venerdì 6 aprile 2018

[Talenti] Oltre i limiti per inseguire un sogno: il rapper Amalinze si racconta


In occasione dell’uscita del suo nuovo singolo Maionese, estratto dall’album Bugie Timide pubblicato nel 2017, il rapper emergente Amalinze si racconta in questo speciale articolo che apre la rubrica “Talenti” su “La Puteca di Pakos”, grazie alla quale darò modo a tanti artisti emergenti, inespressi o in erba di potersi presentare al pubblico in una veste del tutto nuova.

Amalinze, all’anagrafe Francesco Nacchia, è figlio di una terra difficile ma ricca di storia come Pagani, comune del territorio dell’Agro Nocerino Sarnese situato agli estremi della provincia di Salerno, al confine con le zone vesuviane. 

La sua storia è di particolare interesse per via della sua doppia vita che lo vede docente a contratto in lingua Inglese presso l’Università degli di Napoli L’Orientale da un lato, rapper attivo e intellettualmente preparato dall’altro. Nato il 10 novembre 1989, a soli 28 anni Amalinze conta già diversi lavori ufficiali dopo aver mosso i primi passi nel mondo della musica rap da adolescente e formandosi grazie allo studio assiduo di cantanti come Tupac Shakur, Eminem e gli Articolo 31 in maniera tale da entrare sia nell’ottica americana sia in quella italiana e costruire un suo stile personale. 

Dal 2015 a oggi, ha prodotto ben tre dischi: Liminale nel 2015, Freestyle’s Month nel 2016 e il recente Bugie Timide.



Come Nasce Amalinze? Qual è stato il tuo percorso musicale e quali le influenze?

Il nome d’arte è un un riferimento letterario al romanzo di Chinua AchebeThings fall apart. Il personaggio compare una sola volta nel testo ma dal mio punto di vista ha un importanza rilevante nel concorrere alla caratterizzazione del protagonista. 

Amalinze è il più grande combattente delle varie tribù presenti nel romanzo. È stato imbattuto per 7 anni ed è soprannominato The Cat perché la sua schiena non ha mai toccato il suolo. La fama di Okonwko, il protagonista, deriva dalla sua vittoria contro Amalinze a soli 18 anni, il che lo rende inevitabilmente una figura leggendaria: diventi leggenda se batti la leggenda, questo mi ha ispirato.


Amalinze nasce dalla mia necessità di esprimere le mie esperienze, di mettermi a nudo davanti a chi mi ascolta, di descrivere la realtà locale. La mia identità ed il mio territorio sono al contempo il punto di partenza e di arrivo di Amalinze.

Ho iniziato a scrivere testi a 16 anni, ma ho impiegato più o meno 5-6 anni per farmi coraggio e pubblicare qualcosa su Internet: il primo pezzo del 2011 si intitolava 21 anni e passa, poi cancellato, rielaborato e ripubblicato nel 2015 come Riflessioni. Tutto questo, deriva dal fatto che sono sempre stato molto insicuro rispetto alle mie potenzialità.

 Nel pezzo Per quanta voglia, contenuto nel mio ultimo EP Bugie Timide dico: “mesi spesi a chiedermi ‘ma sono bravo? O mi sto solo impressionando?’”, che esprime pienamente il mio blocco interiore. Un giorno mi sono detto: “adesso o mai più”, così dal nulla ho pubblicato un video e dopo pochi mesi il mio primo disco “Liminale”.

Da lì in poi ho iniziato a ottenere consensi, sia in contesti più ampi (arrivando tra i finalisti e classificandomi dodicesimo ai Global Rap Superstar Italy 2015, tra i cui giudici figurava anche Guè Pequeno) sia a livello locale (iniziando ad esibirmi dal vivo). Poco dopo ho pubblicato un mixtape, e del dicembre 2017 è uscito il mio EP “Bugie Timide” che si può ascoltare su tutte le piattaforme digitali ed è un po’ un preludio ad un altro progetto.

https://www.youtube.com/watch?v=3trmf1IEPGA

Hai studiato Tupac per scrivere la tua tesi di laurea: quanto è stato importante?

Mi hanno influenzato molto gli Articolo 31 indubbiamente. Da ragazzo passavamo ore a imparare i testi a memoria e cantarli, quel J-ax (fino al ’99) mi ha dato molto. Il rap americano l’ho scoperto con Tupac Shakur, che probabilmente mi ha dato la stoccata finale e mi ha fatto pensare “voglio farlo anch’io”. 

Tant’è vero che per la mia tesi di laurea triennale ho fatto un’analisi linguistica dell’album “All Eyez on Me”, un disco che ho praticamente consumato. Anche Rakim ed Eminem mi hanno aiutato molto, sempre in contesto americano. Attualmente in America ascolto soprattutto J. Cole e Kendrick Lamar in cui maggiormente mi rispecchio a livello di evoluzione musicale.


Come hai sviluppato i progetti realizzati fino a ora?

Il mio primo disco è Liminale, uscito tra il 2015 ed il 2016, ed è composto da 11 tracce. E’ un disco uscito quasi dal nulla ma è tutt’altro che scritto di getto. Come dicevo, c’ho messo un po’ di tempo per prendere coraggio e farmi sentire dalla gente e in Liminale ci sono testi concepiti anche 7-8 anni prima, poi rielaborati nel tempo.

Nel rap si fanno spesso riferimenti ad eventi di rilevanza mediatica, per cui mi è capitato di dover sostituire intere strofe dedicate ad un evento che negli anni era andato dimenticato o almeno non aveva lo stesso impatto di quando era successo. Il progetto è in freedownload dalle mie pagine artista. 

Liminale è caratterizzato da un concetto che mi affascina particolarmente: ciò che sta nel mezzo, la transazione da uno stato all’altro, il rito di passaggio, la soglia che è anche una metafora della condizione umana. Non a caso, la prima canzone estratta dall’album si intitola Sopra le Scale, limine per eccellenza in cui io e i miei coetanei siamo in bilico senza salire né scendere, come paralizzati. In totale, contiene 11 tracce, 6 da solista e 5 collaborazioni con attori della Collettiva Acca Teatro, rappers e una cantante della città in cui vivo, Pagani.


https://www.youtube.com/watch?v=rKo1G5PYfYs

Ho poi realizzato un mixtape intitolato Freestyles’ Month in cui ho raccolto una serie di testi scritti di getto che non volevo inserire in un eventuale album ma che allo stesso tempo non volevo scartare. Un approccio totalmente diverso da Liminale. Anch’esso è in freedownload.


Il mio progetto più recente è Bugie Timide che contiene 6 tracce. La copertina dell’album esprime il messaggio del titolo che lascio decifrare a voi. Le grafiche sono curate da Pierfrancesco Califano, Mauro Casalino e Bendetta dello Ioro

I pezzi sono stati registrati da Maurix al Never Stop Studio e mixati da Jack The Smoker al Caveau Studio. Il pezzo Sua maestà è prodotto da Emvnuel. Testo più introspettivo, disilluso e arrabbiato allo stesso tempo. Krusty Kamp/Centomila è prodotto da Cesar Chavez e presenta un beat con sonorità minime che esaltano la voce e in questo caso i giochi metrici e tecnici. Per Quanta Voglia è un pezzo che ho scritto nel 2014 ed ho poi aggiornato e ri-aggiornato: dal mio punto di vista si sente che è quello che suona molto più simile ai brani di ‘Liminale’.

 Con Maionese, prodotto sempre da Nicholas Frei, ho giocato con lo stereotipo del rapper superficiale, ma ascoltatelo. Silenzio, prodotto da CNR, è un testo critico verso l'ambiente hip-hop che ho scritto di getto, lasciando che la melodia del beat mi assorbisse. In Wenger e l’Arsenal mi sono soffermato sulla condizione dell’allenatore e della squadra che allena: un rapporto che dura da 20 anni con alti e bassi e che ancora continua nonostante il feeling si sia rotto.

La realizzazione di Bugie Timide è durata un anno, più che altro per motivi economici: chi è al di fuori magari non pensa che dietro una registrazione, un missaggio, un mastering ed un video ci siano degli investimenti talvolta importanti, soprattutto se si vuole valorizzare il proprio prodotto. Io credevo fortemente in quello che avevo scritto, per cui ho preferito stare fermo un anno, mettere da parte i soldi, e far uscire il progetto come desideravo: con audio e video di qualità. 

Tocca anche questo, ma purtroppo spesso le persone danno per scontato un lavoro creativo, anzi, ti fanno pensare che ti stanno facendo un piacere dandoti ascolto. Siamo pur sempre l’Italia. L’EP è disponibile su Spotify, Itunes e tutti gli stores digitali.

https://www.youtube.com/watch?v=foNASTVNNcU

Collaborazioni con altri artisti?

Ho collaborato fondamentalmente con le persone con cui ho condiviso il mio percorso musicale finora. Ragazzi della zona che hanno molto da dire e con cui passo spesso passo intere giornate a lavorare sui testi. Tra i featuring pubblicati ci sono Boomslang, Cedryk, Svddvm, Sige, Teschio, Rallo, Maurix, Jay-Di, Net e mi perdoneranno se sto dimenticando qualcuno!

Dove hai avuto modo di esibirti?

Mi piace molto esibirmi live, penso che sia il fine della musica stessa. Registrare in studio sì, ma poi il live dice chi sei. Per questo motivo non amo molto le tecnologie che “aiutano” l’artista (a migliorare l’intonazione, per esempio) in studio. Lo stesso pezzo ascoltato live sembra non essere lo stesso.
Tornando ai live, si organizzano (ed organizziamo) molte serate in zona fortunatamente. 

Dispiace tuttavia vedere che spesso ci sono emergenti che richiedono attenzione durante la loro esibizione e magari durante le esibizioni altrui vanno via o escono fuori a fumare. Uno dei problemi maggiori causati dalla cultura hip-hop mainstream attuale è l’estremizzazione incontrollata dell’ego, che in contesti come il nostro, in cui ci sono poche possibilità di essere notati dai “grandi”, è anche peggio. Personalmente, e chi mi conosce lo sa, do sempre supporto reale a chi dimostra rispetto. Tra le varie esibizioni ho aperto il concerto di Enzo Dong, Luchè, e Ntò insieme ad altri amici.

Progetti per il Futuro?

Ho più di un progetto in programma, ma a causa del lavoro non posso darmi scadenze. Ho sempre dato priorità al lavoro (forse sbagliando? Chissà!) e per questo mi serve un po’ di tempo per realizzare le cose come voglio. No spoiler!

Qual è il messaggio che Amalinze vuole trasmettere alla gente?

Un messaggio tutto mio, personale. Racconto chi sono, quello che vivo, quello che capto dalla realtà. Non mi piace darmi vincoli musicali, se trovo qualcosa che mi piace lo faccio e basta, non devo tener conto dei gusti degli altri e delle tendenze di mercato. Chi mi ascolta sa che in ogni pezzo cerco di lasciare un messaggio, anche quando può essere nascosto dietro una presunta autocelebrazione (vedi il pezzo “Sua Maestà”).

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