venerdì 20 aprile 2018

Addio al wrestler Bruno Sammartino, "The Original Italian Stallion"


La scorsa notte, mentre ero intento a cercare qualcosa di interessante da trattare per il blog, ho appreso una notizia che di sicuro ha sconvolto l'intero mondo del wrestling: Bruno Sammartino, il lottare italiano che vanta l'impero da campione del mondo WWWF/WWE più lungo della storia, è morto mercoledì 18 aprile all'età di 82 anni per cause naturali. Una notizia che ha colpito non solo me, ex amante di questo show business ormai caduto nel ridicolo, ma anche milioni di persone che continuano a seguire con accanita passione le storie dei protagonisti di Smackdown e Raw.

Il wrestling si sa è uno "sport" basato sugli scontri fisici dove è possibile notare le influenze della lotta greco romana e di altri stili di combattimento, ma negli ultimi decenni ha attirato le antipatie dei più scettici per via della finzione che si nasconde dietro ai suoi incontri e alle mille speculazioni fatte sugli ultimi tragici avvenimenti che hanno visto la premature morti di Eddie Guerrero e Chris Benoit, puntualmente strumentalizzate da Vince McMahon per creare nuove storyline appetibili da gettare in pasto ai funs più accaniti. 

Tuttavia, questi inconfutabili difetti (alcuni dei quali presenti anche negli anni addietro) hanno comunque permesso a Sammartino di essere apprezzato da tutti per la sua simpatia, per la sua forza e per il fatto che era nostro compaesano poi naturalizzato americano. In molti certamente non lo ricorderanno ma in tantissimi avranno almeno avuto modo di studiarlo e sentirne parlare dai propri genitori, dato che "The Original Italiana Stallion" ha dominato i ring per tutto l'arco degli anni '60 e '70, chiudendo la carriera negli anni '80 e passare il testimone a un'altra leggenda come Hulk Hogan.


Perché Bruno Sammartino è da considerarsi una leggenda? Innanzitutto, è colui che vanta il record di anni in qualità di campione del mondo WWWF/WWE (7 anni e otto mesi) e in ben 188 occasioni ha fatto registrare il tutto esaurito al Madison Square Garden.

Sammartino è nato il 6 ottobre 1935 a Pizzoferrato, una piccolissima città abruzzese della provincia di Chieti, dove vi è cresciuto fino all'età di quindici anni per poi trasferirsi negli Stati Uniti e muovere i primi passi nel mondo della lotta libera (da non confondere con il wrestling che appunto vediamo in tv). A 23 anni cominciò a lottare per varie federazioni sparse tra Pittsburgh, New York e Toronto.

Quattro anni dopo arrivò l'occasione della vita, un'occasione che seppe sfruttare al meglio visto che il 17 maggio 1693, durante l'House Show di New York, si laureò campione del mondo dei pesi massimi della WWWF (WWWF World Heavyweight Championship) battendo in 48 secondi il campione in carica Buddy Rogers (primo a indossare la cintura dalla fondazione della federazione). 

Sarebbe stato soltanto l'inizio di una leggenda proveniente dall'Italia, un mito straordinario che seppe conquistare la stima e la simpatia del pubblico grazie al suo carisma, al tipo di lotta "rissosa" e a quella faccia di bravo ragazzo accompagnata da 178 centimetri di altezza e un peso che si aggirava tra i 110 e 130 chili.



Sammartino fu denominato come "The Original Italian Stallion" ma la stampa e il pubblico gli attribuirono altri soprannomi come "The Italian Strongman" e "The Living Legend of Professional Wrestling" per via della sua smisurata forza che gli permise di mantenere il titolo di campione dal 17 maggio 1963 fino al 18 gennaio 1971 per un periodo pari a sette anni e otto mesi che equivalgono a 2803 giorni

Proprio il 18 gennaio 1971, sempre durante un House Show al Madison Square Garden di New York, Bruno Sammartino fu sconfitto da Ivan Koloff davanti agli occhi increduli di 22 mila spettatori venuti lì soltanto per rivederlo con ancora quella cintura iridata intorno alla vita. La notizia fece molto scalpore e poco dopo, l'affranto e deluso Bruno decise di lasciare la WWWF per esibirsi per due anni in altre federazioni (si ricorda quella in WWA dove divenne Tag Team Champion insieme a Dick The Bruiser).


Nel 1973, Sammartino fece il suo ritorno in WWWF dove lo aspettava il campione in carica Pedro Morales, il quale, riuscì a difendere la cintura dal colosso italiano. Sammartino però non demorse e riuscì a riscattarsi il 10 dicembre battendo Stan Stasiak (che solo nove giorni prima strappò il titolo a Morales) e tornando così sul tetto del mondo WWWF sempre davanti a quelle migliaia di persone del Madison Square Garden che lo avevano visto cadere due anni prima.


Sammartino avviò un altro impero da campione molto lungo, non quanto il primo, ma abbastanza da permettergli di mantenere la cintura di campione del mondo dei pesi massimi per tre anni, quattro mesi e venti giorni superando lottatori fortissimi come Ken Patera, Superstar Billy Graham, Ivan Koloff, Bruiser Brody, Nikolai Volkoff, Baron Von Raschke, Bobby Duncum, Mr. Fuji, i Valiant Brothers, Toru Tanaka, Angelo Mosca e Ox Baker

Il 30 aprile 1977, l'imbattibilità di Sammartino trovò il suo epilogo dinanzi alla figura di Billy Graham che non badò a scorrettezze pur di raggiungere il suo obiettivo e conquistare il titolo dei pesi massimi durante la notte dell'House Show di Baltimora. A 42 anni, per Sammartino sembrava ormai essere arrivata la fine della sua lunga e gloriosa carriera da wrestler.



Sammartino andò avanti fino alla seconda metà degli anni '80. In questo periodo vinse la faida contro il suo ex allievo Larry Zbisko in un steel cage match, poi ebbe modo di tastare il talento della nuova generazione di lottatori comprendente gente del calibro di Macho Man, Roddy Piper, Adrain Adonis e Hulk Hogan, insieme al quale vinse un tag team match contro King Kong Bundy e One Man Gang il 29 agosto 1987: questa data è importante perché sarà ricordata come il giorno in cui Sammartino disse ufficialmente addio al wrestling.


Dopo il ritiro, Bruno Sammartino divenne commentatore della WWF ma il nuovo rapporto collaborativo non durò a lungo per via del cambio di rotta all'interno della federazione: Vince McMahon sostituì suo padre alla guida della WWF e da quel momento vennero montate storyline che lo stesso Sammartino reputò di cattivo gusto, inoltre, cominciarono a circolare tra i lottatori sostanze illegali come steroidi e droga dando il via a una nuova era del wrestling che all'ex campione italoamericano non andava per niente a genio. 

Gli scontri tra Sammartino e McMahon sono durati a lungo, infatti, lo stesso Bruno aveva rinunciato più volte di essere inserito nella Hall Of Fame della WWE. Solo nel 2013, Sammartino decise di accettare l'inserimento nella Hall Of Fame e di mettere da parte tutti i vecchi dissapori con il capo della WWE: ad annunciarlo fu l'amico Arnold Schwarzenegger.


Sammartino ha passato gli ultimi anni della sua vita in totale pace e tranquillità. Nessuno avrebbe mai pensato che un colosso come lui sarebbe potuto morire un giorno perché era considerato immortale, proprio come quel ragazzone dalla folta chioma di capelli che aveva lasciato spazio a un simpatico vecchietto ormai calvo e diventato piccolo per via degli anni passati.

Invece no, Sammartino era umano come tutti noi e così, il 18 aprile 2018, alla stimabile età di 82 anni, è morto per cause naturali lasciando un vuoto immenso nel cuore di chi l'ha amato proprio perché fu il campione che ognuno avrebbe voluto avere come amico, volto limpido e pulito di un wrestling che non esiste più.

Riposa in pace Brunone!


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