Negli ultimi tempi ho riaperto la rubrica "nostalgia" ripercorrendo la storia della nota azienda di informatica "Commodore" e introducendo una breve parentesi sul nuovo smartphone NUS che verrà progettato, ultimato e immesso sul mercato entro la fine del 2018. Tuttavia, oggi vorrei concentrare l'attenzione su chi ha reso possibile il sogno "Commodore" e permettere a milioni di persone di poter usufruire della sua tecnologia con i primi home pc che hanno fatto la storia delle prime forme di intrattenimento domestico videoludico del XX secolo.
Jack Tramiel è stato il fondatore della Commodore e proprietario dell'Atari per un breve periodo di tempo. Eppure, in molti non sanno che dietro ai successi imprenditoriali di questo signore si nasconde una vita molto difficile, caratterizzata dai tragici fatti avvenuti in Europa durante gli anni del regime nazifascista e della seconda guerra mondiale: Tramiel è stato infatti uno dei bambini sopravvissuti all'Olocausto.
Jack in realtà non era americano puro sangue, ma era stato naturalizzato in seguito ai numerosi anni vissuti negli Stati Uniti, dove tirò su famiglia e diventò uno degli uomini più importanti del mondo. Sui suoi dati anagrafici ci sono state non poche diatribe dato che le biografie ufficiali dicono che sia nato il 13 dicembre 1928 come Inek Tramielski, ma lui stesso dichiarò di essere venuto al mondo il mese di settembre. Inoltre, stando alle testimonianze di alcuni conoscenti, il suo vero nome sarebbe stato addirittura Jacek Trzmiel.
Chi era Jack Tramiel?
E' certo comunque che fosse nato nel 1928 e che appartenesse a una famiglia ebrea, infatti, quando la Germania nazista invase la Polonia nel 1939, Tramiel e i suoi cari furono costretti a trasferirsi presso il borgo di Lodz, dove furono tenuti sotto controllo dalle squadriglie di Hitler. Per ben cinque anni, il giovane Jack riuscì a resistere a quell'ambiente malsano lavorando in una fabbrica di pantaloni e aiutando la sua famiglia sfruttando tutto ciò che era in suo potere: furono proprio la sua resistenza fisica e la sua voglia di sopravvivere a salvarlo dallo sterminio di bambini e anziani, avvenuto proprio nel borgo di Lodz, affinché gli adulti potessero tirare avanti perché considerati più utili per la forza lavoro e quindi facili da sfamare.
L'incubo della Shoah
Nel 1944 però Jack e la sua famiglia (per non parlare di centinaia di ebrei), furono costretti ad affrontare la deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz, dove tutto sommato riuscì a salvarsi grazie all'età (aveva 16 anni) e al fatto che la sua struttura fisica gli permettesse di essere propenso alla vita dei campi di lavoro.
Pur consapevole delle barbarie a cui era stata sottoposta la sua "razza", Jack ignorava di essere stato uno dei 6.700 minori sopravvissuti su un totale di 216 mila vittime partendo dal 1941 fino al giorno della liberazione. Ogni giorno era costretto a vedere uomini come suo padre morire di stenti, donne come sua madre portate chissà dove e bambini condotti a morire nella camere a gas, perché troppo piccoli, deboli e inutili in posti disumani come i campi di concentramento.
Alcuni mesi dopo l'approdo ad Auschwitz, Jack e suo padre furono trasferiti nella struttura di Alum vicino Hannover: fu proprio qui che perse l'amato genitore, probabilmente morto di stenti o, secondo alcuni, per una siringa di gasolio. Proprio quando Tramiel pensava che non ce l'avrebbe mai fatta e che prima o poi sarebbe arrivato anche il suo momento, ecco che nell'aprile 1945 arrivarono gli americani che lo liberarono insieme a migliaia di ebrei e posero fine alle stragi firmate dalle giubbe nere guidate dal simbolo della svastica.
Il periodo in Germania e la partenza per gli Usa
Il futuro mr. "Commodore" rimase circa due anni in Germania per curarsi e riprendersi del tutto dalla terribile esperienza che gli aveva fatto vedere l'Inferno da vivo. In questo biennio ebbe a che fare molto con l'esercito americano, lavorando a lungo nelle cucine delle truppe e legandosi molto alla mentalità a stelle e strisce a tal punto da decidere di emigrare negli USA e arruolarsi nell'esercito americano nel 1948, dove imparò a riparare le macchine da scrivere e varie attrezzature da ufficio.
Quattro anni dopo, Tramiel lasciò l'esercito e guadagnò da vivere lavorando come tassista e tecnico in un negozio che, appunto, riparava macchine da scrivere. Nel frattempo, la moglie Helen Goldgrub (conosciuta negli anni della prigionia) lo raggiunse e approfittò della nuova vita per americanizzare il suo nome in Jack Tramiel.
I primi passi e la nascita della Commodore
Nel 1953 ebbe inizio la sua straordinaria avventura con l'apertura del negozio "Singer Trypewriters" insieme all'amico Manny Kapp, dove capì che l'unico modo per farsi strada nel mercato era non solo quello di riparare le macchine da scrivere ma anche assemblarle e venderle laddove c'era più richiesta, così passò al livello successivo e fondò la Commodore Portable Typewriter Company (il nome “commodore” deriva dal grado militare “commodoro”).
Nel 1955 arrivò la prima svolta finanziaria ed imprenditoriale grazie a un accordo raggiunto con una compagnia ceca che indusse Tramiel e modificare il nome in Commodore Business Machines Ltd e specializzarsi nell’assemblaggio di macchine da scrivere con sede a Toronto, in Canada.
Con l’inizio degli anni ‘60 però la Commodore fu costretta a rivedere i propri piani per via delle macchine da scrivere economiche provenienti dal Giappone, così passò alla produzione delle calcolatrici meccaniche e si quotò in borsa a 2,5 dollari per azione a partire dal 1962. Nel frattempo, sempre in quell’anno, ci fu il nuovo cambio di nome (Commodore Internation Ltd) con sede negli USA.
Con l’inizio degli anni ‘60 però la Commodore fu costretta a rivedere i propri piani per via delle macchine da scrivere economiche provenienti dal Giappone, così passò alla produzione delle calcolatrici meccaniche e si quotò in borsa a 2,5 dollari per azione a partire dal 1962. Nel frattempo, sempre in quell’anno, ci fu il nuovo cambio di nome (Commodore Internation Ltd) con sede negli USA.
Tuttavia, Tramiel si ritrovò nuovamente con le spalle al muro perché i giapponesi avevano conquistato il mercato nord americano anche con le calcolatrici meccaniche di bassa fascia. Inoltre, come se non bastasse, il maggior fornitore di prodotti elettronici del mondo (anche la Commodore era loro cliente), la Texas Instruments, decise di scendere in campo con il proprio marchio e fare concorrenza spietata anche a coloro che furono loro acquirenti.
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Tramiel però non gettò la spugna, anzi, decise di chiedere maggiori sostentamenti al maggior finanziatore della Commodore, Irving Gould, il quale diede esito positivo alla domanda e aiutò l’imprenditore di origini polacche a spostare la sede legale nelle Bahamas, diventando la grande azienda che poi tutti abbiamo conosciuto.
Il primo personal computer della Commodore
La mossa risultò esatta specialmente nel 1976, quando la Commodore acquisì la MOS Technology e l’ingegnere capo Chuck Peddle ideò il primo loro primo personal computer: il Commodore PET, realizzato con prodotti non eccessivamente costosi. Il successo dell’hardware assemblato su straordinario e permise a Tramiel di badare ai concorrenti giapponesi, convinto che prima o poi si sarebbero affacciati anche sul quel mondo.
Il PET fu venduto fino al 1982 poi fu rimosso dal mercato visto che, un anno prima, fu creato il VIC-20, ovvero il primo pc di intrattenimento videoludico per famiglie. Il VIC-20 era dotato di memoria più ampia e capacità sonore e video superiori rispetto al PET (di cui sono state fatte varie versioni negli anni).
Il commodore 64
La Commodore tuttavia non arrestò la propria produttività e nello stesso 1982 presentò il leggendario Commodore64, le cui caratteristiche superarono ampiamente i suoi predecessori: ROM da 20kb, RAM di serie da 64kb, RAM massima da 64kb, tastiera incorporata, due porte di controllo, porta d’espansione, porta del datasette, porta utente, jack audio-video, jack per connessione tv. Il tutto contornato da potenti processori per la parte audio e la parte video.
L'addio alla Commodore e il passaggio ad Atari
Nel 1984 però ci fu una svolta importante. Tramiel lasciò la Commodore per attriti con la società e acquistò dalla Warner Communications l'azienda Atari, mantenendo però la parte hardware e lasciando che la progettazioni dei videogiochi venisse trattata da una società a parte, cioè l'Atari Games.
Nel 1985 Tramiel e l'Atari lanciarono sul mercato l' Atari ST. Nonostante il buoni risultati ottenuti in termini di vendite, il ciclo di vita del prodotto durò solo fino al 1993, anche perché in quegli anni la Nintendo e la Sega aveva spaccato il mercato dei videogiochi, mandando in crisi i vecchi marchi.
Gli ultimi anni e la morte
Alla fine degli anni '80, il vecchio Jack Tramiel decise di lasciare la sua eredità in mano al figlio, il quale, nel 1995 fu colpito da un improvviso attacco di cuore che costrinse il padre a tornare ai vertici della società fino al 1996, anno in cui l'Atari fu venduta alla JT Storage per poi passare nella mani della Hasbro Interactive nel 1998 e fallire definitivamente un anno dopo.
Tramiel visse fino a 83 anni e morì l'8 aprile 2012 nella sua abitazione di Monte Sereno per una crisi cardiaca.
Perché ho parlato di lui? Perché credo che sia un esempio da seguire. Tramiel è il perfetto esempio che da una vita difficile, fatta di atroci dolori e indicibili sofferenze, si possa arrivare a una vita felice, fatta di idee e di passioni che ti portano a superare i fantasmi del passato e diventare così uno dei nomi più illustri del mondo della tecnologia del XX secolo, proprio lui che era stato uno dei bambini dell'Olocausto.
Alla fine degli anni '80, il vecchio Jack Tramiel decise di lasciare la sua eredità in mano al figlio, il quale, nel 1995 fu colpito da un improvviso attacco di cuore che costrinse il padre a tornare ai vertici della società fino al 1996, anno in cui l'Atari fu venduta alla JT Storage per poi passare nella mani della Hasbro Interactive nel 1998 e fallire definitivamente un anno dopo.
Tramiel visse fino a 83 anni e morì l'8 aprile 2012 nella sua abitazione di Monte Sereno per una crisi cardiaca.
Perché ho parlato di lui? Perché credo che sia un esempio da seguire. Tramiel è il perfetto esempio che da una vita difficile, fatta di atroci dolori e indicibili sofferenze, si possa arrivare a una vita felice, fatta di idee e di passioni che ti portano a superare i fantasmi del passato e diventare così uno dei nomi più illustri del mondo della tecnologia del XX secolo, proprio lui che era stato uno dei bambini dell'Olocausto.
Che storia!
RispondiEliminaIn sostanza, è l'american dream in tutto e per tutto: una vita quasi finita, tra atroci sofferenze, che viene rialzata dall'America e in America termina in gloria :)
Moz-
Mi meraviglio che nessuno gli abbia dedicato un film. È una bella storia da raccontare
RispondiEliminaE bravo Pasqualo!!! Storia stupenda!
RispondiEliminaAlessia?
RispondiEliminaUn'amica di Alessia������
RispondiEliminaIl mio primo computer fu proprio un Commodore 64.
RispondiEliminaSaluti a presto.
il mio commodore amiga 600. Presto cercherò di parlare anche dei giochi che giravano di quella piattaforma. ci vorrà un po' di tempo.
Eliminagrazie per il commento, a presto