giovedì 29 marzo 2018

Dall'Italia la rinascita della Commodore: in arrivo lo smartphone NUS



Era il 29 aprile 1994 quando il mondo dell’informatica e dell’elettronica subì un grave colpo in seguito alla chiusura di una delle sue realtà più grandi: la Commodore Internation Ltd, creatrice di importanti piattaforme come il C64 e la serie Amiga. Ebbene, a distanza di anni e con l’acquisizione da parte di nuove corporazioni, la holding gestoria multinazionale avvia l’operazione nostalgia tornando prepotentemente sul mercato con uno smartphone tutto suo, cioè il Commodore Nus.
Il progetto è ancora in fase di lavorazione e poco ci è dato sapere riguardo le capacità del prodotto, tuttavia, i suoi creatori sperano in un risultato migliore rispetto al modello “Leo” rilasciato nel 2016 dalla filiale italiana della Commodore Business Machines dell’imprenditore Massimo Canigiani. Lo stesso Canigiani, insieme a Carlo Scattolini, ha voluto a tutti costo rilanciare lo storico marchio americano attraverso la telefonia mobile di ultima generazione, infatti, il "Leo" è dotato di un processore quad-core e di un display 5 pollici ad alta definizione. L’obiettivo del Nus, ovviamente, è quello di superare quanto fatto in precedenza e tener testa ai grandi competitors del mercato internazionale per guadagnare una propria fetta di utenti.


E’ comunque innegabile che il marchio Commodore rimandi inesorabilmente al passato e ai mitici personal computer che in tanti abbiamo avuto modo di possedere, per non parlare delle macchine da ufficio. L’attività della Commodore Internation Ltd ebbe inizio nel lontano 1962, ma la sua effettiva fondazione risale al 1953 per mano di Jack Tramiel che la battezzò Commodore Portable Typewriter Company. 


Agli albori, Tramiel riparava macchine da scrivere a New York insieme all’amico e socio Manny Kapp. Il nome “commodore” deriva dal grado militare “commodoro” poiché il fondatore aveva avuto un passato nell’esercito americano, dove imparò ad aggiustare le macchine da scrivere e vivendo una delle esperienze più belle della sua vita.
Nel 1955 arrivò la prima svolta finanziaria ed imprenditoriale grazie a un accordo raggiunto con una compagnia ceca che indusse Tramiel e modificare il nome in Commodore Business Machines Ltd e specializzarsi nell’assemblaggio di macchine da scrivere con sede a Toronto, in Canada.

Con l’inizio degli anni ‘60 però la Commodore fu costretta a rivedere i propri piani per via delle macchine da scrivere economiche provenienti dal Giappone, così passò alla produzione delle calcolatrici meccaniche e si quotò in borsa a 2,5 dollari per azione a partire dal 1962. Nel frattempo, sempre in quell’anno, ci fu il nuovo cambio di nome con sede negli USA. Tuttavia, Tramiel si ritrovò nuovamente con le spalle al muro perché i giapponesi avevano conquistato il mercato nord americano anche con le calcolatrici meccaniche di bassa fascia. Inoltre, come se non bastasse, il maggior fornitore di prodotti elettronici del mondo (anche la Commodore era loro cliente), la Texas Instruments, decise di scendere in campo con il proprio marchio e fare concorrenza spietata anche a coloro che furono loro acquirenti.

Tramiel però non gettò la spugna, anzi, decise di chiedere maggiori sostentamenti al maggior finanziatore della Commodore, Irving Gould, il quale diede esito positivo alla domanda e aiutò l’imprenditore di origini polacche a spostare la sede legale nelle Bahamas, diventando la grande azienda che poi tutti abbiamo conosciuto. La mossa risultò esatta specialmente nel 1976, quando la Commodore acquisì la MOS Technology e l’ingegnere capo Chuck Peddle ideò il primo loro primo personale computer: il Commodore PET, realizzato con prodotti non eccessivamente costosi e dotato di una CPU MOS 6502, una Ram da 4kb e una Roma da 14 kb che includeva il sistema operativo Kernal e il Commodore Basic come linguaggio di programmazione. Il successo dell’hardware assemblato su straordinario e permise a Tramiel di badare ai concorrenti giapponesi, convinto che prima o poi si sarebbero affacciati anche sul quel mondo.


Il PET fu venduto fino al 1982 poi fu rimosso dal mercato visto che, un anno prima, fu creato il VIC-20, ovvero il primo pc di intrattenimento videoludico per famiglie. Il VIC-20 era dotato di memoria più ampia e capacità sonore e video superiori rispetto al PET (di cui sono state fatte varie versioni negli anni).


La Commodore tuttavia non arrestò la propria produttività e nello stesso 1982 presentò il leggendario Commodore64, le cui caratteristiche superarono ampiamente i suoi predecessori: ROM da 20kb, RAM di serie da 64kb, RAM massima da 64kb, tastiera incorporata, due porte di controllo, porta d’espansione, porta del datasette, porta seriale per pen drive e stampanti, porta utente, jack audio-video, jack per connessione tv. Il tutto contornato da potenti processori per la parte audio e la parte video.



Il Commodore64 ebbe un successo commerciale di livello mondiale, contando oltre 22 milioni di unità vendute nel periodo di commercializzazione. La holding provò in seguito a piazzare nuove versioni come il Commodore16, Commodore116 e il Plus4 ma con grande stupore generale si rivelarono un autentico fallimento su tutti i fronti, eccezione fatta per il 128 che ebbe tutto sommato dei buoni riscontri.





Nel 1985 ci fu l’acquisizione da parte dell’Amiga Corporation che portò a grandi realizzazioni come l’Amiga 1000, l’Amiga 500 e l’Amiga 1200 (io invece possedevo il 600), ma questo non bastò a evitare un evento che mai nessuno si sarebbe aspettato.




Nove anni dopo, il 29 aprile 1994, la Commodore Internation Ltd dichiarò fallimento per via di numerose scelte sbagliate da parte dei dirigenti. In breve tempo furono dichiarate la chiusura dell’azienda con la conseguente dismissione e vendita di tutti gli assetti immobiliari, finanziari e intellettuali che vennero poi acquistati all’asta dalla tedesca Eurocom (fallita a sua volta qualche anno dopo).

Proprio quando tutti credevano nella fine di un mito impareggiabile, ecco che nel 2005 avviene una svolta importante per l’azienda dell’anziano Tramiel: gli olandesi della Yeahronimo Media Ventures acquisirono il marchio e il logo Commodore per poi ribattezzare la corporazione come Commodore International Corporation. Insieme alla Commodore USA, la Yeahronimo lanciò diverse rivisitazioni delle maggiori piattaforme che oggi sono disponibili sul mercato con sistema operativo Commodore OS Vision.

Adesso, tocca alla sede italiana far fare il definitivo salto di qualità alla Commodore con il nuovo smartphone Nus che nei prossimi mesi farà la sua prima apparizione sul mercato nel tentativo di accreditarsi anche nel campo della telefonia mobile di ultima generazione. 

(fonte foto copertina e notizia: ANSA)


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1 commento:

  1. Sono passati più di due anni dall'ultimo prodotto della CBM, il C=LEO. Ci sono novità???

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