica. Piano piano, la sua mente partorì la storia di un pugile che vince un incontro che avrebbe dovuto perdere, poi scappa con i soldi e viene ricercato dalla malavita che gli aveva ordinato di cadere al tappeto. In seguito ideò anche un gangster obbligato a portare fuori a cena la moglie del suo boss (su ordine proprio di quest'ultimo). Infine, Tarantino creò tutta una serie di circostanze inverosimili e situazioni fuori da ogni regola. 


Per il nuovo film, fu costruita una trama basata sulla cronologia frammentata, una delle tecniche preferite di Tarantino che abbiamo già visto nella sua pellicola d'esordio. Tra i suoi vari marchi di fabbrica ricordiamo anche il "metacinema" e vari riferimenti rimandanti a opere degli anni '70 e '80, legati in particolare alla corrente d'exploitation. Come ben sappiamo, tra i protagonisti di Pulp Fiction ci sono Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) e Vincent Vega (John Travolta), il quale torna negli Stati Uniti d'America dopo aver passato un periodo ad Amsterdam, in Olanda. Ebbene, proprio per realizzare nel miglior modo possibile uno dei dialoghi tra un due criminali, Tarantino passò un periodo di tempo proprio nella capitale dei Paesi Bassi, buttando giù una buona parte di sceneggiatura. Chi non ricorda la conversazione tra Jules e Vincent sulla tolleranza delle droghe ad Amsterdam o la discussione sull'hamburger "Quarto di libbra con formaggio" chiamato "Royale con formaggio"? Proprio a partire da questo punto, il nostro volpone Quentin ben pensò di cambiare i suoi piani ed evitare la realizzazione di un'antologia criminale, quindi, si ispirò dalla struttura del magazine pulp Black Mask per creare un nuovo film

Per il cast Tarantino aveva già le idee chiare e infatti era intenzionato a rinnovare il sodalizio con gli amici attori Harvey Keitel (Mr. Wolf) e Tim Roth (Zucchino), per poi ingaggiare a sorpresa Samuel L. Jackson (che sarebbe poi diventato uno degli attori più stabili nella filmografia di Tarantino) e John Travolta. Tra i tanti nomi, come poi vedremo nella stessa pellicola, furono presi in considerazione per altri ruoli anche Eric Stoltz (Lance), Uma Thurman e addirittura Christopher Walken. Tarantino naturalmente lavorò per diversi mesi sul soggetto, sottoponendo così la sceneggiatura a numerose modifiche: per esempio, nella scena finale di Pulp Fiction, ambientata all'Hawthorne Grill, Jules avrebbe dovuto sparare a Ringo e Yolanda, finendo per colpire anche un cliente ma alla fine sappiamo le cose come siano andate realmente a finire. Alla fine della stesura del testo, Tarantino stabilì che Pulp Fiction sarebbe stato un unico film diviso in sei capitoli (tra cui il Preludio a Vincent Vega).


Bene, il nostro diavolaccio italoamericano aveva la sua sceneggiatura. La casa di produzione Miramax mise a disposizione di Quentinone 8 milioni di dollari ma solo 5 servirono per ingaggiare un cast senza dubbio di alto livello. Pulp Fiction avrebbe rappresentato la rinascita di John Travolta che in quegli anni viveva una forte crisi artistica nonostante i successi di Grease, La Febbre del Sabato Sera e la trilogia della commedia Senti Chi Parla. Samuel L. Jackson fu un altro interprete che beneficiò degli effetti pulp di Quentin Tarantino, infatti ebbe finalmente un ruolo da protagonista dopo anni di gavetta e la performance espressa in Pulp Fiction lo portò non solo ad esplodere definitivamente ma anche a ottenere una candidatura al Premio Oscar come miglior attore non protagonista. Uma Thurman (Mia Wallace, moglie del boss Marsellus) era invece una giovane attrice emergente e vantava già diverse collaborazioni con attori e registi importanti ma le mancava la consacrazione finale: per lei era giunto il momento di prendersi Hollywood. Nel cast fu inserito anche Bruce Willis che a differenza dei colleghi era già una sta affermata. Willis inizialmente era interessato al ruolo di Vincent poi, rileggendo la sceneggiatura si rese conto che la parte di Butch Coolidge era più congeniale al suo profilo. Lo stesso Willis avrebbe poi affermato che recitare per Tarantino in Pulp Fiction era il suo desiderio più grande, specie dopo essersi letteralmente innamorato de "Le Iene". 

A proposito del personaggio di Vincent bisogna precisare che molti attori erano interessati al ruolo di uno degli uomini più fidati del boss Marsellus Wallace. Michael Madsen fu la prima scelta della produzione, poi seguirono i nomi di Daniel Day-Lewis e James Gandolfini. Tuttavia, dopo il provino di Travolta le carte in tavolo cambiarono e Tarantino volle a tutti i costi John, altrimenti non avrebbe avviato le riprese di Pulp Fiction


Per il ruolo di Zucchino furono segnalati Johnny Depp, Christian Slater (che sarebbe diventato il protagonista di Una Vita al Massimo) e Dave Gahan ma alla fine Tim Roth riabbracciò l'amico Quentin con il quale lavorò in "Le Iene". Pam Grier, una delle attrici preferite dal regista, doveva avere il ruolo della moglie di Lance, Jody ma anni dopo voci di corridoio dichiareranno per quelle due parti erano stati pensati anche alle star del rock Kurt Cobain (che morirà nell'aprile del 1994) e Courtney Love

Occhio però alla "love story" tra Quentin e Samuel L. Jackson. Inizialmente, a dire la verità, Tarantino non era tanto convinto dell'attore afroamericano, il quale aveva già preso parte ai provini per "Le Iene" con la speranza di ottenere il ruolo di Mr. Orange. Avendo però apprezzato il primo film del cineasta, Jackson non si arrese e tentò il tutto e per tutto anche per la parte di Jules in Pulp Fiction. Per Jules all'inizio era stato provinato Paul Calderòn e poco dopo Samuel ottenne un nuovo fallimento: lo stesso Calderon, amico dell'attore, convinse Tarantino a dargli una seconda possibilità. Alla fine, sappiamo come andò a finire!


Per il personaggio di Butch Coolidge Tarantino si mostrò alquanto indeciso tra Sylvester Stallone, Matt Dillon, Mickey Rourke e Bruce Willis: alla fine fu quest'ultimo ad aggiudicarsi uno dei personaggi fondamentali della trama. Come in precedenza per Samuel L. Jackson, anche per Bruce Willis Tarantino fu costretto a modificare la sceneggiatura, infatti, Butch avrebbe dovuto essere un pugile ventenne ma alla fine fu reso più adulto per renderlo più credibile anche a causa della corporatura dello stesso Willis

Nonostante Uma Thurman fosse bella, brava e giovane non fu facile ottenere i panni di Mia Wallace. Per quella parte furono pensate anche professioniste come Michelle Pfeiffer, Meg Ryan, Joan Cusack, Isabella Rossellini, Annabella Sciorra, Daryl Hannah, Alfre Woodard, Halle Berry, Julia Louis-Dreyfus e Holly Hunter  (quasi tutte star affermate di Hollywood in parole povere). Eppure, l'allora 24enne Uma diventò non solo Mia ma si trasformò anche in quella che sarebbe diventata l'iconica locandina del film Pulp Fiction, uno dei manifesti più epici della storia del cinema. Come Travolta e Jackson, anche la Thurman fu a dir poco fenomenale nella sua interpretazione, a tal punto da essere candidata agli Oscar come migliore attrice non protagonista. Il ruolo della moglie cocainomane di Marsellus Wallace la fece entrare già nella storia. 


Poteva mancare proprio Tarantino nel cast? Certo che no e dopo aver preso parte anche ne "Le Iene", eccolo che lo rivediamo nei panni dell'attore per ricoprire il ruolo di Jimmie Dimmick, personaggio non di secondo ordine vista la sua importanza nel capitolo intitolato "La Situazione di Bonnie". È stata tra l'altro un'ardua decisione dato che Quentin era innamorato anche del ruolo di Lance ma, alla fine, preferì Jimmie così da potersi trovare dietro alla macchina da presa in occasione della scena dell'iniezione di adrenalina nel capitolo "Vincent Vega e la moglie di Marsellus Wallace".

C'era tuttavia un problema da risolvere, cioè quello dei soldi per la produzione del lungometraggio. Come detto in precedenza, Miramax diede 8 milioni a Tarantino per Pulp Fiction ma ben 5 servirono per il cast. Per risparmiare quindi furono utilizzati molti oggetti di scena in realtà di proprietà degli attori. Ad esempio, l'automobile guidata da Vincent Vega, una Chevrolet Chevelle del 1964, apparteneva a Tarantino.


Passiamo adesso alla regia. Dopo la stesura definitiva della sceneggiatura insieme a Roger Avary, Tarantino si preparò a dirigere la pellicola traendo ispirazione a grandi maestri come Alfred Hitchcock, Don Siegel o Jean-Luc Godard. Il suo scopo principale però era creare un film che facesse rilassare lo spettatore e poi, all'improvviso... BOOM! Vai con l'effetto sorpresa che fa balzare dalle sedie l'intera sala cinematografica. In un'intervista Tarantino affermerà: «Voglio trasportarli improvvisamente in un altro film». Per sua stessa ammissione, Tarantino dichiarò dopo l'uscita del film di aver buttato particolarmente il sangue per la scena della siringa di adrenalina a casa di Lance: fu così complicata da realizzare che alla fine l'autore si convinse a girarla al contrario, esattamente nel momento in cui Travolta estraeva l'ago dal petto della Thurman. Robert Rodriguez invece sostituì il maestro mentre questi era impegnato a recitare. Comico il fatto che Tarantino diede ad alcuni attori ruoli esattamente opposti rispetto a "Le Iene". Nel primo capolavoro Roth era un poliziotto infiltrato, mentre in PF è un rapinatore alquanto agitato. 

Le riprese di Pulp Fiction furono tutte effettuate a Los Angeles, in California. Ecco una lista dei luoghi (fonte Wikipedia):

  • Il quartiere dove ha sede l'organizzazione di Marsellus era Inglewood, non lontano dal centro della città.
  • La casa dove Butch va a recuperare l'orologio dimenticato era il complesso di appartamenti al 11813 di Runnymede Street, North Hollywood.
  • Il Jack Rabbit Slim's, il locale dove Mia e Vincent vincono la gara di twist, non esisteva, ed i suoi interni furono allestiti ai Culver Studios di Los Angeles; la facciata esterna del locale, invece, era in realtà una sala da bowling in disuso al 1435, Flower Street di Glendale.
  • La facciata esterna del palazzo dove Butch tiene l'incontro di boxe era quella del Raymond Theatre a Pasadena (California).
  • Dopo aver recuperato l'orologio, la strada che Butch percorre è Fletcher Drive, all'incrocio con Atwater Avenue, nell'omonimo quartiere. Fu utilizzata da Tarantino in omaggio al film Psyco, dove la stessa strada era stata usata da Hitchcock come sfondo del lunotto posteriore quando Marion fugge in auto, dopo il furto ai danni del principale.
  • Poco distante da Atwater ci sono le case a schiera di La Clede Avenue, dove al numero 3519 era la casa di Lance, lo spacciatore.
  • Hawthorne Grill, il bar all'inizio e alla fine del film, era in realtà l'Holly's bar, al 13763 di Hawthorne Boulevard angolo 137th west Street di Hawthorne; fu demolito qualche anno dopo il film.
  • L'albergo dove si rifugiano Butch e Fabienne era il River Glen Motel, al 2934 di Riverside Drive; quando Butch scappa con lei in moto, si intravede sullo sfondo il cavalcavia di Hyperion Avenue. Oggi il motel non esiste più.
  • La casa di Jimmie, si trovava a Toluca Lake (dove erano anche gli "studios"), un quartiere a nord della città, verso Burbank, al 4149 di Kraft Avenue. Stessa cosa per lo sfasciacarrozze "Mostro Joe", che non era molto distante; esso era realmente in uno dei ghetti della città, come dice Wolf, trovandosi 5 km circa più a nord, al 12143 di Branford Street. Si trattava veramente di uno sfasciacarrozze, in realtà col nome di Autotruck Recyclers.
Come ogni film epico che si rispetti, anche Pulp Fiction vanta due scene, ahimè, eliminate prima della distribuzione (recuperate poi nell'edizione Home Video del 1996). La prima scena vede l'incontro tra Vincent e Mia durare molti di più. Una volta giunto presso l'abitazione della donna, il gangster viene intervistato dalla stessa con una telecamera a mano e con domande inerenti a una sua possibile parentela con la cantante Suzanne Vega. Oltre a questo, Mia gli chiede quali siano i suoi programmi tv preferiti e se per caso il suo stile sia stato in qualche modo influenzato da Elvis Presley: ecco che si spiega il perché della battuta «A un Elvis-maniaco dovrebbe piacere» che Mia dice nella prima versione che tutti conosciamo. La seconda scena rimossa è quella della corsa in Taxi di Butch ed Esmeralda che, anche in questa circostanza, dura molto di più. Non è tutto signori perché nella versione canadese del DVD non solo sono state inserite queste due parti ma ce ne sono altre sempre assenti nel primo montaggio.


Per la colonna sonora Tarantino non s'è fatto mancare nulla. Non a caso lui è un grande appassionato di musica e in Pulp Fiction inserì varie tracce appartenenti a generi come rock, punk e blues. Le orecchie più esperte avranno certamente avvertito i suoni di artisti del calibro di Kool & the Gang, Dick Dale e Al Green. La musica è stata fondamentale soprattutto per le scene di violenza e per le parti più umoristiche della pellicola. 

Una volta completato, Pulp Fiction esordì nelle sale cinematografiche statunitensi il 14 ottobre 1994, mentre in Italia giunse pochi giorni dopo ma fu vietato ai minori di 18 anni. Nel 1997, tale divieto fu abbassato a 14 anni di età.

La critica esaltò Pulp Fiction a tal punto da considerare Tarantino come un regista già maturo nonostante la poca esperienza e l'età. Molti giornalisti riconobbero il suo talento, la sua precisione e la sua meticolosità. Pulp Fiction quindi si aggiudicò la Palma d'Oro al Festival di Cannes del 1994 e Tarantino si aggiudicò il Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale (insieme a Roger Avary). 

Per concludere cosa dire? Pulp Fiction è la dimostrazione di dove il cinema di Tarantino si fosse evoluto e nel contempo attendeva ancora di evolversi. I dialoghi, gli argomenti, le riflessioni e l'improvvisa esplosione di violenza ben presto divennero autentici marchi di fabbrica del maestro, marchi che tuttavia avrebbe riproposto e potenziato nelle sue opere successive. Tarantino crea la sua gente, gente che nonostante quello che fa appartiene al lato oscuro o comune del mondo, quelle zone dimenticate da Dio dove però ognuno ha una storia da raccontare e delle idee da manifestare. I discorsi e i dialoghi prima rilassano lo spettatore, poi lo mettono sugli attenti perché qualcosa sta per accadere o magari non succede nulla per conservare l'effetto sorpresa. La bravura di Tarantino in Pulp Fiction (così come in altri film) è rendere lo spettatore partecipe, farlo immergere nel film, nelle scene e non nei personaggi ma nei loro cervelli. Il passo biblico Ezechiele 25: 17 è una sentenza per ragazzi che si sono presi gioco di Marsellus Wallace ma un percorso di redenzione per Zucchino e Yolanda che vengono risparmiati da un Jules ormai vicino a Dio e intento ad abbandonare la sua carriera criminale dopo essere miracolosamente scampato alla morte. Quella stessa fede di Jules sarà la condanna di Vincent, il quale, per non aver creduto è rimasto criminale e alla fine la sua superficialità, la stessa che ha rischiato di far morire Mia Wallace, lo condurrà a un drammatico epilogo nel capitolo "L'orologio d'oro". Ezechiele 25: 17 diventa anche un avvertimento ai comuni mortali e ai peccatori nascosti tra il pubblico in sala, soprattutto nel momento in cui Jules guarda quasi in direzione della macchina da presa, come se il suo discorso fosse rivolto non alla sua vittima ma ad una moltitudine di persone. 


Jules è stato "premiato" per la sua buona fede ma Butch per le sue buone azioni. Il pugile non rispetta i patti con la mafia, fugge coi soldi e proprio quando rischia di essere ucciso da Wallace e violentato da Maynard e Zed torna sui suoi passi per onorare il motivo che c'è dietro a tutti i suoi guai: l'orologio d'oro ereditato dal padre, un oggetto così prezioso da rammentare a Butch i sacrifici compiuti dal suo bisnonno, da suo nonno e da suo padre per tramandarlo di generazione in generazione. Tre eroi di tre guerre differenti che mai hanno dimenticato l'attaccamento al paese e alla famiglia. Non è un caso che il padre di Butch aveva nascosto l'orologio nell'ano durante la sua prigionia in Vietnam. Insomma, suo padre usò il sedere per fargli recapitare quell'orologio e nel frattempo qualcuno stava facendo il sedere a Wallace (suo peggior nemico) davanti ai suoi occhi. In nome della sua dinastia di soldati statunitensi, in nome della storia che c'è dietro l'orologio, Butch torna indietro e salva Marsellus che, alla fine, decide di perdonarlo ma nel contempo lo invita a lasciare la città per non farvi mai più ritorno. Da mediocre essere umano indegno del nome che porta, da pugile ormai finito e disposto addirittura a raggirare la mafia per farsi una vita, ecco che il nostro personaggio diventa un eroe agli occhi dello spettatore, alla fine tra l'altro di una lunga serie di peripezie e guai. 

Come tutti i film di Tarantino, anche Pulp Fiction cerca di lasciare un messaggio finale agli spettatori, una specie di morale grottesca che tutto sommato però serve a salvare gli sconfitti e a castigare chi crede di essere un vincente. 

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