lunedì 18 marzo 2024

Fumetti Dc - Batman: The Killing Joke di Alan Moore e Brian Bolland


Fumetti Dc - Batman: The Killing Joke di Alan Moore e Brian Bolland. Oggi parliamo della storia più famosa dedicata al Principe Clown del crimine.

The Killing Joke: la consacrazione definitiva di Joker

The Killing Joke è probabilmente la storia più famosa dedicata a Joker, il peggior nemico di Batman. Questa graphic novel è stata scritta e disegnata da Alan Moore e Brian Bolland nel 1988 per la Dc Comics in Usa, mentre in Italia è giunta nel gennaio del 1990 e pubblicata nel numero 76 di Corto Maltese della Rizzoli nello stesso formato originale statunitense. Negli anni '80 il fumetto stava per distaccarsi dalla vecchia tradizione e si apprestava a diventare qualcosa di più adulto: da questo punto di vista, Alan Moore fu uno dei maggiori artefici di questa evoluzione, dato che nell'anno della realizzazione di The Klling Joke era già reduce da lavori come "V Per Vendetta", "Swamp Thing", "Superman Cos'è successo all'uomo del domani?" e "Watchmen". 

Lo sapevate che la copertina è basata su una foto
di Bolland che assume la stessa posa di Joker?

The Killing Joke avrebbe dovuto inoltre rappresentare il compimento finale non solo del personaggio di Joker ma anche del rapporto che quest'ultimo porta avanti con la sua nemesi mascherata, cioè Batman. Oltre a questo, una delle idee più brillanti dello sceneggiatore è stata anche quella di ricostruire un possibile passato del villain e dare al lettore alcuni aspetti interessanti sconosciuti della sua vita. Questo fumetto non a caso venne considerato come un approfondimento del n. 168 di Detective Comics

La trama vede Joker scappare, per l'ennesima volta, da Arkham. Mentre la polizia e Batman gli danno la caccia, il criminale clown entra in casa Gordon sparando a Barbara e rapendo il commissario James. Da questo terribile evento vedremo uno dei momenti drammatici più famosi della storia della testata, per non parlare di un punto di svolta sconvolgente nelle gerarchie dei personaggi. Infatti, dopo tale evento Barbara perderà l'uso delle gambe e sarà costretta per il resto della sua vita alla sedia a rotelle. La cosa peggiore è che Joker, dopo averle sparato, l'ha spogliata e fotografata nuda per raccogliere materiale atto a torturare successivamente suo padre. 


Ed ecco che arriviamo al punto centrale della storia. Perché Joker ha fatto tutto questo? Perché vuole dimostrare la sua tesi, secondo la quale, anche un uomo retto e psicologicamente stabile possa impazzire in seguito a una "brutta giornata". Gordon viene quindi buttato in mezzo ai Freak e costretto a viaggiare nudo e al guinzaglio all'interno del suo personale tunnel degli orrori: le foto della figlia ferita e senza veli lo provano in maniera disturbante. Secondo Joker la follia è la chiave di tutto, la soluzione per liberarsi dai brutti ricordi, dai sensi di colpa, dai dispiaceri più deprimenti del quotidiano. In effetti, il principe clown del crimine sa bene di cosa stiamo parlando.


Durante la trama infatti Alan Moore e Biran Bolland descrivono una possibile origine del personaggio. Nella visione di Moore, egli era un ex dipendente di un'azienda di prodotti chimici e comico fallito con una moglie in attesa di partorire. Una notte, a causa della mafia, il giovane fu costretto a vestire i panni di Cappuccio Rosso e scortare i suoi "compagni d'armi" all'interno dello stabilimento dove lavorava per mettere a segno un furto. Tuttavia, quello stesso giorno sua moglie incinta morì per un incidente domestico e lui poi cadde nella famosa vasca chimica per colpa di Batman: ecco la sua terrificante mutazione fisica e mentale che lo portarono a diventare Joker.

Joker tende anche a vantarsi della sua posizione di psicopatico e pericolo pubblico. Dal suo punto di vista l'uomo medio andrebbe visto esattamente come un fenomeno da baraccone qualunque, per via delle sue abitudini e della sua monotonia. Alzarsi al mattino, fare colazione, andare a lavoro, portare uno stipendio a casa, mantenere una famiglia, i pranzi domenicali, le pause caffè: sono tutte cose che rendono l'esistenza altrui incomprensibile per Joker. Gordon poi è noto per essere un uomo ligio al dovere, un poliziotto esemplare e privo di corruzione, dedito alla famiglia e legato a Barbara: l'esemplare perfetto da sottoporre al suo esperimento. Quindi, se il giovane comico di qualche anno addietro si trasformò in un mostro senza controllo a causa di una "cattiva giornata", allora perché non dovrebbe capitare anche a un poliziotto?


E Batman? Batman vive l'esperienza ideata da Moore pensando più volte a come potrebbe finire la guerra con il suo peggior nemico. In alcuni momenti si chiede come sia possibile che due sconosciuti possano odiarsi così tanto, soprattutto nei suoi monologhi interiori chiede a Joker il possibile esito finale. Morirà il folle criminale? Soccomberà Batman? Si elimineranno a vicenda? Eppure c'è qualcosa che spinge il vigilante di Gotham a tentarle tutte pur di salvare la sua nemesi dallo stato di profondo buio interiore in cui si trova. Batman all'inizio vorrebbe farlo fuori per vendicare Barbara e Jim, poi accetta di limitarsi a seguire la legge ma infine emerge la verità unica e indissolubile: il Pipistrello vorrebbe aiutarlo, liberarlo dai suoi demoni, dai suoi tormenti, dalla sua pazzia. Clamorosamente, l'uomo che ride vorrebbe tanto fare come dice il Cavaliere Oscuro ma sa che ormai è troppo tardi per tornare indietro, è consapevole che per il suo caso clinico non ci sia nulla da fare.


Il finale è probabilmente uno dei più geniali mai visti nella storia del fumetto. Dopo aver fallito l'esperimento su Gordon ed essere stato sconfitto da Batman (il tutto all'interno di un Luna Park fatiscente) Joker racconta una barzelletta che conclude "The Killing Joke" con una risata scoppiettante da parte dei due protagonisti. Batman arriva quindi a farsi coinvolgere dall'ilarità del pagliaccio e addirittura gli poggia le mani sulle spalle come se stesse passando una serata piacevole con un vecchio amico. Il finale è proprio ciò che dà un senso a tutta l'opera, è la spiegazione al tema principale della sceneggiatura: alla fine, per un motivo o per un altro, siamo tutti un po' folli, anche quando tutto deve finire bene. 


E pensare che quando Moore cominciò a lavorare sul soggetto non era proprio l'uomo più motivato del mondo. Secondo una testimonianza del disegnatore, in quel periodo Moore aveva appena terminato Watchmen ed era giunto tristemente ai ferri corti con la Dc: la realizzazione di The Killing Joke fu semplicemente un atto dovuto a sé stesso e a Bolland. Per i suoi disegni, Bolland non mancò di ispirarsi al film "L'uomo che ride" del 1928 e per la sceneggiatura fu proprio lui a scegliere di lavorare con Alan Moore, dato che lo considerava il suo sceneggiatore preferito. Per essere più precisi, The Killing Joke è stato sì scritto da Moore, ma l'idea è stata sostanzialmente partorita da Bolland (fonte riportata anche nell'edizione Absolute). Ad ogni modo, poco alla volta uscì fuori un fumetto di 48 pagine che riassunse tutto il perfezionismo dei due artisti, la cui maniacalità li costrinse a far registrare considerevoli ritardi su altri lavori in produzione.


Bolland aveva ideato le sequenze in flashback in bianco e nero per poi dare disposizioni al colorista John Higgins di ricorrere a "tenui colori autunnali" per il resto della storia. Higgins però si mosse in direzione opposta utilizzando colori sgargianti e realizzando le sequenze flashback in arancione: la cosa naturalmente urtò non poco il richiedente. La ristampa del 2008 pubblicata in occasione del 20º anniversario della graphic novel, venne ricolorata direttamente da Bolland, secondo le sue originarie indicazioni artistiche.

Il successo di The Killing Joke a fine anni '80 fu straordinario. Non solo è considerata una delle graphic novel migliori di quel periodo ma è soprattutto uno dei punti nevralgici delle avventure del crociato mascherato e di Joker. Tim Burton prese come modello il fumetto per pensare al suo Joker, ovviamente con qualche differenza rispetto alla versione cartacea di Moore e Bolland. Oggi, The Killing Joke viene considerato l'opera di base dagli artisti di ultima generazione per scrivere e disegnare nuove storie sul duo di nemici più amato di sempre.

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