martedì 7 dicembre 2021

[Nostalgia] Eroi della classe operaia del calcio: il bisonte Dario Hübner


Come già anticipato all'amico Riccardo Giannini, finalmente posso dare il via alla nuova rubrica dedicata interamente ai grandi eroi della classe operaia del calcio. La prima scelta non può che ricadere su Dario Hübner, colui che forse incarna la figura del bomber più ricordato del periodo tra fine anni '90 e inizio anni 2000. Il bisonte di Trieste è passato letteralmente alla storia non solo per aver fatto sognare il Cesena ma soprattutto Brescia e Piacenza che trascinò in Serie A a suon di gol.

Hübner fece innamorare di sé sia i propri tifosi sia tutti coloro che nutrivano particolare simpatia e stima nei suoi confronti, senza dimenticare il fatto che fece la fortuna di molti fantallenatori. Eppure, per quanto la sua vita sia stata caratterizzata da tante realizzazioni sotto porta, il nostro Dario è riuscito a giocare in Serie A solo per cinque stagioni tra Brescia, Piacenza, Ancona e Perugia: in queste cinque annate (spezzate da due anni in B con i bresciani) l'attaccante realizzò la bellezza di 74 reti, aggiudicandosi il titolo di capocannoniere nella stagione 2001/2002 insieme a un certo David Trezeguet (entrambi giunti a quota 24). 


Non solo questo. All'epoca aveva 35 anni e questo gli valse il record di re dei bomber più anziano della storia del campionato italiano (fu poi superato dal 38enne Luca Toni nel 2015). Un altro record che non va dimenticato è quello che detiene insieme al leggendario Igor Protti: è stato capocannoniere di tutte delle tre principali categorie italiane, cioè Serie A, Serie B e Serie C. 

Nato a Trieste il 28 luglio 1967, Hübner conta origini tedesche e austriache. Aveva soltanto 20 anni quando esordì nel campionato Interregionale del 1987/88 con la maglia del Pievigina, dove segnò 8 reti. Siamo solo all'inizio e un anno dopo eccolo indossare la maglia del Fano in C2, squadra con la quale conquistò la promozione in C1. Tuttavia, solo nella sua terza e ultima stagione con i marchigiani riuscì ad andare in doppia cifra con 14 reti. Nel periodo passato nelle Marche, Hübner mostrò la sua grande potenza fisica e grandi qualità nel contropiede, capacità che furono notate e sviluppate dall'allenatore Francesco Gudolin. Il pubblico amò profondamente il proprio attaccante e alla fine tutti lo ribattezzarono come "bisonte" e "Tatanka". 


Ventiquattro gol in tre anni di C non furono poche per la società del Cesena, quindi, ecco che il nostro eroe si ritrovò in Serie B. In cinque anni con la società bianconera mise a segno 74 reti, andando sempre in doppia cifra e strappando ai rivali la corona di re degli attaccanti con 22 reti all'attivo nella stagione 1995/96. Tatanka passò poi al Brescia nell'estate del 1997, dopo la retrocessione del Cesena in C1. Grande probabilmente fu il rimpianto per non essere riuscito mai a portare i compagni nella massima serie calcistica italiana, forse ancora più grande fu il dispiacere che i suoi gol non avessero nemmeno impedito la retrocessione. Del resto la squadra non la fa soltanto un giocatore e ne sa qualcosa anche Igor Protti quando vestiva la maglia del Bari in Serie A. 

A 30 anni, Hübner esordì finalmente in Serie A realizzando 16 gol con le Rondinelle. Tra le marcature più importanti si ricordano quelle contro l'Inter a San Siro durante la prima giornata e la tripletta contro la Sampdoria alla seconda. 


Andò a segno già alla prima giornata, a San Siro contro l'Inter e alla seconda contro la Sampdoria (tripletta). Tutto questo però non bastò e il Brescia finì il campionato quartultimo, a un solo punto dal Vicenza che riuscì a salvarsi. In compenso, Tatanka si levò almeno la soddisfazione di finire nella classifica cannonieri alle spalle di mostri sacri come Oliver Bierhoff, Ronaldo il Fenomeno, Roberto Baggio, Gabriel Batistuta, Alessandro Del Piero, Vincenzo Montella e Filippo Inzaghi. 


Si tornò così in B e per due anni consecutivi Hübner mise in bacheca 21 gol (in totale 42). Furono però quelli della stagione 1999/2000 a far volare la società lombarda al terzo posto e tornare in Serie A a distanza di poco tempo. La stagione 2000/2001 però fu il coronamento di un sogno per Hübner perché si ritrovò in panchina Carlo Mazzone e in attacco Roberto Baggio come compagno di reparto. Il Brescia concluse il campionato all'ottavo posto e la qualificazione alla Coppa Intertoto. Hübner segnò altre 16 reti ma questo non bastò per trattenerlo: nell'estate del 2001 viene acquistato dal Piacenza allenato da Walter Novellino per 6 miliardi di lire.


Per i tifosi delle Rondinelle fu un duro colpo, ma l'ex gloria bresciana non scordò quanto imparato fin a quel momento e col Piacenza si tolse la più grande soddisfazione della sua carriera: 24 gol che gli valsero il titolo di capocannoniere nella stagione 2001/2002 insieme a David Trezeguet della Juventus. Quell'anno fu davvero magico per il bisonte triestino, il quale fu poi ingaggiato temporaneamente dal Milan per la tourné estiva negli Stati Uniti d'America. Nella stagione 2002/2003 continuò a vestire la divisa della squadra emiliana, ma altri 14 gol non bastarono per evitare una terrificante retrocessione nella serie cadetta. 


Hübner però non poteva lasciare così la Serie A e passò il campionato successivo tra Ancona e Perugia, collezionando una ventina di presenza complessive e soltanto 3 marcature. Nel 2004/2005 firmò con il Mantova e insieme a Paolo Poggi (ex compagno di squadra nel Brescia) contribuì alla promozione in Serie B dei virgiliani con 7 reti. Gli anni però erano ormai passati per il nostro Tatanka e dopo l'ultima impresa decise di dire addio alla professionismo. Concluse la carriera a 44 anni dopo aver vestito le maglie di Chiari e Rodengo Saiano nei Dilettanti, quella dell'Orsa Corte France in Eccellenza e infine le divise di Castel Mella (prima categoria) e Cavenago (promozione). La sua lunga esperienza terminò con 676 partite disputate e 348 reti segnate. In seguito, Dario provò la carriera da allenatore ma con risultati poco soddisfacenti.  Oggi vive in una cascina a Passarera, paese a pochi chilometri da Crema dove possiede un bar gestito dal cognato.

Cosa dire? Quella di Dario Hübner ai suoi tempi è stata probabilmente la forma più poetica della classe operaia del calcio di quel periodo. La sua è una storia di calma, pazienza e passione che alla fine lo portarono a diventare una leggenda della C1, della B e della Serie A. Il suo strapotere fisico, la potenza nel calciare il pallone, la completezza tecnica da prima punta ne fecero un esempio per molti aspiranti calciatori che oggi, come noi, ricordano con nostalgia quel campionato italiano intriso di magia, dove era possibile trovare gente come Roberto Muzzi, Sandro Tovalieri, Igor Protti, Masinga, Marcio Amoroso e molti altri esempi di campioni che non ebbero bisogno di essere ricordati solo per aver militato in un top club. 


Quando non riesci a stare in una grande realtà, allora cerca di essere una grande realtà per gli ambienti più piccoli: i risultati non saranno poi così diversi se alla fine ad attenderti ci sarà sempre l'eternità. Questa è la lezione che Dario Hübner ha impartito a ognuno di noi, mostrando quel suo lato di gigante buono nascosto da una fitta barba. Grazie, caro bisonte, per le emozioni che ci hai regalato anni fa, anche a me che ero un ragazzino che aveva da poco cominciato il liceo e oggi, a 35 anni, ti ricordo con affetto e col sorriso, anche se non sono mai riuscito a prenderti al fantacalcio. 

E pensare che alcune storie narrano che era solito incontrarsi a metà strada con Sandro Tovalieri per passare una serata insieme a bere e fumare. Eh sì, Hubner si concedeva anche qualche piacere, due in particolare: la buona birra e le sigarette che non si sa come non hanno mai inciso negativamente sulle sue prestazioni. Chissà se però sono state queste sue passioni a non portarlo mai sulle strade dei grandi club italiani. Del resto fu il presidente del Brescia Corioni a sostenere che Hubner "senza grappa sarebbe stato il migliore". Ad ogni modo questo cambia poco perché Dario è il calciatore che tutti meritano. 

6 commenti:

  1. Fosse nato in quest'epoca calcistica sarebbe in nazionale.

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    1. Sicuramente! Con i problemi che abbiamo penso che i grandi club e la nazionale lo avrebbero tenuto in considerazione con tutte le sigaretta,la birra e la grappa

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  2. Un attaccante di sfondamento di nome e di fatto. Croce e delizia dei fantallenatori, compreso me.

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  3. Hubner me lo ricordo bene, era una leggenda già mentre giocava! Non ne fanno più di calciatori sanguigni così...

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